Supernova
Con Alessandro Gioia, Lia Gusein-Zadé,
Fiorenzo Madonna, Luca Sangiovanni
Drammaturgia e regia Mario De Masi
Aiuto regia Serena Lauro
Disegno luci Desideria Angeloni
Produzione I Pesci in collaborazione con l’Asilo
Avvistamenti Teatrali Torre Marrana Ricadi (VV) 6 agosto 2021
Foto a cura di Francesco Mangialavori
Animum debes mutare, non coelum.
L’animo devi mutare, non il cielo: è ciò che dice Seneca ad un amico, esortandolo a non cambiare luogo per limitare i propri affanni. e ancora: potrai riuscirci solo col mutarti in altro uomo.
Ed è subito un’esplosione violenta, stellare (che dà il titolo alla messa in scena), che si basa il mutare ed evolversi di una famiglia dove i componenti/protagonisti si ritrovano improvvisamente uomini dopo la tragicomica morte del padre.
La scena è assolutamente spoglia: l’ambiente circostante, la spettacolare e minimale location di Torre Marrana, fa da cornice essenziale, facendo risaltare la potenza delle movenze dei quattro attori in scena, e fungendo da lente di ingrandimento per i quattro oggetti ognuno assegnato ai protagonisti, ognuno a simboleggiare il nucleo del loro vissuto.
La madre, una sorta di antagonista/coro, è il perno che fa girare la vicenda, una storia fatta di silenzi assordanti e lunghi dialoghi tagliati da movimenti e luci che delineano le forme e la comunione dei tre fratelli spesso invase da sofferenza psicologica e gesti inconsulti.
La luce è il medium attraverso cui il doppio prende vita in soluzioni apparentemente semplici, ma in realtà progettate coinvolgendo tutti quei fenomeni ottici che vengono generati a contatto con la fonte luminosa. Tutto avviene in maniera diretta e impercettibile ma inesorabilmente, sfruttando i fenomeni che sono generati dal raggio di luce e che portano lo sguardo verso un’immagine archetipica, creando una composizione estremamente equilibrata che delinea spazio e azione.
La tecnica però non sovrasta mai l’emotività messa in scena: il regista racconta con grande delicatezza lo scontro che subisce -e a volte accetta- la famiglia davanti alla malattia, conducendoci dinanzi le relazioni e delusioni quotidiane tratteggiate da quei viaggi e cambiamenti che costruiscono la vita.
Tutto è invisibile, lo spettatore si trova a percepire la valenza evocativa della pièce da quei sinuosi cambi scena dati dai movimenti della bravissima Lia Gusein-Zadé che come il tic tac dell’orologio scandisce il tempo, la dimensione, le certezze e il pensiero di tutti i protagonisti dando visibilità alla relazione tra anima e corpo, trasformando la parola che non può usare (la protagonista è muta) in azioni in base alle emozioni che vuole trasmettere.
Ed è proprio così che Mario De Masi ci fa toccare e persino “gustare” (attraverso la ricetta dei nuovi “biscotti tosti dei fratelli Tosti” creati con il cemento) i ricordi di questa famiglia.
Quello che abbiamo visto non è un teatro immaginario ma un vissuto dove la morte diventa un paradosso e dove il caos si lega all’armonia creando quell’esplosione stellare che è Supernova.
Valentina Arichetta