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(CINEMA) - "1917" di Sam Mendes. (Ancora) niente di nuovo sul fronte occidentale

"1917" di Sam Mendes "1917" di Sam Mendes

1917
di Sam Mendes
Con George MacKay, Dean-Charles Chapman, Mark Strong,
Andrew Scott, Richard Madden
Gran Bretagna 2019

(Ancora) niente di nuovo sul fronte occidentale

I caporali Blake (Chapman) e Schofield (MacKay), di stanza con l’Ottavo battaglione inglese nel nord della Francia sono reclutati d’urgenza dal sergente Sanders (Daniel Mays) e portati al cospetto del generale Erinmore (Colin Firth) che affida loro una importantissima e pressoché suicida missione: dovranno, passando per la Terra di Nessuno, raggiungere la cittadina di Ecoust-Saint-Meine in mano ai tedeschi, di lì arrivare al bosco di Croisilles, dove è accampato il Secondo Battaglione Devon e consegnare al colonnello MacKenzie (Benedict Cumberbatch) un plico, recante l’ordine di fermare l’attacco che all’alba del giorno dopo avrebbe sferrato contro le truppe germaniche apparentemente in ritirata. In realtà i servizi segreti britannici, fotografando dall’alto la zona, avevano scoperto che la ritirata del nemico era un trucco e che i 1.600 soldati del Battaglione sarebbero annientati. Il fratello (Madden) di Blake è un tenente della Devon e lui si precipita fuori dalle trincee per salvarlo mentre Schofield – che ha moglie e due figli - è spaventato dalla pericolosità della missione e non lo rincuorano certo le pessimistiche previsioni del tenente Leslie (Scott) che, ubriaco, indicando il percorso per uscire dal reticolato che circonda la trincea, preconizza il loro non ritorno.  Fuori li aspetta uno scenario agghiacciante: fango, mota, acque nere a cielo aperto, cadaveri di uomini, mucche e cavalli. Arrivano, affamati e stremati ad una fattoria e lì Schofield può riempire la borraccia di latte, mentre Blake vede una battaglia tra due aerei inglesi ed uno tedesco; quando quest’ultimo colpito cade a terra e si incendia; Schofield vorrebbe sparare al pilota ferito ma Blake lo tira fuori dal velivolo in fiamme con il risultato di venire pugnalato e morire. L’amico spara al tedesco e lo uccide, poi in lacrime prende il plico, la piastrina e i pochi valori dal commilitone; in quel momento arriva un piccolo contingente di soldati guidato dal Capitano Smith, che ricompone alla meglio il corpo e fa salire Schofield su di un camion. Il viaggio è assai incidentato e il ponte che porta a Ecoust è crollato sotto le bombe. Il caporale deve perciò proseguire a piedi e Smith gli consiglia di consegnare il messaggio davanti a testimoni: il colonnello MacKenzie è un militare fanatico e potrebbe non interrompere l’attacco. E’ notte e Schofield, costantemente bersagliato dai cecchini nemici, è tra le rovine della cittadina francese e, scappando dai tedeschi, si rifugia in una casa abbandonata dove è nascosta una ragazza, Lauri (Claire Duburcq) che accudisce una neonata (Ivy- I Macnamara) che ha perso la mamma; la piccola viene sfamata con il latte preso alla fattoria ma lui deve correre al battaglione Devon. I tedeschi lo inseguono sparando e lui si butta in un fiume e, aggrappato ad un tronco, si lascia trasportare alla riva opposta. Arriva alle trincee inglesi quando un primo reparto è già partito all’assalto e, fendendo, un mare di soldati pronti alla carica, arriva al cospetto del colonnello che sta concertando la strategia con i suoi ufficiali e, quando legge il messaggio, è costretto ad obbedire ma maledice il povero caporale. Con lui si congratula invece il Maggiore Hepburn (Adrian Scarborough) che lo manda a rifocillarsi; lui però, prima di ripartire deve dare la triste notizia al Tenente Blake e chiedergli il permesso di adempiere alla promessa fatta all’amico in punto di morte: quella di scrivere alla loro madre. I due soldati si abbracciano.
La prima guerra mondiali ha ispirato molti film; alcuni (non a caso, per lo più girati negli anni’30 e ’40) epici: Il sergente York (1941) di Howard Hawks, I fucilieri delle Argonne (1940), Gli angeli dell’inferno (1930) di Howard Huges (supportato da James Whale e Edmond Goulding); altri comici: Charlot soldato (1918) di Charlie Chaplin, Il compagno B con Stanlio e Ollio ma per la maggior parte si tratta di film di denuncia degli orrori della guerra: All’ovest niente di nuovo (1930) di Lewis Milestone (da Remarque), Westfront (1930) di Georg Wilhelm Pabst, Orizzonti di gloria (1957) di Stanley Kubtick, i nostri La grande guerra di Mario Monicelli, Uomini contro (1970) di Francesco Rosi e Torneranno i prati (2014) di Ermanno Olmi, Per il re e per la patria (1964) di Joseph Losey, l’ironico Oh, che bella guerra (1969) di Richard Attenborough, Gli anni spezzati (1981) di Peter Weir, E Johnny prese il fucile (1971) di Dalton Trumbo fino al recente Joyeux Noel di Christian Carlon. Anche Mendes ha scelto quest’ultima strada, basando il film sui racconti del nonno milite inglese in quegli anni. Lui è un autore duttilissimo ma, sia che parli della crisi di un uomo di mezza età in American Beauty, sia che ambienti il plot tra i gangster, Era mio padre, soffonde sempre i suoi racconti di una disperante malinconia (riuscendo anche a trasmetterla al suo 007/Daniel Craig in Spectre e Skyfall). L’orrore della guerra era già stato il tema del suo Jarhead la cui frase finale- “Un uomo usa un fucile per molti anni e va in guerra. Dopo, torna a casa e vede che qualsiasi altra cosa faccia della sua vita, costruire una casa, amare una donna, cambiare il pannolino a suo figlio, rimarrà sempre un Jarhead (trad: testa di lattina, persona che può solo eseguire gli ordini, senza discuterli). E tutti i Jarhead che uccidono e muoiono, saranno sempre come me” – può attagliarsi alla dolorosa trasfigurazione dei personaggi di 1917. Il film è colmo di nomination agli Oscar, tecnicamente tutte meritate ma non gli è estraneo – a partire dal presentarsi come un finto piano-sequenza – un sapore di esercitazione cerebrale che – va detto – negli ultime partecipate ed intense sequenze nel Battaglione Devon (a partire dalla splendida, toccantissima ballata ottocentesca Wayfaring Stranger) scompare per lasciare posto ad una profonda drammaticità.

Antonio Ferraro

Ultima modifica il Domenica, 26 Gennaio 2020 21:33

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