balletto romantico in due atti, libretto Jules-Henry Vernoy de Saint-Georges, Théophile Gautier e Jean Coralli
musica di Adolphe Adam
coreografo Rafael Avnikjan, da Jean Coralli, Jules Perrot e Marius Petipa
scene Juan Guillermo Nova, costumi Luca DallʼAlpi, luci Pascal Mérat
personaggi ed interpreti: Giselle Catarina de Meneses, Albrecht, Duca di Slesia Ionut Dinita (Ion Breahna), Hilarion, il guardiacaccia Ion Breahna, Bertha, madre di Giselle Evgenija Koškina, Wilfrid, lo scudiero di Albrecht Sytze Jan Luske, Duca di Courland Vasilij Kuzkin, Bathilda, la fidanzata di Albrecht Ines Petek, Myrtha, Regina delle Villi Tetiana Svetlična (Beatrice Bartolomei), Pas de Deux dei contadini: Tetiana Svetlična, Yuya Omaki, Amiche di Giselle: Mina Radaković, Beatrice Bartolomei, Tijuana Hudernik Križman, Tea Bajc, Monja Obrul, Yelizaveta Kuznetskova (Nuša Urnaut), Valse: Olesja Hartmann, Satomi Netsu, Monja Obrul, Branka Popovici, Nuša Urnaut, Mina Radaković, Tea Bajc, Mirjana Šrot, Beatrice Bartolomei, Yelizaveta Kuznetskova, Manca Strmčnik, Klara Strmčnik, Contadine: Nuša Urnaut, Klavdija Stanišić, Adriana Cioata, Metka Masten, Satomi Netsu, Mirjana Šrot, Ines Uroševič, Manca Strmčnik, Klara Strmčnik, Contadini: Mircea Golescu, Tomaž Golub, Vranaričič Maro, Alexandru Pilca, Lucio Mautone, Christopher Thompson, Aleksandar Trenevski, Matteo Magalotti, Matteo Beeckman, Villi (secondo atto): Olesja Hartmann Marin, Monja Obrul, Satomi Netsu, Mirjana Šrot, Tea Bajc, Ines Uroševič, Nuša Urnaut, Branka Popovici, Yelizaveta Kuznetskova, Lana Druškovič, Manca Strmčnik, Klara Strmčnik, Naja Kapun*, Tiana Dolenc*, Ela Nerat*, Pia Capl*, Greta Hrastak*, Gaia Štromajer*, Ivana Borovšak*, Due Villi (Zulma e Moyna): Beatrice Bartolomei, Mina Radaković, (Monja Obrul, Yelizaveta Kuznetskova) Cortigiani (primo atto): Galina Čajka, Cleopatra Purice, Lana Druškovič, school ensemble*, Vadim Kurgajev, Gabriel Marin
*Studenti del Conservatorio di Danza e Musica di Maribor
al teatro Ponchielli, Cremona, 25 gennaio 2025
Giselle del Balletto di Maribor è esemplare nel suo compiersi sia per il testo (il balletto in sé) che per il contesto che solo apparentemente è localistico. Il fatto che Giselle – l’esempio massimo della tradizione ballettistica – abbia aperto la rassegna La Danza del Ponchielli di Cremona nata come spazio della contemporaneità la dice lunga. La tentazione del classico nel cartellone del teatro di tradizione di Cremona è ricorrente ed eredita l’uso – un tempo – di chiudere il cartellone della lirica con un balletto classico, al tempo affidato alla Compagnia della Scala o alle compagnie in cui si trovava ad agire Carla Fracci. Questa premessa per dire che leggere Giselle del Balletto di Maribor vuol dire cercare di dare lettura ad un bisogno di certezze, di sogni, ovvero confrontarsi con il mito del tutù, della storia narrata, degli amori infranti e delle leggende popolari. Il balletto classico collima con la possibilità – per una serata – di lasciar fuori la contemporaneità e concedersi l’illusione della fiana, in cui l’amore è quello per il principe azzurro, anche se in Giselle ad avere la peggio è proprio l’amore e l’istituzione del matrimonio. Poco consola che Giselle, alla fine, difenda dalla morte certa il suo principe, reo di aver abbandonato la sua amata, facendo sfumare le nozze della fanciulla. Poco consolante rivincita sull’amore terreno. Dunque, se il contesto è quello della fabula, il testo impone l’assoluta precisione della tecnica, l’esecuzione perfetta della grammatica e della sintassi coreutica. Tutto questo in Giselle del Balletto di Maribor è drammaticamente assente. Non c’è rigore nel gesto, non c’è chiusura dei passi, leggerezza dei salti, non c’è l’armonia artificiosa che fa della danza classica un esercizio di matematica corporea. Tutto questo manca e ciò fa diluire non solo la vicenda, ma sbiadisce il sogno se questo è messo a confronto con l’esito da desti della tecnica ballettistica. Tutto sa di nostalgico polveroso, tutto appare oleografico, la coreografia scioglie e banalizza alcune figure coreutiche della tradizione, tutto rimane sulla superficie, accontenta un pubblico plaudente e di bocca buona, ma non basta. Certo programmare il classico per teatri di tradizione ha costi proibitivi, meglio è allora desistere se il risultato è la Giselle polverosa del Balletto di Maribor. Nicola Arrigoni