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Festival "Primavera dei teatri" a Castrovillari (CS) 14° Edizione, dal 28 maggio al 2 giugno 2013 di Gigi Giacobbe

Noosfera Museum Noosfera Museum Foto Angelo Maggio.

Progetto a cura di Scena Verticale

Un calvo e corpulento uomo in slip accanto ad una sedia sdraio di tela a strisce blu e bianca con righine rosse, avvolto da una nebulosa color giallo-ocra, è il manifesto realizzato da Philip Toledano per la 14ª edizione della "Primavera dei Teatri" di Castrovillari, diretta da Saverio La Ruina e Dario De Luca e organizzata da Settimio Pisano, volta sempre a perseguire nuovi linguaggi della scena contemporanea, ma anche eventi performativi come l'inquietante Tunnel di Gianfranco De Franco all'interno del rabbrividente Castello Aragonese. All'interno del quale si veniva condotti dalla virgiliana guida Cecilia Foti, pure in veste di "voce d'appoggio" alla performance musical-canora dello stesso De Franco, avvolto da una tuta e da una maschera antigas sul viso, che azionava manualmente un sintonizzatore facendo venir fuori dei suoni che ti trafiggevano l'anima, evocanti più di 500 anni di torture, dolori e sofferenze, di tutti quei prigionieri che erano stati condannati a vivere incatenati al limite della sopportazione umana.
Una settimana segnata da altri eventi, come il "Laboratorio sul verso shakespeariano" condotto da Walter Malosti o il concerto "Volo infermo" svoltosi a conclusione del Festival in cima alla "Torre infame" del Castello e poi un ricco cartellone di tredici spettacoli in cui spiccava Lo stupro di Lucrezia dello stesso Malosti, Il nostro amore schifo di e con Luciana Maniaci e Francesco D'Amore, protagonisti pure de La biografia della peste, di cui ci siamo occupati in questo giornale. Di rilievo Un bès-Antonio Ligabue, uno spettacolo di Mario Perrotta, primo movimento del "Progetto Ligabue" assieme al Teatro Sociale di Gualtieri e altre strutture, che prevede altri due momenti che si realizzeranno nei prossimi due anni. Il titolo fa riferimento a quel bacio così tanto desiderato e che nessuno gli ha mai dato, neppure la madre, quella "mutta" che Perrotta con spiccata vitalità e aderenza, esprimendosi in romagnolo misto a schegge di tedesco, disegna a carboncino su una terna di lavagne a fogli sostituibili, avendo come sfondo quei monti svizzeri, di Zurigo in particolare, città che gli ha dato i natali nel 1899 e dove ha vissuto per 18 anni, trasferendosi poi definitivamente a Gualtieri dove morirà nel 1965. Una vita infame la sua, considerato uno fuori di testa, quasi lo scemo del paese in privato e un genio in pubblico per le sue "belve" dai colori espressionisti, rievocanti i dipinti di Van Gogh. Le tre sale del Protoconvento dei Francescani hanno accolto, causa pure del cattivo tempo, quasi tutti gli spettacoli in programma, compreso Noosfera Museum di e con Roberto Latini per conto della bolognese compagnia Fortebraccio Teatro, previsto al Castello Aragonese. Una perfomance in stile land-art, con tre verdi alberelli su una scena terrosa e Latini con viso dorato, come una Veruschka al maschile protagonista della Salomè di Carmelo Bene e lunga giacca ricca di chiavi che luccicano nella penombra della scena, smarrito in un'isola senza più una bussola che gli indichi in che direzione vada il Teatro e poter nascondere il tesoro della sua solitudine.
C'è anche un momento di alta cultura culinaria con Cucinarramingo-in capo al mondo, protagonista Giancarlo Bloise che mentre racconta favole da Mille e una notte facendo rivivere alcuni personaggi teatrali del mondo di Giuliano Scabia, cucina su un fornelletto dei pezzi di pollo e sull'altro un risotto con cozze gettandovi dentro le più strane spezie orientali e i condimenti più comuni come lo zenzero e lo zafferano e che alla fine quando anche tu assieme ad altri spettatori provi ad assaggiare quelle robe lì, hai la sensazione di non avere mai mangiato dei cibi gustosi come quelli.