mercoledì, 04 dicembre, 2024
Sei qui: Home / Recensioni / CINEMA / (CINEMA) - “SQUALI” regia Alberto Rizzi

(CINEMA) - “SQUALI” regia Alberto Rizzi

"Squali", regia Alberto Rizzi "Squali", regia Alberto Rizzi

SQUALI
regia Alberto Rizzi
con Mirko Artuso, Stefano Scherini, Diego Facciotti, Maria Canal, Gregorio Righetti, Alessandro Apostoli e con la partecipazione di Sara Putignano, Chiara Mascalzoni, Giovanna Scardoni, Astrict Lorenzo, Francesca Sartore
soggetto e sceneggiatura Alberto Rizzi
montaggio Gianluca Scarpa e Steve Flamini
fotografia Michele Brandstetter
scenografia Anna Pieri
costumi Roberto Corona
musiche originali Gian Luigi Carlone
trucco e acconciature Julia Piearcey
suono Davide Saggioro, Matteo Bendinelli, Filippo Barracco
aiuto regia Daniele Zen
direttore di produzione Pietro Mascalzoni
produttori esecutivi Mattia Conati, Annamaria Onetti
produzione Magenta in collaborazione con Ippogrifo Produzioni
prodotto da Andrea Moserle, Mattia Conati
durata 107 minuti 
uscita: 12 novembre 2024 

Secondo lungometraggio di Alberto Rizzi, già nome conosciuto teatralmente per i numerosi lavori portati in scena con la sua Ippogrifo Produzioni, Squali (liberamente ispirato al dostoevskijano I Fratelli Karamazov) è ambientato nell’affascinante paesaggio della Lessinia qui ripreso nella stagione autunnale, ombroso e talvolta inquieto. Del resto la storia narra di tre fratelli, più sorellastra, e dei loro confini mentali nei rapporti familiari (e non solo), soprattutto quelli col padre Leone, personaggio di un certo disorientamento per usare un eufemismo, in cui non si fa fatica a riconoscere turbe, ahinoi, viste e riviste in certi ambienti e in altrettanti contesti. Dunque, sono le introspezioni di ognuno a essere messe in mostra, i finti rapporti positivi quando non dichiaratamente palesi, di disprezzo uno verso un altro. Il tutto, appunto, nella Lessinia, mai rappresentata in un film, e qui il regista ne va giustamente fiero, che si porta dietro tutte le ombre di una stagione dormiente che si spinge verso l’inverno, che ha il suo fascino di sicuro e che qui volutamente non traspare. E’ un po’ la saga dei Camaso, comunità problematica per vari motivi, una specie di reunion familiare che intreccia storie per nulla esaltanti, a partire proprio da Leone. Quattro fratelli, Demetrio, Ivan, Alessio e Sveva, e lui, il patriarca comandante. Attorno a loro si muovono personaggi richiamanti storie di un tempo, come la Santa, consigliera muta e venerata di Alessio, seminarista in confusione. Tra eredità pretese, rapporti interpersonali al limite della decenza e comunque privi di una certa umanità, visto che si è tra congiunti, la storia si dipana piano e si apre a numerosi avvicendamenti, che invito a scoprire andandolo a vedere. Certo, l’odio dei variopinti fratelli per Leone accomuna un po’ tutti, e questo è significativo, e ciò sfocia nel finale, drammaticamente rassegnato. Lo spaccato di queste vite sbandate rispecchia un certo modo di vivere di alcune comunità che da certi contesti non si scostano, anzi ne rimangono vittime predestinate. E’ una provincia complicata e fuori dal mondo, potremmo dire, che tira fuori altri personaggi, la Crucca, pseudo amante di Leone, per soldi, Strie pronte a risolvere una maternità annunciata, il Riccio, amico di famiglia, l’omino del cinema nella baracca e altri ancora, probabilmente tutti alla ricerca di una più vera e sana identità. O forse, destinati a una non vita, a non scoprire il mondo al di fuori. Gli ingredienti sono tanti e tutti da assaporare lentamente, e Rizzi li mette sul piatto e li dispensa allo spettatore con abilità. I disagi della famiglia sono evidenti, è pur sempre per tutti un cercare di fuggire da responsabilità, a ognuno la sua, magari riuscendo a riscattarsi in qualche modo, con qualche piccolo colpo di testa, qualche azione non proprio del tutto convinta. La carità cristiana di Alessio inizia a vacillare, il sentimento e il sesso si mescolano, la visione religiosa è presente e pronta a risanare le anime perdute, sulla carta, eppure a qualcuno di loro non manca l’aspirazione, il provare ad elevarsi. Non manca un omaggio al cinema, a I pugni in tasca di Marco Bellocchio, alla stessa sala dove i film si proiettano (deliziosa la scena del cinema in montagna dentro una piccola baracca. I personaggi squali sono e tali rimangono, nonostante gli eventi cambino e un paio di anni dopo li si ritrova in circostanze evolutesi che non voglio spoilerare. Alberto Rizzi, che fa anche un cameo, dirige benissimo la storia, le riprese sono di grande raffinatezza con diversi richiami cinematografici e d’arte (mi viene in mente Wenders e la letteratura handkiana, solo per citarne qualcuno). Gli attori, praticamente tutti o quasi d’esperienza teatrale rendono bene i tratti anche minimal, come la magnetica Chiara Mascalzoni, la Santa, Diego Facciotti, Ivan e Gregorio Righetti , Alessio. Con loro, bene anche Maria Canal, Sveva, Francesca Sartore, Lisa, Sara Putignano, la Crucca, e Astrict Lorenzo, Flor. Mirko Artuso è Leone e ci mette tutta l’esperienza e la recitazione a più livelli, sondando e restituendo il personaggio in un modo completo, cinico.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Venerdì, 22 Novembre 2024 17:33

About Us

Abbiamo sempre scritto di teatro: sulla carta, dal 1946, sul web, dal 1997, con l'unico scopo di fare e dare cultura. Leggi la nostra storia

Get in touch

  • SIPARIO via Garigliano 8, 20159 Milano MI, Italy
  • +39 02 31055088

Questo sito utilizza cookie propri e si riserva di utilizzare anche cookie di terze parti per garantire la funzionalità del sito e per tenere conto delle scelte di navigazione. Per maggiori dettagli e sapere come negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie è possibile consultare la cookie policy. Accedendo a un qualunque elemento sottostante questo banner si acconsente all'uso dei cookie.

Per saperne di più clicca qui.