di Paolo Virzì
Con Mauro Lamantia, Giovanni Toscano, Irene Vetere,
Giancarlo Giannini, Roberto Herlitzka
Italia, 2018
Notti Magiche – una commedia sul declino del cinema italiano
Roma. Nell'estate del campionato del mondo 1990, precisamente il 3 luglio durante la semifinale fra Italia e Argentina, un noto produttore cinematografico (Giancarlo Giannini) viene trovato morto nelle acque del Tevere. I principali sospettati dell'omicidio sono tre giovani aspiranti sceneggiatori: nel corso di una notte in caserma viene ripercorso il loro viaggio trepidante, sentimentale e ironico nello splendore e nelle miserie di una gloriosa stagione del cinema italiano ormai al tramonto.
Virzì torna alla regia con una commedia grottesca sulla tragica situazione del cinema italiano; una parodia costruita sul citazionismo e sulla forza dei dialoghi, la quale nella sua spregiudicatezza e ilarità cela amare riflessioni e la ricerca di una nuova via. Fin da subito appare chiaro come Notti Magiche sia modellato sul solco de La dolce vita, il cui continuo omaggio mette in risalto la contrapposizione tra il fascino dell'epoca felliniana e la decadenza che vi è succeduta. Una decadenza sociale e artistica, che si riflette nei film e comporta il degrado del cinema italiano. In fondo Virzì mette in scena una sorta di simposio dove le diverse tipologie di personaggi sostengono le proprie personali idee e concezioni del cinema: c'è la moltitudine, interessata a un cinema commerciale che diverta e li arricchisca; il regista comunista polemico e contro il sistema, che sostiene di essere caduto in disgrazia in nome del cinema impegnato, ma anche lui alla fine pronto a cedere a qualche sgradevole compromesso pur di tornare in auge; il giovane e superficiale idolo delle teenager (Giulio Berruti); il cineasta del cinema dell'incomunicabilità, silenzioso e sempre in disparte; lo sceneggiatore (Roberto Herlitzka) di film drammatici di alto livello artistico, pessimista, saggio e cupo, disprezzante tutto ciò che lo circonda, sostenitore del bisogno degli sceneggiatori di divenire indipendenti dai registi e realizzare da sé la propria opera, oltre che della necessità del cinema di mostrare il tempo che passa inesorabilmente. È un mondo di vecchi quello dell'industria cinematografica italiana e i tre giovani protagonisti aspiranti sceneggiatori vi si ritrovano immersi, travolti e sballottati in varie direzioni dalla corrente degli interessi economici e dei vizi umani. Un'elite di veterani dello spettacolo che si detestano reciprocamente e tiranneggiano sui loro giovani protetti.
Tutto è eccessivo e irriverente, i personaggi stravaganti e caricaturali, il linguaggio spesso volgare. In fondo gli anni '90 di Notti Magiche si pongono temporalmente tra La dolce vita e La grande bellezza, altro film emblematico della decadenza della nostra società, testimoniando le differenze e la forte continuità tra i diversi decenni italiani. L'omaggio a Fellini è esplicito, ma Notti Magiche è ricco in generale di allusioni alla vasta storia del cinema italiano, a partire dall'artificioso e spiazzante interrogatorio in caserma durante le cupe ore notturne, palese rimando a Una pura formalità di Giuseppe Tornatore, con Gérard Depardieu e Roman Polanski. I tre giovani protagonisti, cinefili e inusuali, con la loro rapida amicizia e la condivisione di ogni momento, con le loro corse piene di passione e lo sguardo pieno di curiosità e desiderio di scoprire nuovi angoli della vita e dell'arte, con le loro discussioni artistiche nel salotto non possono non far pensare al folle e affascinante trio di The Dreamers di Bertolucci. In particolare spicca l'attrice Irene Vetere, in Notti Magiche dark e vulnerabile, ricca e malinconica, bella e intelligente, con molto di simile alla Isabelle di The Dreamers.
Un film che certamente divertirà in particolar modo i cinefili e tutti coloro che hanno quotidianamente a che fare con l'ambiente del cinema; ma Virzì non si vuole limitare alla satira o a una visione esclusivamente negativa del futuro: cerca di tracciare una ricerca verso un nuovo modo di fare cinema, un approccio che torni a coinvolgere gli spettatori e a rispecchiare la vita per quello che è: caos e imprevisto, tragedia e bellezza. In fondo basta affacciarsi dalla finestra e guardarsi attorno. Una deduzione a cui si arriva un po' forzatamente forse, in un epilogo non totalmente convincente, sospeso tra l'eccessiva ironia e il bisogno di lanciare un messaggio.
In Notti Magiche il fuoco dell'entusiasmo giovanile viene smorzato dal gelo dell'insensibilità e superficialità della classe dominante. Un invito quello di Virzì a una rigenerazione, a una nuova primavera del cinema italiano che non può che avvenire con il cambiamento e l'energia di un nuovo entusiasmo.
Corinne Vosa