Coreografia e regia di Michela Lucenti
drammaturgia di Maurizio Camilli, Emanuela Serra
con Fabio Bergaglio, Leonardo Castellani, Giovanni Fasser, Confident Frank, Michele Hu, Thybaud Monterisi, Carla Vukmirovic
disegno luci di Stefano Mazzanti
musiche originali e disegno sonoro dal vivo di Thybaud Monterisi
costumi di Chiara Defant
assistenza alla coreografia Alessandro Pallecchi
assistenza alla messa in scena, Giulia Spattini
produzione di Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Balletto Civile, Oriente Occidente con il sostegno di SCARTI
Centro di Produzione Teatrale d’Innovazione – Progetto Habitat, 18 ottobre 2024
Piace partire dalla monografia, pubblicata da Luca Sossella Editore, curata da Stefano Tomassini che riunisce i tre testi: Les fleurs, Loose Dogs ed Eclissi di Balletto Civile, sotto il comune titolo Maledetti quei fiori. Scritture e immagini per l’«autunno delle idee». Tommassini e con lui Fondazione Teatro Emilia Romagna fanno opera meritoria di documentazione di una prassi non abituale per la scena italiana: la costruzione di una drammaturgia coreutica che coniuga senza disequilibri parole e movimento. Non è nuovo l’ensemble Balletto Civile a questa azione e non solo perché le sue origini sono teatrali. Come non ricordare la Trilogia del Balarin dell’Impasto, a metà anni Novanta al festival Santarcangelo dei Teatri, diretto da Leo De Berardinis? Allora Michela Lucenti e Alessandro Berti raccontavano dell’esperienza desituante, in una famiglia borghese, dell’aver un figlio ballerino. Venendo in tempi più recenti, si crede che la forma più compiuta e l’inizio di uno stile della scrittura di un testo per la danza arrivi con Brennero Crash, in cui movimento e racconto erano tutt’uno. Su questa eredità creativa si crede di dover leggere non solo il volume di Tomassini, ma anche l’ultimo tassello in ordine di tempo della produzione di Balletto Civile che affonda le mani e i corpi nella realtà per poi astrarli e, a volte, sublimarli in un’immagine stuporosa di energie che danzano e chiedono con prepotenza di essere e di esistere. Ed è questo in fondo che accade in Eclissi, il racconto urlato di un gruppo di giovani che alla fine di una lunga notte di festa si trova sospeso in un’atmosfera irreale, quell’atmosfera di congelata attesa che si respira durante un’eclissi. È in questo tempo pausato che si muove il racconto coreutico e verbale messo in atto da Lucenti, dialoghi o monologhi di anime eccitate e sbattute qua e là dal tempo e dal desiderio. Che cosa rimane di quell’Eclissi tanto fugace come le parole che dicono gli attori danzatori? Come spesso accade in Balletto Civile rimane impressa l’energia del fare e del muoversi, il raffinato ed eterogeneo gusto estetico, la bellezza dei corpi e delle composizioni coreutiche, la danza che muove e smuove, le parole che suggeriscono il movimento, un movimento che si riassume in una parola gettata lì, ma destinata a risuonare nel cuore del danzatore così come in quello dello spettatore. In Eclissi è come se Michela Lucenti e la drammaturgia di Maurizio Camilli ed Emanuela Serra ci offrissero degli spezzoni di vita e di passioni rubate nell’oscurità gelida di un’eclissi e chiedessero a noi di ricomporre quelle vite di ragazzi che si agitano e dicono di loro, in cerca di un racconto coerente da comporre, ma forse impossibile da narrare. E noi stiamo lì, costretti ad accontentarci di brandelli di parole e di corpi attraversati da fremiti di vita, destinati ad eclissarsi nel mondo dell’insignificanza. Nicola Arrigoni