venerdì, 25 aprile, 2025
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GOOD VIBES ONLY (beta test) – coreografia Francesca Santamaria

"GOOD VIBES ONLY (beta test)", coreografia Francesca Santamaria. Foto Francesco Bettin "GOOD VIBES ONLY (beta test)", coreografia Francesca Santamaria. Foto Francesco Bettin

coreografia Francesca Santamaria
collaborazione drammaturgica Pietro Angelini
con Francesca Samtamaria
voce Michela De Rossi
costume Elena Luca
sound design Ramingo
movement coaching Beatrice Pozzi
sguardo esterno Daniele Ninarello
collaborazione progettuale Rossella Piazzese
produzione esecutiva CodedUomo
coproduzione FDE Festival Danza Estate, MILANOoLTRE Festival,Festival Più che Danza con il supporto di Porto Simpatica
sviluppata nel contesto di Incubatore per futur_coreograf_CIMD    
Festival Danza in Rete 2025 - Danza in Rete Off
Vicenza, teatro Spazio Bixio, 5 aprile 2025 – prima regionale

www.Sipario.it, 7 aprile 2025

Con una vivacità apparentemente lineare, che scivola più o meno facilmente Good vibes only (beta test) di Francesca Santamaria, con lei stessa a performare sulla scena, si esplica con un linguaggio coniugante musica e danza, espressione, come in una bolla dimensionata, un vero beta test gettato a chi guarda. Concepito, studiato, analizzato dall’influenza onirica, sognatrice, dell’uso dei social attraversando altre pedine infinite e indefinite, spesso, del mondo del web e più nello specifico social come Tik Tok, la performance prende e restituisce, onori e cause, bene e male. A colpire è la freschezza del danzato specie se allargato a una condizione fredda, glaciale, innaturale del rapporto uomo (donna)-personal computer (rete – mondo allargato). I vari ambient situazionali diventano metaformosi, potpourri di una dimensione propria che si sta contaminando, se non lo è già. I tormenti – tormentoni che Santamaria attua, danzando, vanno a scoprire consuetudini ora gioiose e tenaci ora più fredde e melanconiche, dai brani di grande successo e dal seguirli, a episodi di serie su piattaforme, alle improvvisazioni astratte e metafisiche, al work out per il dimagrimento, e via, tutti contenuti di rete e d’immagine video, dove si evidenzia il lavoro svolto a monte dalla stessa coreografa e da Pietro Angelini e, per le musiche, Ramingo. I social si preponderano, escono allo scoperto come massa neutrale e terreno fertilissimo, dove ci si ispira e si sincronizza, ad esempio, su una canzone di Mahmood, ma non solo quella naturalmente. Loop ripetitivi ma ossessionanti e di ossessione pregna, acuta. L’ esplorazione ed inventiva autoriale, i testi scritti dalla performer assieme a Pietro Angelini suggeriscono alienazione e desiderio di uscirne, con un invito dapprima leggero, poi più deciso nel far leva, lo spettatore, su un codice a barre che la stessa porta sotto la maglietta. Sorpresa, attenzione da non mollare. Girando per il pubblico, Francesca Santamaria pone invito, appunto, e interrogativo.

GOOD VIBES ONLY (the great effort) STUDIO
crediti come precedente eccetto
produzione CodedUomo/Perypezye Urbane ETS in coproduzione con Romaeuropa Festival
in collaborazione con TIR Danza e il sostegno di OperaestateFestival Veneto, ATCL/Spazio Rossellini
con il supporto della Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza/Danza in Rete, Incubatore per futur_coreograf_ CIMD 22/24
residenza artistica DAS Dispositivo Arti Sperimentali, Fondazione Armunia, Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza
residenza produttiva Carrozzerie N.o.t.
si ringrazia Balletto di Roma

 Mentre il primo capitolo, quello precedente vede la Santamaria di bianco vestita, in questa performance che è uno studio a tutti gli effetti si vede la stessa in un completo nero, una specie di tuta. In un forsennato tentativo di stare a galla in una serie di movimenti ripetuti allo stremo, la performer scava dentro gli stessi, analizza, trasforma il suo muoversi a seconda della regolazione musicale (ottimo lavoro, anche qui, di Ramingo, coordinato benissimo con Santamaria). Una cadenza in ricerca, un movimento plurimo su basi musicali estreme (una è l’accenno del Bolero di Ravel), che è scandire del tempo e del senso dello stesso. E’ doversi adattare continuamente, freneticamente ai cambiamenti. Il corpo della coreografa-danzatrice parla, affronta di petto ansie e struggimenti passanti per qualche sorriso ma più cupi , sprofondanti talvolta nella piena rassegnazione dal quale non si esce. Macchinazione umana, alienazione raggiunta anzi, superata dal suo viso di plastilina plasmato dalle mani, dai ritmi imposti. Partire. Buio. Partire. Ma la discesa, ahinoi, sembra già iniziata e in picchiata. Curioso e notevole, inquietante e di grande tecnica, anche questa performance, come la prima, cattura attenzione e definisce uno stato, nel quale il pubblico del Bixio riconosce i tempi del vivendo, in qualche maniera. E’ un dissacratorio lasciarsi andare, c’è la speranza di risalita che non può mancare. Ardua, complicata, ma la vedo. Successo per entrambi i momenti, applausi definiti e calorosi. 

Francesco Bettin

Ultima modifica il Lunedì, 14 Aprile 2025 04:54

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