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LA BELLA ADDORMENTATA - coreografia Jean-Guillaume Bart

Susanna Salvi ne "La bella addormentata" di Jean-Guillaume Bart. Foto Yasuko Kageyama Susanna Salvi ne "La bella addormentata" di Jean-Guillaume Bart. Foto Yasuko Kageyama

Musica di Pëtr Il'ič Čajkovskij
Balletto in un prologo e tre atti
Direttore Nicolas Brochot
Coreografia Jean-Guillaume Bart
Assistente coreografo Patricia Ruanne

Scene e Costumi Aldo Buti

Luci Mario De Amicis

Interpreti principali

Marianela Nuñez (15 e 16 settembre)

Vladislav Lantratov (15 e 16 settembre)

Susanna Salvi (18, 20, 21 e 23 settembre)

Claudio Cocino (18, 20, 21 e 23 settembre)

Flavia Stocchi (19 e 22 settembre)

Michele Satriano (19 e 22 settembre)

Orchestra, Étoile, Primi Ballerini, Solisti e Corpo di Ballo del Teatro dell'Opera di Roma
Allestimento Teatro dell'Opera di Roma

Roma, Teatro dell'Opera di Roma dal 15 al 23 settembre 2018

www.Sipario.it, 25 settembre 2018

Che gli archetipi s'impossessino di noi ed intridano la vita affinché si torni a nutrirci di quelle immagini. Esse non saranno mere fantasticherie, ma fenditure da imboccare con coraggio per forare quello spazio dove si è prigionieri e respirare un'aria tersa, pura, libera. Ciò e non altro è l'esistenza. Non v'è insegnamento diverso e più profondo da apprendere. Solo le fiabe lo tramandano senza vanificarlo.
E questa Bella addormentata, coreografata magnificamente da Jean-Guillaume Bart, ci inizia a tale sapienza. Ad apertura di sipario ecco svettare davanti agl'increduli occhi degli spettatori le sfolgoranti scene di Aldo Buti. Esse abbondano di particolari ma sanno rendere l'insieme. Lo sguardo non sa dove concentrarsi. Su d'una tinta? Su un minuscolo ornamento? O sullo sfondo dai toni simili all'oro illuminato da un sole sul far dell'alba? Non si può scegliere. Alternatamente si osserva ogni cosa rappresentata e il suo dettaglio; e si percorre la prima via per abbandonarsi al lumeggiare della fiaba: interrompendo ogni pensiero, qualsiasi ragionamento. Per tutta la durata dello spettacolo, nulla occuperà la nostra mente.
Ma questa scenografia non è solo luminosa. Non può. Come dimenticarsi del male, del lato oscuro che attanaglia l'esistere? Ecco, allora, che le scene si offuscano. E qui avviene il miracolo: esse non si abbuiano del tutto. Sono fosche quando vi è la perfida fata Carabosse, ma sempre permane un quidquid di lucore. E torna alla mente un aforisma di Kafka che così recita: "Il male è il cielo stellato del bene". Non assenza di luce, ma sua polarità.
E così si spiega anche il ruolo che l'antagonista della Bella Addormentata cajkovskijana assume nell'idea di Bart: non più accidente, episodio che turba un'armonia da ricuperare. Ma suo elemento intrinseco, inevitabile. Sicché eccola danzare, con levità, da un lato all'altro del palco. È la bravissima Annalisa Cianci a donare le sue eleganti movenze a Carabosse: esse sono crudeli, spietate, ma non grevi. Attraversano il mondo, ma senza sostarvi.
Luminosa è la principessa Aurora di Susanna Salvi: colma di grazia, d'essa strabordante. In veste di color argento niveo, i suoi passi di danza lasciano per il palco una scia simile a quella d'una cometa. E tutto illumina. Anche la noiosa e bigia esistenza del Principe Desiré, amareggiato perché in vita sua non ha incontrato il vero amore. E Claudio Cocino rende tale stato d'animo con movenze eleganti ma poderose. Egli spicca salti e compie volute che con fermezza tornano a terra. E il corpo diviene statuario.
Ma non appena la fata dei Lillà (una Marianna Surino dalla vezzosa e scintillante plasticità) suscita in lui l'immagine della bella Aurora che dorme un profondo sonno simile alla morte, ecco un chiarore che tutto l'investe e trasmuta le sue movenze facendole rassomigliare a vivaci arabeschi.
Una Bella addormentata da fiaba, che ha incantato. Grazie anche ad una direzione d'orchestra meravigliosa affidata al sapiente gusto di Nicolas Brochot.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Giovedì, 27 Settembre 2018 09:26

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