Mitridate, re di Ponto
Opera seria in tre atti di Wolfgang Amadeus Mozart, su libretto di Vittorio Amedeo Cigna-Santi.
con Shanul Sharma (Mitridate), Nina Solodovnikova (Aspasia), Darija Augustan (Sifare), Franko Klisović (Farnace), Martina Licari (Ismene), Alfonso Zambuto (Marzio), Gloria Giurgola (Arbate)
danzatrice solista Giorgia De Luca
attori Luca Rossi, Francesco Motta
video mapping Enzo Gentile
sartoria Daniela Boscato, Elisa Baccarin
regia di Natale De Carolis
Orchestra barocca del festival Vicenza in Lirica
Direttore Luca Oberti
luci Andrea Grussu
Produzione del festival Vicenza in Lirica – direttore artistico Andrea Castello
Vicenza, Teatro Olimpico, 9 e 12 settembre 2021
Un’opera seria giovanile del grande Mozart “Mitridate, re di Ponto”, torna a Vicenza dopo tanti anni (era il 1984) in un allestimento non solo funzionale ma affascinante. Due repliche, una partitura assolutamente importante, una regia attenta, consapevole, di Natale de Carolis, e un manipolo di cantanti in forma, dei quali parleremo dopo. La prima rappresentazione si svolse a Milano nel 1770, e fu una specie di conferma del talento del giovanissimo Wolfgang Amadeus, un coronamento, potremmo dire, sebbene solo iniziale della sua grande produzione. Il giovane musicista era stato attenzionato e poi messo alla prova dal governatore generale della Lombardia austriaca, Carl Joseph Firmian. Il libretto scritto dal poeta Vittorio Amedeo Cigna-Santi narra di un re alle prese con l’amore e la guerra, soprattutto quella personale con i due figli, innamorati della sua amata Aspasia. Ma è anche una visione sul potere desiderato, un tributo assoluto agli spasimi sentimentali, alle sofferenze d’amore e appunto di bramosia del potere che portano pene e distruggono interiormente. La musica mozartiana sopra al libretto disegna arie di grande cuore, molto ispirate per un giovane dell’epoca che di lì a poco vedrà confermare uno status di genio a supportare ciò. Mozart si colloca come base sull’opera seria ma non nasconde tentativi, peraltro riusciti, di sconfinamento, affiancando ad essa elementi nuovi, quasi sperimentali, che vedono così l’opera crescere e crearsi una sua bolla di stile proprio, un grande rendez vous musicale d’impatto, dove i personaggi aggiungono al loro drammaturgico stato carichi di notevole pathos, volando su arie e recitativi come fosse un viaggio unico, indimenticabile. E in parte lo è soprattutto se si tiene conto di una scrittura elegante che non solo non fa mancare nulla all’opera, ma che la completa quasi in modo naturale. La creatività del compositore, cesellatore sul libretto pronto di Cigna - Santi viene fuori in un lavoro concepito con solerzia. Il tutto genera anche una fierezza degli interpreti dei quali cinque sono stati selezionati dal Concorso Tullio Serafin. Che immagino sia poi la stessa di far parte di un progetto che entusiasma pur con qualche discutibile e leggero disguido, come le luci troppo spesso direzionali orizzontalmente, che tolgono una certa forza all’azione, o il ruolo della pur brava Giorgia De Luca, la danzatrice che rappresenta il tormento, la seconda anima. Sul palco i cantanti vanno di sicuro passo nelle azioni, rivelando sia pregevole esperienza come nel caso di Alfonzo Zambuto, Marzio, sia freschezza d’esibizione come Nina Solodovnikova, Aspasia, e Gloria Giurgola, Arbate. Con una certa fierezza e canto d’incanto vien da dire, anche il Farnace di Franko Klisović e la bella personalità di Darjia Augustan, virtuosa interprete di Sifare. Da par suo il protagonista, Shanul Sharma incarna con un rigore evidente e un’ottima voce il re Mitridate. Gli altri seguono a ruota, diretti da una regia mirata a mettere in evidenza i personaggi, anche quelli minori dei due attori Francesco Motta e Luca Rossi, che si muovono con sicurezza. Detto dei magnifici costumi di nobile sartoria Daniela Boscato, un altro plauso va al direttore d’orchestra Luca Oberti, dal piglio flessuoso verso l’Orchestra. Chiara anche la direzione dove sta andando Vicenza in Lirica, come manifestazione, che vien da dire essere sulla strada principale, la migliore, la più consona all’opera, e questo è un elemento importante su cui tener conto. Applausi e chiamate decisamente consistenti.
Francesco Bettin