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(CINEMA - Festa del Cinema di Roma) - "Il vizio della speranza" di Edoardo De Angelis. - Un fuoco ardente in un inverno gelido

"Il vizio della speranza" di Edoardo De Angelis "Il vizio della speranza" di Edoardo De Angelis

Il vizio della speranza
di Edoardo De Angelis
Con Pina Turco, Massimiliano Rossi, Marina Confalone,
Cristina Donadio, Odette Gomis
Italia, 2018

Un fuoco ardente in un inverno gelido

È in corso la tredicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, che promette molte sorprese e momenti magici. Uno dei primi film a commuovere gli spettatori è stato Il Vizio della speranza di Edoardo De Angelis, che dopo il recente grande successo di Indivisibili torna alla regia con una storia poetica e straziante sulla maternità e sul desiderio di mettere al mondo il proprio figlio, anche quando tutto il mondo intorno ti è ostile.
Lungo il fiume scorre il tempo di Maria (nome non casuale), il cappuccio sulla testa e il passo risoluto. Un'esistenza trascorsa un giorno alla volta, senza sogni né desideri, a prendersi cura di sua madre e al servizio di una madame ingioiellata. Insieme al suo pitbull dagli occhi coraggiosi Maria traghetta sul fiume donne incinte, in quello che sembra un purgatorio senza fine. È proprio a questa donna che la speranza un giorno tornerà a fare visita, nella sua forma più ancestrale e potente, miracolosa come la vita stessa. Perché restare umani è da sempre la più grande delle rivoluzioni.
Il Vizio della speranza è una meravigliosa parabola sulla resistenza umana e sul coraggio di una madre. Ad interpretare Maria una sorprendente Pina Turco, che ne rende tutte le sfumature emotive, dalla disillusione iniziale alla sofferenza dilaniante, dal desiderio di ribellione alla dolcezza materna. Per celebrare il più grande dei miracoli, la nascita, De Angelis e il suo team realizzano un'opera dalla forte sensibilità femminile, con un cast composto in maggioranza da donne. Fondamentale la simbologia religiosa: Maria come Maria di Nazareth, la "madre" per eccellenza. Entrambe devono percorrere un cammino di atroce sofferenza e fuggire da coloro che vogliono la morte del loro bambino. Un bambino senza padre, frase più volte ripetuta nel film, come se in fondo anche il concepimento della Maria di Il vizio della speranza rimanesse un mistero. Verso il finale si va designando sempre di più una sorta di sacra famiglia moderna, attuale, ma essenzialmente dai contorni arcaici, fuori dal tempo. De Angelis costruisce il suo presepe femminile in una Campania disagiata e immersa nello squallore, ma ciò che caratterizza l'operato di questo regista è la capacità di dare vita in questa realtà squallida a una suggestiva dimensione lirica, con temi ancestrali e immagini poetiche ed evocative, come un bellissimo cavallo nero che galoppa libero sulle sponde del mare, simbolo indimenticabile della bellezza della libertà. Un film che attinge all'arcaico, unica via per raggiungere l'universale e rendere indelebile e potente una storia. Un'eroina tragica Maria che riscopre un sentimento controcorrente e un tempo in lei assopito, la speranza, il vizio dei sognatori, di coloro che non si arrendono e attendono che accada qualcosa di diverso per cui combattere, forse un piccolo miracolo che doni nuova luce all'esistenza.

Corinne Vosa

Ultima modifica il Sabato, 20 Ottobre 2018 11:56

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