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Il Pirandello Stable Festival ad Agrigento al Tempio di Giunone

Foto Gerlando Sciortino Foto Gerlando Sciortino

L'UOMO DIVENTA BESTIA, LA BESTIA UOMO E LA VIRTU?

Al Festival Pirandelliano di Agrigento, diretto da Mario Gaziano, oltre a Pirandello, il grande drammaturgo e uomo di teatro e di  grandi verità, il sito scelto, quello del Tempio Giunone, ha giocato un ruolo non indifferente nella riuscita delle manifestazioni pirandelliane, immettendo il pubblico, non solo agrigentino ma anche internazionale, in un'atmosfera particolare, quella del mondo antico, la Grecia, e quella del mondo moderno, Pirandello e le sue opere più pregnanti, portatrici di quelle verità umane, di quella filosofia di vita, che ci porta in un immaginario collettivo e popolare, che ai siciliani  li fa sentire orgogliosi di essere figli di questa terra dilaniata da tante dominazioni, ma che ha dato i natali a così gradi uomini da Verga a Capuana, da Pirandello agli altri, che l'hanno resa famosa e amata in tutto il mondo.

Un palcoscenico semplice e sobrio, dove elementi essenziali delimitano gli spazi, una stanza, un vicolo, il mondo esterno, un balcone; entrano i personaggi, che giocano la loro parte in modo singolare e straordinario, da Fabrizio Giuliano, il maestro Paolino, l'uomo che diventerà bestia, alla pregnante Ilaria Bordenca, moglie tradita e abbandonata in un dramma che la perseguita, non considerata e trascurata da un marito incapace di capirla ed amarla, sempre preso dal suo lavoro e distratto da avventure varie. E' un capitano sempre in viaggio nel mare. Lei rappresenta la virtù, la fedeltà nei secoli messa a repentaglio per l'amore che la conduce al tradimento del coniuge, la bestia, Franco Di Salvo, che, raggirato dai due, mediante un afrodisiaco in una torta, cadrà nelle maglie della moglie e dell'amante, e diventerà padre di quel figlio della colpa, frutto dell'amore tra il maestro e la moglie, e che da bestia si trasformerà in uomo capace di amare e capire. Nonò, il figlio, non appare sulla scena. La governante, gli studenti del professore sono anche loro parti integranti della storia.
La storia la conosciamo tutti, ma quello che ci colpisce è il modo in cui il regista, Mario Gaziano, coinvolge il pubblico nel gioco delle parti, il modo in cui ricostruisce, attraverso l'utilizzo di una proiezione, il dramma del maestro, il suo vagare interiore tra i vicoli del paese, non uno specifico ma un paese qualsiasi del mondo.
Il pubblico, circa seicento persone, tra ulivi centenari, partecipa, ride, è assorbito dalla storia e partecipa alla costruzione di quell'immaginario che unifica in un tutt'uno la resa artistica con il percorso mentale di ogni singolo spettatore. Esso si compenetra nei personaggi e percorre con essi gli attimi della propria vita quotidiana.
Pirandello ha il pregio di far toccare nel quotidiano vecchie verità e una filosofia di vita.
L'uomo ha tante sfaccettature, le verità sono tante quante gli uomini; e la virtù esiste? Oppure è solo una convenzione esterna?

 

Rosanna Bocchieri

Ultima modifica il Sabato, 16 Agosto 2014 07:06

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