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ARIA - coreografia Emiliano Pellisari e Mariana Porceddu

"Aria", coreografia Emiliano Pellisari e Mariana Porceddu. Foto Manuela Giusto "Aria", coreografia Emiliano Pellisari e Mariana Porceddu. Foto Manuela Giusto

coreografia Emiliano Pellisari e Mariana Porceddu
Arie barocche nell'aria
No Gravity Dance Company
Costumi Daniela Piazza
Danzatori/Acrobati Antonella Perazzo, Eva Campanaro, Camilla Gesualdi
Song Nai Long, Francesco Saverio Cifaldi, Giuseppe Liuzzo
Roma Barocca Ensemble:
Violini Prisca Amori, Corrado Stocchi – Violoncello Matteo Scarpelli
Flauto e oboe Carolina Pace - Tiorba e chitarrina Stefano Maiorana – Clavicembalo Lorenzo Tozzi
Lorenzo Tozzi, direttore al clavicembalo
Susanne Bungaard, soprano / Angelo Bonazzoli, sopranista
Esecuzione musicale dal vivo
Teatro Municipale, Piacenza, 26 febbraio 2017

www.Sipario.it, 27 febbraio 2017

Voci, corpi ed intrecci barocchi di natura complessa

Aria è un susseguirsi di quadri scollegati tra loro con il solo collante del barocco italiano. Uno spettacolo per certi versi colto, a partire dalla musica ben eseguita ed interpretata con maestrìa dal vivo, incentrata dal suddetto periodo in cui viene espresso un linguaggio raffinato tale da rendere pregevole l'intento. No Gravity Dance ha indagato la visione sperimentale, tra arte ed arte, proponendo una ricerca sull'invenzione, sul gusto, sulla bellezza ed il sogno inteso più come canone estetico rispetto ad un'autentica narrazione. Certamente Pellisari e Porceddu hanno geometricamente disegnato un'alchimia di spazi nelle figure, suscitando apprezzamento per la perfezione tecnica, rigore e disciplina nell'intento manifesto di cogliere in stupore lo spettatore. La proposta novità di un movimento inedito, intenso, libero da codici e canoni supportata dagli ottimi performer, dalla scelta dei costumi di antica memoria cortigiana, dagli architettonici tagli di luce e dalle composizioni musicali, tra accenti leggeri e intenzioni serie, denota uno "studio produttivo" accurato, il quale suggerisce ambientazioni e situazioni disparate, dallo Stabat Mater di Pergolesi alla Farfalletta di Vivaldi passando dalla Follia di Corelli o all'Orfeo di Monteverdi. Suddiviso in due tempi l'allestimento però appare monocorde, pur nel trionfo dei colori e alla decisa reazione verso l'artificiosità del manierismo, rimanda in buona parte a cattedratici concetti. L'operazione in sé assume una connotazione votata alle dinamiche atletiche e all'energia fisica, accentuando l'effetto drammatico delle opere mediante i forti contrasti tra chiari ed ombre, angolazioni, stoffe, sospensioni, curve fluttuanti ed elementi decorativi degli artisti verso un'"assenza di peso" che determina la caduta libera dei corpi danzanti. L'incontro tra la disciplina coreutica/atletica e le arie del barocco si pone in netto contrasto tra l'evidente semplicità del messaggio musicale e la complessa molteplicità dei contenuti racchiusi al contempo nello stesso messaggio, che invita ad un'attenta, necessaria e approfondita preparazione musicale per chi si appresta alla visione. "Aria" oscilla perennemente tra la stilizzazione colta e il clima cameristico in cui trova spazio anche l'ironia divertita ma la difficoltà nel recepire la totalità concettuale del repertorio pone un "limite" allo spettatore impreparato sull'assoluta conoscenza dei ritmi e dei temi musicali al fine di poter godere appieno dell'effetto interpretativo del periodo artistico storico-culturale. Pellisari e Porceddu hanno ricreato la giusta atmosfera, esponendo e miscelando alle coreografie il movimento baroccesco per mezzo di vitalità, trazione ritmica e a tratti emotiva dando, però, all'insieme una connotazione dove le differenti maschere vengono in alcuni quadri private della tensione costante e marcate da indugio pur generando nell'impianto produttivo finale ammirazione ed applausi.

Michele Olivieri

Ultima modifica il Lunedì, 27 Febbraio 2017 20:55

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