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TEATRO DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO, Stagione lirica 2021-2022 - "LINDA DI CHAMOUNIX", regia Cesare Lievi. -di Federica Fanizza

"Linda di Chamounix", regia Cesare Lievi. Foto Michele Monasta, Maggio Musicale Fiorentino "Linda di Chamounix", regia Cesare Lievi. Foto Michele Monasta, Maggio Musicale Fiorentino

LINDA DI CHAMOUNIX
Melodramma (semiserio) in tre atti di Gaetano Rossi
Musica di Gaetano Donizetti
Edizione critica a cura di Gabriele Dotto
Casa Ricordi srl, Milano
con la collaborazione e il contributo del Comune di Bergamo e Fondazione Donizetti di Bergamo
Nuovo allestimento—
Maestro concertatore e direttore Michele Gamba
Regia Cesare Lievi
Scene e costumi Luigi Perego
Luci Luigi Saccomandi
Linda Jessica Pratt
Pierotto, giovane orfano savoiardo Teresa Iervolino
Carlo, Visconte di Sirval Francesco Demuro
Antonio, affttaiuolo, padre di Linda Vittorio Prato
Maddalena, madre di Linda Marina De Liso
Il Marchese di Boisfleury Fabio Capitanucci
Il Prefetto (Rettore) Michele Pertusi
L’Intendente del feudo Antonio Garés
Coro e Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Firenze Teatro del Maggio Musiale Fiorentino, 21 settembre 2021
Stagione lirica 2021-2022

