Kursk
di Thomas Vinterberg
Con Matthias Schoenaerts, Léa Seydoux,
Colin Firth, Max von Sydow
Belgio, Lussemburgo 2018
L'incombere della morte
Alla Festa del Cinema di Roma è stato presentato Kursk, il nuovo angosciante film del regista danese Thomas Vinterberg. Il film è ispirato alla storia vera del K-141 Kursk, il sottomarino di punta della flotta russa che affondò nel Mare di Barents il 10 agosto del 2000 durante un'esercitazione. Dei 118 marinai dell'equipaggio a bordo solo 23 sopravissero alle prime esplosioni, rimanendo imprigionati nel sottomarino per giorni. Il film si focalizza sui tre principali punti di vista coinvolti nella vicenda: quello delle vittime in primis, ma anche quelli altrettanto significativi dei loro familiari e delle autorità governative e militari della Russia e dei paesi stranieri, la cui offerta di soccorso fu respinta per giorni.
Thomas Vinterberg si serve di una regia tipicamente scandinava che enfatizza il senso di realtà, conciliandosi in modo effettivamente interessante con la veridicità storica della vicenda. La cinepresa fluttua tra i personaggi catturandone momenti di vita e stati d'animo, come uno sguardo onnisciente ma anche destabilizzato e alla scoperta di nuovi dettagli. La prima inquadratura, in cui vediamo un bambino sott'acqua, ci annuncia sia il tema che il vero punto di vista della storia: l'acqua avrà un ruolo centrale nel film e tanto più la forza e il coraggio di resistere alla mancanza d'aria e di guardare in faccia la morte; gli occhi che assistono a questo dramma sono quelli di un bambino, la massima espressione dell'innocenza, ed è con lui che lo spettatore è chiamato a identificarsi.
Questo richiamo alla purezza dell'infanzia scandisce tutto il film e trova il suo apice in un commuovente finale. Fra le immagini più significative lo sguardo sconcertato di Tanya (Léa Seydoux) e del piccolo Misha, la moglie e il figlio di Mikhail Averin (Matthias Schoenaerts), comandante del compartimento 7 del Kursk, incarnazione nel film del sentimento di eroismo e responsabilità verso i propri compagni. Il suo è il personaggio più fisico e sofferente di tutto il film, circondato da altri giovani marinai che come lui sentono scaraventarsi sul proprio corpo l'agonia della morte. Il sottomarino diviene un infernale luogo di un dolore tanto fisico quanto spirituale, uno spazio angusto e claustrofobico dove l'oscurità lacera lentamente ogni speranza. Sulla terra ferma si scontrano varie forze opposte: l'amore, sentimento che anima le mogli e le famiglie dei marinai, in lotta contro le ragioni di Stato e la freddezza della politica, a cui si oppone anche la coscienza morale di alcuni personaggi di spessore, in particolare il commodoro David Russell, interpretato dall'attore inglese Colin Firth. Sono tante le figure che assistono e partecipano a questo dramma e per Vinterberg è centrale che la cinepresa si soffermi sui loro silenzi e sguardi turbati o malinconici.
Vinterberg combina in Krusk grandezza e spettacolarità con l'intimismo e la riflessività tipici della cultura scandinava e dell'Europa dell'Est, creando una miscela stilistica idonea a raccontare una tragedia verificatasi in Russia, con un'effettiva aderenza alle atmosfere e alla cinematografia di questa nazione. È stato attentamente selezionato un cast europeo che rispettasse quest'estetica e si amalgamasse bene con l'attore belga Matthias Schoenaerts, il primo ad essere coinvolto nel progetto, tanto da essere stato lui stesso a contattare Vinterberg per dirigere il film.
La lotta contro il tempo, un'apnea interminabile, la mancanza d'aria ... Kursk è angosciante e lacerante, con le sue esplosioni improvvise e l'apparente distruzione di ogni flebile speranza. Eppure la luce del sole continua a brillare e la sacralità della memoria preserva la bellezza di ciò che è stato.
Corinne Vosa