30th Anniversary Program
Play and Play: An evening of Dance and Music
Coreografia: Bill T. Jones
Luci: Robert Wierzel
Costumi: Liz Prince, Interpreti: La Compagnia
Musica interpretata da Roma Tre OrchestraSpent Days Out Yonder (2000)
Continuous Replay (1977, rimontata Bill T. Jones nel 1991)
Coreografia: Bill T. Jones e Arnie Zane
Interpreti: La Compagnia, Erik Montes nel ruolo dell'orologio
Musica composta e arrangiata da Jerome Begin, dal Quartetto per archi Op. 18, No. 1 e Quartetto per archi Op. 135 di Ludwig Van Beethoven
D-Man in the Waters (1989, rimontata nel 1998)
"In a dream you saw to survive and you were full of joy"- Jenny Holzer
Musica: Felix Mendelssohn
La Compagnia: Antonio Brown, Talli Jackson, Shayla-Vie Jenkins, LaMichael Leonard Jr., I-Ling Liu, Erik Montes, Jennifer Nugent, Joseph Poulson e Jenna Riegel
Auditorium della Conciliazione, all'interno del Romaeuropa Festival, 12-13 ottobre 2012
Per festeggiare i trent'anni di carriera di Bill T. Jones, coreografo afro-americano fra i più significativi della danza contemporanea, il Romaeuropa Festival gli dedica due appuntamenti, e il pubblico risponde con grandi ovazioni. Il primo dei due spettacoli proposti vede in scena la Bill T. Jones/Arnie Zane Dance Company, nove sublimi danzatori, dai corpi flessuosi energici e precisi. Play and Play: an evening of movement and music è il titolo della serata e quell'end non sta solo a informarci che saremo allietati non da una, ma da più brevi pièces. Vuole suggerire il tempo che passa, e si ripete: uno spettacolo e un altro, un anno e un altro, anno dopo anno, spettacolo dopo spettacolo. E infatti la serata è una riflessione su questo passaggio (che modifica le cose, i linguaggi) attraverso tre spettacoli in cui musica e movimento sono incontrastate protagoniste. Mozart, Mendelssohn e Beethoven eseguiti dagli archi e dagli strumentisti della Roma Tre Orchestra, dialogano con i danzatori della Bill T. Jones/Arnie Zane Dance Company.
Sulle note di Mozart apre la serata Spent Days Out Yonders, astrazione, puro piacere visivo. Quindici minuti di respiro profondo contrappuntato da brevi sospensioni di fiato, come attimi di stupore: i danzatori attraversano lo spazio con passo lento e fluido, danno vita a tutti i piani della scena, fino al singhiozzo di un arresto. Per poi riprendere il moto sinuoso e morbido. Allo stesso modo, su uno sfondo pastello e illuminati da luci soffuse, si stagliano netti i corpi scolpiti, e le onde delle colonne vertebrali si infrangono su spigoli di gomiti e gambe.
Continuous Replay, fitta rete di movimenti ricorsivi sulle musiche di Beethoven (rielaborate da Jerome Begin) è dei tre lo spettacolo più narrativo. Senza smettere mai di esaltare movimento e coreografia parla dell'umanità, della sua evoluzione e, forse, della sua involuzione. D-Man in the waters chiude la serata: di nuovo danza pura in cui la corrispondenza tra le note di Mendelssohn e i movimenti dei danzatori sono così intime da apparire imprescindibili.
La perfezione coreografica è il tratto distintivo di questi lavori di Bill T. Jones. E se è vero che circolare è la forma della perfezione, così è il movimento del percorso di questo artista. Un cerchio preciso come quello di Giotto, ma il coreografo impiega trent'anni a tracciarlo: ogni punto è uno spettacolo. Provocatori i primi, postmoderni, impegnati, teatrali. Finché, dopo essersi spinto più in là possibile, ora, riuscendo a non ripetersi, a non ripercorrere, identici, i propri passi, si volta indietro. D-Man in the waters e Continuous Replay sono pezzi di repertorio, rielaborati, in cui il dato estetico prevale su quello semantico e si fa più articolato: quella che oggi in Continuous Replay è una complessa coreografia per nove danzatori, era originariamente (nel 1977) un assolo. Il significante ha la meglio sul significato, e in qualche modo Bill T. Jones, chiudendo il cerchio, si ricongiunge alla già superata tradizione, quella del balletto classico.
Bruna Monaco