Tre 'solo' di Carolyn Carlson
The Seventh man
Coreografia Carolyn Carlson. Interprete Riccardo Meneghini.
Musica registrata Guillaume Perret. Luci Guillaume Bonneau.
Produzione Carolyn Carlson Company. Coproduzione Théâtre Georges Leygues, Villeneuve sur lot. Con il sostegno finanziario di Tilder. Ringraziamenti CCN de Roubaix, Studio 28 Roubaix – Cie Zahrbat, CDCN Atelier de Paris, per il prestito degli studi. Creazione 2019
A deal with instinct
prima nazionale. Coreografia Carolyn Carlson. Interprete Yutaka Nakata.
Musica Aleksi Aubry-Carlson. Luci Guillaume Bonneau
Produzione Carolyn Carlson Company. Coproduzione Quartier Libre Productions, Le Théâtre de Fontainebleau, Le Carré-Bellefeuille, Boulogne- Billancourt. Grazie a Studio 28 Roubaix-Cie Zahrbat & Tajung-Lina Wu. Creazione 2023
Room 7. Coreografia Carolyn Carlson. Interprete Tero Saarinen
Musica René Aubry, Aleksi Aubri-Carlson. Luci Guillaume Bonneau. Costumi| Carolyn Carlson, Erika Turunen
Produzione Tero Saarinen Company in collaborazione con Atelier de Paris, Carolyn Carlson Company, Centre chorégraphique national de Rillieux-la-Pape, Civitanova Danza. Creazione 2024.
Alla sala Trionfo dei Teatri di Sant'Agostino di Genova,
nell'ambito del Festival “Resistere e Creare” diretto da Marina Petrillo insieme a Katrzyna Gdaniec, Lara Guidetti, Natalia Vallebona e Valentina Barone, il 5 aprile 2025
Ha scritto Nietzche dando parola al vecchio saggio: “Sì, riconosco Zarathustra. Puro è il suo occhio, né disgusto si cela sulle sue labbra. Non incede egli a passo di danza?” Così nella grande danza il corpo che conquista e feconda il suo Spazio, come direbbe Susanne Langer, in fondo non è che una immagine della mente che conquista e organizza il suo Tempo, la metafora di un cuore che cerca il suo equilibrio dentro la Vita, sia questa l'esistenza singolare ovvero l'universo intero, Islands, che segna il ritorno al Teatro della Tosse di Genova della danza di Carolyn Carlson, è un trittico di tre 'solo' scritti, è il termine è del tutto appropriato, in tempi e circostanze diverse da Carolyn Carlson per tre dei suoi più 'amati' danzatori, un inattuale sguardo femminile sul maschio in cui distillare insieme le forme simbiotiche in cui si ibrida l'essere umano, non solo declinandosi in genere ma anche relazionandosi con la sua natura animale, l'animale che danza prima di parlare e si riconosce prima di esserne consapevole. È un legame, quest'ultimo che la danza tiene saldo e di continuo alimenta, affondando le proprie radici negli artechipi che ci accomunano, uomini e animali, uomini e uomini, senza i quali la conoscenza di sé si fa opaca nella nebbia delle strutture sociali, dei 'luoghi comuni' e delle maschere che ci nascondono, prima che agli altri, a noi stessi. Tornando a Nietzche nella interpretazione di Gustav Jung: “un archetipo, dunque, sorge in quanto coincide con una maniera consolidata o abituale di affrontare delle situazioni critiche”. Una necessità che la danza, più di altre arti, tiene in vita. Nel primo, The seventh man interprete Riccardo Meneghini, si mescolano con grande equilibrio riferimenti lirici (è ispirato al poema eponimo dell'ungherese Attila Jòzsef), e appunto la forza dei numeri che come una scala, architettonica e musicale, cercano una direzione, una via ferrata tra realtà e inconscio che nel movimento coreografico tendono a congiungersi fino a sovrapporsi nel reciproco disvelamento. Il secondo, A deal with instinct per e con Yutaka Nakata, il segno dell'ineludibile legame natura-uomo si fa più esplicito recuperando nella ritualità, fin religiosa, del gesto una sorta di espansione dell'Umanità nella natura che lo genera essendone nel contempo generata. Qui è innanzitutto l'animale che danza, nell'immagine mimetica che l'uomo riesce a darne. Sorta di Haichu visivo, come la stessa Carlson lo definisce, cerca nell'equilibrio tra oriente ed occidente il segno di una reciproca e feconda contaminazione, ma a partire dalle reciproche comuni scaturigini, quello che l'antropologo e orientalista Fosco Maraini chiamava “endocosmo”.. Nell'ultimo, Room 7 ove ritorna il 7 numero sacro per eccellenza, Tero Saarinen proprone una coreografia che la Carlson aveva creato per se medesima, in una luminosa coesione di generi che disvela dei generi stessi la comune radice, l'essere le due espressioni della medesima umana natura, come racchiusa nel Dioniso Danzante (uomo e donna insieme) dell'antico mito. Qui l'emersione archetipica degli archetipi si fa ancora più evidente, senza più separare ciò che la Storia ha separato costringendoci a separare. Certo, e qui vado solo in apparenza contro me stessa, della danza di Carolyn Carlson, una innovatrice consapevole e anche razionale che non ha perso per strada il fondamento di quel cerchio magico in cui illuminarci al fuoco dell'istinto e della passione, non bisognerebbe solo scrivere o parlare. Carolyn Carlson bisogna 'guardarla' nel senso più profondo di quel guardare che va oltre il semplice 'vedere'. Una danza, la sua, in cui la pausa ha la stessa importanza del movimento, mostrando quell'interstizio dello spazio/tempo in cui rifugiarci per recuperare la vita che si disperde sulla superficie della Storia, ma soprattutto una danza che sa tradurre la complessità delle suggestioni, anzi direttamente del suo pensiero, nella spontanea empatia del segno scenico. A tutto ciò contribuisce poi un disegno luci creativo ed una bella scenografia con pochi oggetti ma piena di corrispondenze simboliche. Questo spettacolo è un'occasione rara che, encomiabilmente, il Festival e la Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse di Genova ha messo a nostra disposizione, confermando quel legame profondo con la danza internazionale che, insieme al miglior teatro di ricerca, lo contraddistingue oggi e lo ha sempre contraddistinto nella linea dei fondatori, cui dovemmo già nel 1982 la presenza della stessa Carolyn Carlson sul palcoscenico del vecchio Teatro Alcione di Genova. Uno spettacolo che ha travolto ancora una volta chi ha riempito per un tutto esaurito la sala Aldo Trionfo dei Teatri di Sant'Agostino. Il pubblico emozionato ha a lungo applaudito i suoi protagonisti. Maria Dolores Pesce