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(CINEMA) - “PARTHENOPE” regia Paolo Sorrentino

Dario Aita, Celeste Dalla Porta e Daniele Rienzo in “PARTHENOPE” regia Paolo Sorrentino. Foto di scena Gianni Fiorito Dario Aita, Celeste Dalla Porta e Daniele Rienzo in “PARTHENOPE” regia Paolo Sorrentino. Foto di scena Gianni Fiorito

PARTHENOPE
regia Paolo Sorrentino
con Celeste Dalla Porta, Stefania Sandrelli, Gary Oldman, Isabella Ferrari, Silvio Orlando, Lorenzo Gleijeses, Peppe Lanzetta, Luisa Ranieri, Alfonso Santagata, Daniele Rienzo, Dario Aita, Francesca Romana Bergamo, Biagio Izzo, Nello Mascia 
sceneggiatura Paolo Sorrentino
montaggio Cristiano Travaglioli
fotografia Daria D’Antonio
scenografia Carmine Guarino
costumi Carlo Poggioli
costume Artistic Director Anthony Vaccarello per Saint Laurent
musiche Lele Marchitelli 
canzone originale E si’ arrivata pure tu” , di Valerio Piccolo. 
distribuzione Piper Film
produzione Fremantle, The Apartment Pictures, Saint Laurent Productions, Numero 10, Pathé 
durata 136 minuti 
uscita: 24 ottobre 2024

Lei, la bella Parthenope, è decisamente il mare, l’azzurro che diventa sempre più costante nel film, sempre più magico. Parthenope nasce infatti nell’acqua di Posillipo di fronte alla villa napoletana dove abita, in un contesto borghese e benestante ma non privo di problemi. Dalla nascita all’adolescenza è un salto, e la ragazza la si ritrova nel pieno della sua bellezza, della sua vita. Da diciottenne in poi Parthenope è sempre più scrutata dal regista Paolo Sorrentino, sempre più ammaliato e colpito da lei che rappresenta in fondo tutta la sua città, nelle sfumature più accese e in quelle più ombrose. Il film è grandiosamente contemplativo, come la vita della ragazza, e intriso di accadimenti di ogni tipo. I rapporti con il fratello, con i semi-fidanzati mai cercati, gli incontri con un grande scrittore, quelli fugaci con l’uomo di successo che arriva dall’elicottero, il professore universitario, e la sua vita scorre velocissima. Eppure in tutto questo ci si può soffermare, a estasiarsi anche nelle più difficili immaginazioni. E’ un altro grande film, questo di Sorrentino, dove ci si perde nei pensieri più belli o disparati eppur quotidianamente reali, nell’immensità del mare di Napoli, in quell’azzurro dell’acqua che è sempre mistero, e non ultimo in quel formato di cinemascope di generazione 3.0 che avvolge lo spettatore, lo abbraccia totalmente. Parthenope è curiosa, vien voglia di scoprirla sempre più e ciò fortunatamente Sorrentino lo fa succedere minuto dopo minuto. Parthenope, personaggio, e film, è un insieme di sentimenti scardinati e presentati, quasi a dover riconoscersi in uno dopo l’altro: la bellezza, la consapevolezza della stessa, la giovinezza vissuta curiosamente, il dovere e il piacere, i sani incontri e quelli meno sani, che fanno pur parte della vita, e del tempo che corre via. Ed è doveroso, assoluto dire che questo è cinema puro, bellezza esagerata che illumina, un ennesimo esempio di come il cinema, se viene incontrato da un genio, un visionario, possa elevarsi a vette altissime. La storia frammentata negli anni della ragazza è totalmente personale ma al tempo stesso riguarda tutti, e riguarda la bellezza nel suo significato più ampio. Che significa, naturalmente, anche i piccoli grandi baratri in cui si annaspa o si cade. E poi Parthenope è Napoli, integralmente Napoli e a sua volta è il mondo che viviamo, personaggi vinti e vincenti, anfratti umani. E il cinema, il grande cinema di Sorrentino ne ferma moltissimi di questi anfratti. Fino ai resosconti finali, al mistero svelato dal professor Marotta (Silvio Orlando) sul significato esemplare dell’antropologia, e a quello dell’amore per il figlio, con certi enigmi altrettanto degni di un’altra grande bellezza che va oltre quel film, sospesa, rarefatta, magnifica. Celeste Dalla Porta è bravissima nel ruolo di Parthenope, una vera scoperta al suo primo ruolo cinematografico, dove regge magnificamente anche i primi piani, e dove la sua recitazione asciutta rende molto. Tante le scene e i personaggi da ricordare, efficaci le musiche di Marchitelli, come i costumi di Poggioli, ma non si può citarle, il film va visto, scoperto tutto, bisogna riuscire a immergersi e non è difficile. Mi piace però citare l’interpretazione di Peppe Lanzetta, il vescovo, e di tutto quel mondo che con lui sullo schermo si vive. Ottimi sono anche Alfonso Santagata, l’armatore, Lorenzo Gleijeses, il padre di Parthenope, Gary Oldman, lo scrittore e Isabella Ferrari, che fa Flora Malva, attrice sempre avanti e sempre sorprendente. Un film assolutamente da vedere, direi anche da rivedere. Non so se è il più bel film di Sorrentino ma certamente siamo lì in quella zona. E quella sua visionarietà è sempre più infallibile.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Martedì, 12 Novembre 2024 11:01

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