Era prevista a fine dicembre 2020, ma la Linda di Chamounix di Gaetano Donizetti, passata senza pubblico a gennaio 2021 in allestimento scenico e trasmissione in streaming sul sito del teatro e visibile sulla piattaforma ministeriale ItsArt, finalmente è approdata in teatro alla presenza di pubblico in questa parte di settembre come titolo della stagione lirica 2021-2022 del Maggio Musicale Fiorentino. Nulla è variato sia di cast che di regia rispetto a quanto era stato allestito in quel frangente. Cast d'eccellenza per questo titolo che dal 1910 non veniva allestito a Firenze: sul podio il giovane maestro Michele Gamba mentre la regia era firmata da Cesare Lievi (atteso ancora a Firenze nel febbraio 2022 con Lo sposo di tre, e il marito di nessuna di Luigi Cherubini) e sul palco un cast con le voci di Jessica Pratt, Teresa Iervolino, Francesco Demuro, Vittorio Prato, Marina De Liso, Fabio Capitanucci, Michele Pertusi e Antonio Garés. Un allestimento molto semplice per la sua lettura didascalica del libretto e per la complessa difficile gestione delle masse corali in base alle normative sanitarie, che appaiono come voci fuori campo pur in scena; attenta ai gesti degli attori impegnati in azioni semplici ma di effetto, sostenuta da un abile gioco di controluce sulle scene di massa ad opera delle luci di Luigi Saccomandi. L’impianto scenico di Luigi Perego rappresenta, nel primo e nel terzo atto, in modo stilizzato l'ambiente del villaggio con l'idea della rappresentazione della chiusura invernale della valle tramite lo scorrimento di paratie di fondale. Nel secondo atto, supporta lo spaccato di quello che è la residenza di Parigi, piccola e raccolta in questo caso che lascia intravedere le entrate in scena degli artisti, il tutto funzionale alla comprensione del libretto che tratta di una vicenda, semiseria, tra Alpi francesi e Parigi di inizio Ottocento. Il regista bresciano, di grande pratica sia nella prosa che nella lirica, ha una lunga esperienze di teatro in Italia, Austria, Germania e Usa con particolarmente conoscenza del dramma tedesco del primo Ottocento. Linda di Chamonix, melodramma semiserio, venne infatti commissionata a Donizetti per la stagione 1842 del Teatro di Porta Carinzia, Kärntnertortheater, di Vienna. Non è un’opera facile da mettere in scena per la presenza di due registri (il buffo e il drammatico) non sviluppati o giustificati drammaturgicamente, a detta del regista stesso, che ha preferito concentrarsi soprattutto sulla vicenda e sul rapporto fra le figure del dramma (e dell’opera buffa) evidenziando il loro carattere borghese, le loro relazioni fasulle o presunte, le loro ipocrisie, il loro conformismo, la loro obbedienza all’ordine (il prefetto, sempre in scena, guida e controlla tutto), la loro povertà, la loro miseria. Anche se nella vicenda traspare una vena di polemica sociale in quanto l’argomento, portava alla luce i derelitti della società: sono montanari savoiardi schiacciati dai ghiacci del Monte Bianco che d’inverno coprivano ogni fonte di sussistenza naturale, costretti a mandare i figli adolescenti verso i centri cittadini dove perdevano salute e dignità nel pulir camini intasati dalla fuliggine (i ragazzi) e vendere il proprio corpo per pochi soldi (le ragazze). Linda di Chamounix riscontrò fin da subito un grande successo poiché prende spunto da un dramma e una commedia molto popolari in Francia: “La grâce de Dieu” e “Fanchon la Vielleuse”, un feuilleton piuttosto inverosimile per lo stesso Donizetti ma che si addice ai gusti della corte asburgica, della quale lo stesso Donizetti era Kapellmeister. Si trattava di un argomento priva di implicazioni politiche o storiche nonostante l'invettiva di Antonio "Perchè siam nati poveri ci credan senza onor" nei confronti delle attenzioni del Marchese per Linda, ma basata esclusivamente sui buoni sentimenti e sulla celebrazione della virtù della protagonista, dove tutto finisce al meglio, tipico delle trame in voga nel teatro viennese di quei tempi. Merito del successo di allora fu per gli interpreti del debutto con Eugenia Tadolini, protagonista, Felice Varesi, Antonio, Napoleone Moriani, Carlo, Mariella Brambilla, Pierotto. Una versione riveduta venne preparata per lo stesso autunno seguente per Parigi con Fanny Tacchinardi Persiani, nel ruolo eponimo. Donizetti stesso in questo passaggio di ruoli adattò parti del canto alle richieste della nuova protagonista, inserendo per la Tacchinardi la scena di introduzione O luce di quest'anima, ma accorciando la scena della pazzia (o del delirio). Ripresa nuovamente dalla Tadolini, Donizetti lasciò quanto aveva inserito di nuovo ma accomodando la linea del canto su tonalità più confortevoli rispetto alla linea di canto originaria, ma riaperto la scena della pazzia. La tradizione ha optato per la versione più semplice. Opera ritenuta di repertorio eppure con una presenza discontinua sui palcoscenici mondiali, ma con un'abbondante documentazione discografica che permette di ricostruire la prassi esecutiva. La nuova edizione critica a cura di Gabriele Dotto, adottata per questa rappresentazione fiorentina, ha ripristinato la tonalità originaria più alta e la completa scena della follia con la frase iniziale "Nel silenzio della sera...Tornerem felici sposi." che ripercorre il ricordo felice trasognato dell'amore di Linda per Carlo. E questo è stato certamente uno dei motivi di interesse di questa edizione, che si è affidata come protagonista al soprano Jessica Pratt, consolidata nel ruolo, ed ormai esperta nel dar voce alle "pazzie" musicali. Nonostante l'annuncio di una Pratt invalidata da un forte mal di schiena, l'artista non si è fatta alquanto intimidire dalla situazione e, se pur limitata in alcuni movimenti, ha firmato la sua prestazione con le modalità di canto a lei più consone, fatte di fraseggio accurato, capacità di coloratura e di massima estensione nel registro acuto nella scena della follia, qui nell'inedita completezza, prestando massima attenzione all'azione scenica fatta tutta di piccoli gesti immedesimandosi appieno nelle vicende della protagonista. Ma è stato il complesso del cast che ha decretato il gradimento del pubblico. Francesco Demuro ha mostrato sicurezza nel dar voce al Visconte Carlo, sicuro con gli acuti e fluido nel fraseggio con cui ha condotto con le sue arie e sostenuto le parti d'assieme con dizione chiara e nitida. Degna guida e sostegno alla Linda, persa e smarrita, Teresa Iervolino come Pierotto, personaggio en travesti di giovane montanaro, dal bel timbro scuro e morbido nel condurre le sue ballate di stile tyrolienne. Michele Pertusi, basso (Rettore/Prefetto) e il baritono Vittorio Prato (Antonio, padre di Linda) hanno particolarmente brillato come interpreti in ruoli specificamente narrativi con il basso che ha dato autorevolezza al suo ruolo di paterno e autorevole protettore della comunità di montanari. Peccato per Vittorio Prato l'eccesso di vetustà che la regia ha conferito al suo personaggio, ma ha saputo bene addentrarsi nel ruolo anche fisicamente oltre che vocalmente nella dimensione del padre angosciato. Fabio Capitanucci di è destreggiato come Marchese in un personaggio da precise connotazioni sia musicali che di carattere nei ruoli comici donizettiani. Autorevole il ritratto della madre di Linda, Maddalena, resa da Marisa di Lisio, mentre funzionale l’Intendente del feudo di Antonio Garés. Sostenuta la direzione di Michele Gamba nel districarsi nella scrittura donizettiana che qui è ricca di cambi di ritmo, di melodie note, come di riferimenti alle musiche della tradizione alpina, nonostante qualche eccesso di ritmo incalzante negli assiemi correndo il rischio di coprire le voci. C'è una motivazione sull'Ouverture tagliata? Per la regia null'altro da aggiungere. Certo ci si aspettava più pubblico in teatro, a metà della capienza, che presentava spazi vuoti nei vari settori. Un vero peccato per un'opera che manca da più di un secolo sui palcoscenici fiorentini, e che non è così facile da vedere, cosa ben più fattibile per altri titoli più desueti di Donizetti ed entrati nel ormai nel repertorio corrente.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Mercoledì, 29 Settembre 2021 11:42

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