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VICENZA IN LIRICA – l’Opera è Giovane 2021 - "BETULIA LIBERATA", diretta da Marco Comin. -di Francesco Bettin

"Betulia liberata" diretta da Marco Comin "Betulia liberata" diretta da Marco Comin

BETULIA LIBERATA
Oratorio sacro in due parti, coro e orchestra
di Wolfgang Amadeus Mozart
su libretto di Pietro Metastasio
con Nile Senatore (Ozia), Alessandra Visentin (Giuditta), Paola Leoci (Amital),
Patrizo La Placa (Achior), Caterina Meldolesi (Cabri), Véronique Valdès (Carmi).
Orchestra di Padova e del Veneto diretta da Marco Comin
Coro Iris Ensemble diretto da Marina Malavasi
Evento inaugurale Vicenza in Lirica – l’Opera è Giovane 2021
Vicenza, Teatro Olimpico, 28 agosto 2021

C’è aria di genio e si intuisce bene in questa composizione di “Betulia liberata”, che il precocissimo e geniale Wolfgang Amadeus Mozart scrisse a 15 anni, a Padova, su commissione di Giuseppe Ximenes, principe del Regno di Aragona, dimostrando da subito il cammino che avrebbe intrapreso, ma soprattutto l’estro unico e riconoscibile di uno dei più grandi compositori della storia. L’opera ha aperto la rassegna “Vicenza in Lirica – l’Opera è Giovane” a Vicenza, al teatro Olimpico, di fronte a una sala pressochè esaurita e molto attenta durante l’esecuzione, che ha tributato alla fine un pieno riconoscimento agli interpreti con molti applausi e molte chiamate. Un vero capolavoro questo oratorio sacro, composto sul testo di Pietro Metastasio, al quale il giovane Amadeus si avvicina con passione, scoprendo un testo che sente sempre di più un pochino suo, e sul quale costruisce un’opera che assieme a molte altre lo rivelerà al mondo negli anni. Suonato dall’Orchestra di Padova e del Veneto, diretta da un appassionato Marco Comin, con il coro Iris Ensemble diretto da Marina Malavasi, perfettamente a suo agio e molto concreto, la “Betulia liberata” attraverso i suoi cantanti interpreti, alcuni dei quali generosi e sferzanti al punto giusto, racconta un popolo d’Israele in piena tragedia già nella sinfonia in Re minore introduttiva, alla quale seguono arie mozzafiato e cori rigorosi, di mera essenza tragica, indovinata a spiegare la vicenda, e dove trova un bello spazio anche il clavicembalo affiancato all’orchestra. E’ una storia tragica, ispirata al Libro di Giuditta della Bibbia, dove vige un classico dualismo, Oloferne – Giuditta, che passa sulla conquista di Betulia e la vendetta della vedova di Manasses, con la decapitazione del re e l’esibizione della sua testa al popolo offeso e conquistato. L’Orchestra di Padova e del Veneto agisce con rassicurante beltà sull’oratorio, con un direttore come Marco Comin che sa ottimamente leggere e interpretare note e situazioni, ricevendo i giusti meriti assieme ai suoi orchestrali. L’estro geniale di Mozart si mostra, seppur precoce e giovincello, sicuro e corposo, senza flessioni o ribassi, ed è uno scoprire anticipatamente cosa il genio salisburghese fosse riuscito a scrivere da adolescente ma già pieno di talento. Peccato solo che quest’oratorio Mozart non riuscì mai a vederlo eseguito durante la sua vita. Arie e recitativi si incrociano e diffondono una sicura e austera, disciplinata, razionale magnificenza musicale che fa rimanere il folto pubblico in totale incanto per tutta la durata dello spettacolo. Il coro Iris Ensemble che Marina Malavasi dirige con piglio ed eleganza estrema va dritto sul suo obiettivo, registrando pienezza e possenza, certamente adatti a un’opera come questa, e a loro va un plauso diretto, preciso. Dei cantanti, detto dell’irresistibile, infuocata, persino incantevole interpretazione di Véronique Valdés, e della sua Carmi, va apprezzata soprattutto la grande responsabilità e la “stoffa” anche recitativa che Nile Senatore mostra con disinvoltura, come fanno Patrizio La Placa, Achior, e Paola Leoci, Amital. Di fredda e altrettanto rigorosa interpretazione possiamo dire della Giuditta di Alessandra Visentin, che resta sul serio una delle più interessanti cantanti, e di Caterina Meldolesi che mette al personaggio di Cabri bravura e raffinatezza. Insomma, un trionfo pieno, senza una benchè minima sbavatura, del quale anche il direttore artistico della rassegna vicentina Andrea Castello può andar fiero .

Francesco Bettin

Ultima modifica il Sabato, 04 Settembre 2021 09:55

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