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(CINEMA - Festa del Cinema di Roma) - "Back Home" di Magdalena Łazarkiewicz. - La colpevolizzazione delle vittime

"Back Home" di Magdalena Łazarkiewicz "Back Home" di Magdalena Łazarkiewicz

Back Home (Powrót)
di Magdalena Łazarkiewicz
con

Sandra Drzymalska, Agnieszka Warchulska
Polonia 2018

La colpevolizzazione delle vittime

Una ragazza dallo sguardo smarrito e il corpo pieno di lividi percorre la strada che dopo anni la riporta a casa. Il suo nome è Ula e gli amici e i familiari la credono morta, fino a quando un giorno improvvisamente riappare, come un fantasma. Ma niente è come sperava e le reazioni di chi ama sono tutt'altro che accoglienti, a partire da quelle della madre, che quando stendendo le lenzuola finalmente la rivede sente il corpo raggelarsi e porta avanti un destabilizzante silenzio.
Da subito Back Home colpisce lo spettatore per il netto contrasto tra ciò che ci si aspetterebbe si verificasse in una simile situazione e ciò a cui invece si assiste. È un film di sguardi e silenzi, dove la parola è ridotta al minimo uso e il corpo dell'attrice protagonista, Sandra Drzymalska, esprime una sofferenza straziante, grazie a una straordinaria interpretazione, intensa e sofferta. Back Home è girato quasi esclusivamente in interni, di cui è accentuato l'effetto claustrofobico, per mostrare come il ritorno a casa di una giovane donna si trasformi in una barbara prigionia. Sotto accusa l'estremismo di una rigida fede cristiana che influenza il pensiero comune e infligge ingiuste sofferenze a coloro che ritiene peccatori. Ula viene trattata come un animale da macello per degli errori umani che l'hanno condotta ad atroci sofferenze, e il suo supplizio di umiliazione e maltrattamento non trova fine neanche quando dovrebbe essere nel luogo più accogliente di tutti, la sua casa. Sembra che il mondo intorno a lei non senta la purezza della sua voce e di quel suo canto innocente carico di emozioni, vedendo al contrario in lei una donna debole corrotta e sedotta dal male. Un'agghiacciante denuncia contro la violenza fisica e psicologica patita dalle donne, una violenza che non si riduce solo all'azione di un individuo maschio ma si estende anche al disprezzo di un'intera comunità, per ribadire come le vittime siano le prime ad essere lasciate sole, abbandonate al loro dolore. A contrapporsi alla freddezza del mondo che la circonda (non è a caso l'utilizzo di una gamma cromatica fredda) vi è solo la dolcezza del piccolo fratellino, l'unico della famiglia che riesce a vederla per quella che è e ad amarla, instaurando con lei un legame simbiotico che va oltre le parole stesse.
A Ula non rimane che provare a rifugiarsi nell'apatia: potenti e incisive le scene in cui con il suo sguardo totalmente assente, si estranea completamente dalla realtà che la circonda, immobilizzandosi e isolandosi in se stessa, mentre gli altri intorno a lei parlano e agiscono. Un film che esplora dinamiche familiari drammatiche e raggelanti, morbose e disumane, e in cui il caldo grembo della famiglia si rivela per l'anima un angusto e gelido luogo di tortura. A succedersi una spirale di scene sempre più umilianti per il corpo e lo spirito della protagonista, una peccatrice che subisce il martirio dei santi, ai quali non sembra così lontana, fosse solo per la bellezza fragile ed eterea dell'attrice Sandra Drzymalska. Una sceneggiatura volutamente criptica, in cui ogni informazione perviene con fatica e lentamente, stimolando lo spettatore a non porgere la propria attenzione agli eventi in sé ma alle loro conseguenze psicologiche. Stilisticamente affascinante ed emotivamente coinvolgente, Back Home, presentato in anteprima mondiale alla Festa del Cinema di Roma, è una piccola perla della cinematografia polacca da non perdere assolutamente.

Corinne Vosa

Ultima modifica il Domenica, 28 Ottobre 2018 21:59

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