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IN SPITE OF WISHING AND WANTING - coreografia Wim Vandekeybus

"In spite of wishing and wanting", regia, coreografia, scenografia Wim Vandekeybus. Foto Danny Willems "In spite of wishing and wanting", regia, coreografia, scenografia Wim Vandekeybus. Foto Danny Willems

Regia, coreografia, scenografia Wim Vandekeybus
con Rob Hayden, Eddie Oroyan, Yassin Mrabtifi, Guilhem Chatir,
Grégoire Malandain, Luke Jessop, Luke Murphy, Flavio D'Andrea,
Knut Vikström Precht, Cheng-An Wu, Baldo Ruiz

Costumi Isabelle Lhoas, con Isabelle De Cannière
Luci Francis Gahide, Davy Deschepper
Musiche originali David Byrne, Fruzzy freaky, remix DJ Food
Produzione Ultima Vez in coproduzione con KVS (Brussels, BE)
A Napoli, Teatro Bellini, il 20 maggio 2018

www.Sipario.it, 31 maggio 2018

Non è la scena il campo di battaglia. Ma il corpo. Quello dei performer. Ai bordi del grande palcoscenico delimitato da lampade al neon a terra, scalpitano come cavalli imbizzarriti tenuti a freno, impazienti di entrare in gara. Sciolti dalle briglie immaginarie eccoli cavalcare liberi, nitrire, avanzare sul proscenio e bloccarsi per riprendere la corsa. Animali selvaggi, poi pienamente umani. Dopo la passerella iniziale indugerà uno solo di essi galoppando impaurito finché, domato da un padrone, sosterà a terra addormentandosi sopra un cuscino che presto esploderà lanciando piume che scenderanno anche dall'alto a riempire il palcoscenico. È il folgorante inizio di In spite of wishing and wanting del geniale artista fiammingo Wim Vandekeybus, che ha concluso al Bellini di Napoli (teatro che nella stagione ha avviato una importante sezione di danza curata da Manuela Barbato) il lungo tour mondiale di questo spettacolo del 1999, rimontato nel 2016, e ormai diventato un cult della compagnia Ultima Vez. Leggerezza e ruvidezza sono il binomio di una esibizione tutto al maschile, tutto energia e adrenalina allo stato puro, in un mix potente di danza teatro e circo, che fa leva sulla fisicità di undici instancabili performer la cui prestazione, istintiva, acrobatica, vorticosa, ne fa un manifesto dello stile di Vandekeybus che qui indaga temi diversi come il potere, il commercio, il desiderio. Alla danza, col tempo, Vandekeybus ha aggiunta la parola e l'immagine cinematografica, elementi che qui ritroviamo ben presenti e determinanti nella drammaturgia che vede anche due filmati con una storia surreale (da un Racconto senza morale di Julio Cortàzar in cui si narrano le vicende di un ambulante che vende emozioni sottoforma di parole, sospiri e grida) inserirsi nella rappresentazione. Gli interpreti che entrano ed escono dalla scena, ma sempre presenti nella coralità, si muovono tra sonno e veglia, tra euforia e calma, tra paura e desiderio, sulla colonna sonora percussiva di David Byrne la cui musica determina le atmosfere e i tempi di un mondo di soli uomini che sono ora bambini, ora adulti, ora selvaggi, ora teneri, ora giocosi, ora agguerriti, ora sensuali, ora primitivi, ora ingenui, ora feroci, ora goliardici. Ma sempre vulnerabili, colti nella loro fragilità interiore e individuale, nonostante l'esibita mascolinità che li vorrebbe forti e sicuri, e nonostante i giochi di sopraffazione e di potere l'uno sull'altro, o del forte sul più debole. Se la presenza femminile è assente in questo ring esistenziale pulsante di testosterone, essa, quale dimensione insita, emergerà nei momenti in cui l'aggressività farà spazio alla tenerezza, alla cura dell'altro, con gesti di gentilezza e balli di coppie romantiche (coppie che si formano facendo combaciare ognuno la propria arancia tagliata a metà in varie forme, con quella di un altro) presto trasformati nuovamente in scontri virili. Tra blackout e luci piene, alternando posture animali a sequenze recitate, con dialoghi rivolti anche al pubblico e incursioni in platea; tra l'improvviso formarsi di duetti, di gruppi uniti o contrapposti; di salti in aria e rasoterra, col ripetersi di dormizioni in piedi o al suolo, assumendo forme con cuscini immaginari piegando semplicemente il braccia sulla testa, i movimenti di danza vincono nel ritmo vorticoso di momenti in cui come sonnambuli combattono coi propri incubi. Vestiti di lunghi sottanoni bianchi e distesi a terra, improvviseranno in uno stato di dormiveglia una danza strabiliante di salti da fermo nel tentativo di librarsi in aria come uccelli. In ultimo, unico cavallo solitario, libero, senza paure, riappare lo stesso Vandekeybus che guardandoci e ansimando, continua a galoppare.

Giuseppe Distefano

Ultima modifica il Venerdì, 01 Giugno 2018 11:06

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