mercoledì, 19 marzo, 2025
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DEEPSTARIA – coreografia Wayne McGregor

“Deepstaria”, coreografia Wayne McGregor. Foto Ravi Deepres “Deepstaria”, coreografia Wayne McGregor. Foto Ravi Deepres

Company Wayne McGregor
Ideazione, regia, coreografia e design Wayne McGregor
Scene Benjamin Males
Costumi Ilaria Martello
Luci Theresa Baumgartner
Gioielli Hannah Martin
Composizione musicale Nicolas Becker e LEXX
Powered by Bronze
Drammaturgia Uzma Hameed
Direttore delle prove Odette Hughes
Collaboratore luci Ben Kreukniet
Coreografia danzata e originariamente creata con Rebecca Bassett-
Graham, Naia Bautista, Salvatore De Simone, Jordan James Bridge,
Chia-Yu Hsu, Hannah Joseph, Jasiah Marshall, Salomé Pressac,
Mariano Zamora González
Coprodotto da Montpellier Danse – Francia, Spoleto Festival dei
Due Mondi – Italia, Pfalzbau Bühnen – Ludwigshafen Germania,
Sadler’s Wells Theatre – Londra UK
Co-commissionato da West Kowloon Cultural District, Hong Kong
Con il supporto di Harlequin Floors, Target 3D, British Council
parte del Progetto UK/France Spotlight on Culture 2024 Together
We Imagine
Si ringrazia Centre for Creative and Immersive eXtended Realities,
University of Portsmouth
Visto il 13 Novembre 2024, Teatro Comunale Pavarotti-Freni, Modena

www.Sipario.it, 16 novembre 2024

DEEPSTARIA: La nuova creazione di Wayne McGregor 

Al Teatro Comunale di Modena, Wayne McGregor ha guidato il pubblico in un viaggio rarefatto verso un luogo poco conosciuto: il mondo nascosto della Deepstaria enigmatica, una medusa degli abissi. Con DEEPSTARIA, McGregor e la sua Company Wayne McGregor hanno portano sul palco un’interpretazione di queste creature marine misteriose, abitanti di un luogo senza luce, dove la densità dell’acqua si unisce a un silenzio immenso, e ogni movimento si fa lento, vischioso, quasi ipnotico. Lo spettacolo, all'incrocio tra il corpo umano e l’immaginario degli abissi, ha trasformato il palco in un’esperienza sensoriale in cui il movimento e la musica si mescolavano alla luce per immergere il pubblico in una performance che si fa quasi un abisso emotivo in cui perdersi. Dai primi passi i danzatori sembravano liberi dalla gravità, abbandonati a una lentezza che amplificava il gesto trasformandolo. I passi di danza richiamavano onde lente che scandivano la coreografia e risuonavano come il movimento di una creatura marina che risale a fatica dal fondo. McGregor ha costruito un linguaggio corporeo di lente trasformazioni, un flusso continuo di braccia che si allungavano, di busti che si curvavano, di corpi che fluttuavano e s’incontravano, creando e dissolvendo figure e intrecci. I movimenti dilatati, precisi, evocavano un mondo dove ogni azione sembrava seguita da una scia, da un'eco. I danzatori non si sono limitati a interpretare forme ma si sono fatti parte di un’onda, di una corrente che, lenta e inesorabile, li trascinava verso un centro invisibile. McGregor ha lasciato che ogni gesto diventasse un tassello di una composizione dove i corpi si muovono come liquidi, in una fusione perfetta tra fisicità e spazio circostante. In DEEPSTARIA i danzatori sembravano sospesi in una dimensione senza tempo, che esisteva solo lì, in quell’attimo in cui il movimento scivolava interminabile. La scenografia luminosa disegna i contorni di questo mondo con delicatezza e cura, come se il palco si trasformasse in un fondale traslucido. Le luci non illuminano ma evocano. Il design luminoso ha accompagnato la coreografia con bagliori che non rivelavano mai completamente i corpi ma ne suggerivano i contorni, creando una danza di ombre e trasparenze, giocando con le silhouette dei danzatori, mentre tonalità fredde di blu e grigio si trasformavano in verdi e violacee, come un fondale che muta con il passaggio di un’ombra. Bagliori improvvisi e riflessi morbidi hanno accompagnato i movimenti come una corrente, mentre i fasci luminosi, leggeri e penetranti, diventavano parte della coreografia, trasformando il palco in un luogo immerso in una profondità rarefatta. La luce filtrava i movimenti con un’intensità che era contemporaneamente fredda e viva, avvolgendo i corpi e portandoli oltre la materia, quasi fossero anime marine. La colonna sonora di Becker e LEXX ha creato un paesaggio sonoro che sembrava provenire da un luogo che si colloca tra le profondità marine e i confini della nostra percezione uditiva. I suoni, spesso ridotti a frequenze basse e pulsanti, ricordavano ora il battito del cuore, ora un rumore incessante. Non c’era melodia, ma una serie di texture sonore che si stratificavano e si dissolvevano, unendo elementi organici e sintetici in un equilibrio instabile e affascinante. Gli spettatori sono stati immersi in un tappeto sonoro fatto di sibili, scricchiolii, risonanze metalliche e riverberi profondi. È stata un’esperienza fisica tanto quanto uditiva: il suono riempiva la sala e sembrava avvolgere non solo i danzatori, ma anche il pubblico, amplificando il senso di sospensione e vertigine. Questa organicità si intreccia con l’elettronica, che introduce tonalità sintetiche e glitch digitali che spezzano l’illusione naturale, suggerendo una dimensione tecnologica e artificiale. Elemento distintivo di questa colonna sonora è stato l’uso del silenzio come strumento compositivo. In diversi momenti dello spettacolo, il suono si ritraeva, lasciando lo spazio al respiro dei danzatori e al fruscio dei loro movimenti. Questi silenzi, lungi dall’essere vuoti, sono stati carichi di tensione, come se qualcosa stesse per emergere dall’oscurità, e poi, quando il suono ritornava, lo faceva con bassi potenti che vibravano nelle profondità del petto, frequenze acute che perforavano il silenzio. Becker e LEXX non hanno creato solo una colonna sonora, ma un elemento scenico vero e proprio, che interagiva con i corpi e con le luci. In alcuni momenti, i suoni sembravano reagire direttamente ai movimenti dei danzatori, come se fossero stati generati dal loro passaggio nello spazio. In altri, il suono guidava la scena, suggerendo traiettorie che i danzatori seguivano, come se fossero trascinati da una corrente sonora. DEEPSTARIA non è uno spettacolo da guardare ma un mondo da attraversare. McGregor, maestro della sperimentazione e della ricerca sul movimento, ha costruito una dimensione che invita il pubblico a perdersi in un tempo dilatato, in uno spazio che sembra non seguire le leggi della gravità e la danza diventa sensazione, immersione, e mistero. 

Giulia Clai

Ultima modifica il Lunedì, 02 Dicembre 2024 12:29

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