- Hanno avuto consensi positivi pure i quattro attori della Compagnia Musella Mazzarelli per conto del Teatro Stabile delle Marche, rispettivamente Fabio Salvo, Laura Graziosi, Paolo Mazzarelli e Lino Musella, questi ultimi pure registi e autori del testo La società, in cui i quattro protagonisti (tre amici e una rumena) si trovano a gestire un pub lasciato loro in eredità. Uno spettacolo con riferimenti ai Fratelli Karamazov di Dostoevskij, in quella parte che racconta della Leggenda del del Santo Inquisitore, in cui si nasconde il seme della discordia e si esaltano e si sotterrano i valori dell'amicizia, allorquando entrano in gioco interessi economici pronti a minare i sogni d'una gestione in comune.- Suggestivo lo spettacolo di teatro-danza Mangiare e bere. Letame e morte di Davide Iodice per la solipsistica prova di Alessandra Fabbri che all'inizio racconta la storia d'una coppia di pappagallini felici, sino a quando scompare e muore il maschietto e viene sostituito da una tortora. Storie vere, pare, di altri animali da cortile, cui fa seguito una danza libera e liberatrice secondo gli stilemi di Martha Graham, durante la quale la Fabbri si bagna il corpo con acqua posta all'interno d'un secchio e si sparge il corpo nudo con grigie crete, cercando di ricostruire parti anatomiche mancanti, in un continuum animalesco e spasmodico uso del corpo, sino a diventare lei stessa un volatile quando si applicherà delle piume sul viso, coinvolgendo uno spettatore.- Del demenziale Big Biggi One Man Show con in scena Simone Biggi e Rossana Crudeli, entrambi in mutande, vorremmo sorvolare, anche perché dopo una decina di minuti di scoregge registrate in tutte le tonalità, la sala si svuotava lentamente sino ad anticipare la chiusura dello spettacolo.-
Lo spettacolo che seguiva era Lo splendore dei supplizi di e con Licia Lanera e Riccardo Spagnulo, con Mino Decataldo nel ruolo del boia che ristagnava al lato del proscenio, per conto della formazione pugliese di Fibre Parallele. In due ore e un quarto, due tempi e quattro episodi, veri e propri mini-spettacoli tenuti insieme dal fil-rouge del "supplizio", i due protagonisti hanno tratteggiato quattro figure tipiche della nostra società di oggi: La coppia, il Giocatore, La Badante e il Vegano. All'inizio una coppia incatenata ad un divano si rinfaccia ogni cosa senza alcun ritegno al suono d'una suite di Haendel inserita nel Barry Lindon di Kubrick. Nel secondo pezzo un giocatore compulsivo di videopoker ventriloqueggia con un pupazzo con apparizione finale della madre morta dal viso orrendo. Nel terzo supplizio i ruoli s'invertono, lui veste il ruolo d'una badante straniera, lei quello maschile del badato su un carrello poggia braccia che cerca in tutti i modi di vendicarsi dei trattamenti bruschi che è costretto a subire, mostrandole pure un indubbia antipatia razzista. Infine i due bravi protagonisti vestiti da operai in tuta rapiscono un vegano (lo stesso boia Decataldo) un vegetariano vicino di casa che dopo averlo legato e seviziato gli gettano addosso latte uova, bistecche e proteine animali varie, ammazzandolo con un salsicciotto in bocca. In chiusura Morir sì giovane e in andropausa, spettacolo teatral-canoro imbastito con molta ironia da Giuseppe Vincenzi e Dario De Luca pure regista, assieme ad una band affiatata e di tutto rilievo, che fa il blow-up ai temi più scottanti del mondo attuale: dalla disoccupazione giovanile al mondo delle varie caste politiche ed economiche, comprese le fobie del nostro vivere contemporaneo oscillante tra bisogni e desideri inappagati, senza che all'orizzonte si vedano nuovi spiragli per i trenta-quaratenni, destinati in una società gerontocratica ad invecchiare senza lavoro e senza una pensione. Un futuro nebbioso come la metaforica immagine dell'uomo in mutande di questa Primavera dei Teatri.

Ultima modifica il Domenica, 23 Giugno 2013 16:04
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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