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RASSEGNA 74.mo CICLO DEI CLASSICI AL TEATRO OLIMPICO - "DISCO INFERNO", con Lucilla Giagnoni, Alessio Bertallot. -di Francesco Bettin

"Disco Inferno", con Lucilla Giagnoni, Alessio Bertallot. Foto Roberto De Biasio "Disco Inferno", con Lucilla Giagnoni, Alessio Bertallot. Foto Roberto De Biasio

DISCO INFERNO
Viaggio all’Inferno di un’attrice e un dj
con Lucilla Giagnoni, Alessio Bertallot
Rassegna 74.mo Ciclo dei Classici al Teatro Olimpico
Vicenza Teatro Olimpico, 21, 22 e 23 ottobre 15 2021

Analogie rosso fuoco tra la Commedia (la Divina, naturalmente) e l’esistenza dei nostri giorni vanno in scena al Teatro Olimpico, per l’ultimo degli spettacoli in programma nel Ciclo dei Classici, che va a chiudere l’edizione 2021, “Disco Inferno”. Le stesse sono confrontate e visionate in una sorta di grande operazione virtuosa da parte di Lucilla Giagnoni, attrice raffinata e grande conoscitrice di Dante, che per l’occasione ha voluto accanto a sé il dj Alessio Bertallot. Una coppia anomala se si vuole, ma in parte, perché non poteva che essere il musicista l’ideale partner per i sotterfugi musicali e le atmosfere Infernali da portare su quel palco, in questo viaggio all’interno di alcuni canti tra i più suggestivi dell’intera opera Dantesca, quella dalla quale tutto è iniziato. La Giagnoni si muove in uno spazio staccato dal reale ma solo per l’elemento scenografico, in quanto le famose analogie di cui sopra sono ben presenti e, ahinoi vissute da tutti in prima persona. E’ l’Inferno, signori, o parte di esso, che con il Disco di Bertallot, assai pregevole, si amalgama in una rappresentazione di una sezione di Commedia e di pari vita in terra. L’Apocalisse è qui, è ora, è avvenuta. E citando Alessio Bertallot nelle note di presentazione, visto che “la fine del mondo è vicina, meglio sbizzarrirsi” si prosegue nel non-si-sa, fino alla risalita, al tentativo.. Sventure, drammi e tragedie incombenti, riflessioni vissute e rivissute, ma con il piccolo lume della possibile salvezza in fondo al fatidico tunnel. Lucilla Giagnoni incontra e fa incontrare, dopo la dovuta intro, sempre con il dj al suo fianco, in questo duo che è tutt’uno, Francesca da Rimini (o meglio, da Ravenna), Ulisse, il conte Ugolino, e lo fa con una dovuta grinta, uno scavo profondo nell’umanità con gli occhi, si badi ben, infuocati anch’essi di mostruosità non solo accennate ma spinte con forza. Sono piroette vocali di concitata resa, dove le stesse incursioni accompagnatrici disegnate da Bertallot diventano parte ossessiva raffiguranti anime perdute ed esseri incagniti e corpi disgregati. Umani che narrano con le proprie storie bassezze e inquietudini, furberie e torpidezze, che li portano a fondo. Terzine dantesche si affiancano così a elucubrazioni della psiche, narrazioni del nostro vivere che raggiungono senza volerlo, chissà, apici di efferatezza, ferocia dannata, sublimazione fuochista e pure focosa. Accade così che ci si trova immersi in una distesa di sofferenze, ma pure di elevazioni orali che narrano l’Umano e i falli, le aberrazioni punitive scontate e inevitabili . L’imprevedibilità musicale proposta da Alessio Bertallot non sfugge i drammi, anzi, li esaspera attraverso brani che in apparenza forse placano ma che in realtà trovano ampio spazio e significati adeguati, da “Zitti zitti (il silenzio è d’oro)” degli Aeroplanitaliani (di cui faceva parte proprio il dj, portando quel brano al Festival di Sanremo nel 1992, vincendo il Premio della Critica), ai Massive Attack, ai Pink Floyd, sonorità jazz e intime, passando per Donna Summer e la sua hit più conosciuta. Malefico racconto, malefica musica, dunque. Amori di donne e uomini, Inferni e tradimenti. Ma siamo qui e ora, siamo già all’Inferno. Avendolo toccato, come in un’immersione sul fondale del mare, lo sguardo torna in su, al risalire. A quelle stelle che tutti uscendo, vogliono di nuovo incontrare, rivedere. Grande successo e molti applausi calorosi.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Giovedì, 28 Ottobre 2021 18:14

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