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IL LABIRINTO. IL MITO DI ARIANNA E IL MINOTAURO - coreografia Arianna Benedetti

"Il labirinto. Il mito di Arianna e il Minotauro", coreografia Arianna Benedetti. Foto Salvatore Abrescia "Il labirinto. Il mito di Arianna e il Minotauro", coreografia Arianna Benedetti. Foto Salvatore Abrescia

coreografia Arianna Benedetti
musiche Massimo Buffetti con citazioni di Monteverdi, Pergolesi e Oake
In collaborazione con Spring Art Development Label & Production e Autorivari APS
costumi Santi Rinciari
consulenza drammaturgica Edoardo Bacchelli
light design e assistenza tecnica Laura De Bernardis
assistenza alla coreografia Luca Lupi
direzione artistica Rosanna Brocanello
Produzione COB Compagnia Opus Ballet
Al Teatro di Rifredi, Firenze, debutto 16 dicembre 2021

www.Sipario.it, 15 febbraio 2022

Lavoro di raffinata composizione, “Il Labirinto. Il mito di Arianna e il minotauro” – produzione COB Compagnia Opus Ballet – è andato in scena in prima assoluta al Teatro di Rifredi di Firenze, porta la firma da Arianna Benedetti, già autrice di creazioni di successo - tra le altre, Otello per lo stesso Opus Ballet e Pulcinella, uno di noi per Nuovo Balletto di Toscana. La coreografia è un intreccio di fulminea suggestione, immaginato sugli obliqui contorni del mito e riplasmato secondo il moderno spirito di uomini e donne alla ricerca di sé.
Immersa nel mitologico groviglio, l’elaborazione di Benedetti trova ispirazione in due opere contemporanee che perfettamente ne inquadrano lo spunto drammaturgico: il riferimento principale è al Minotaurus. Eine Ballade, racconto del 1985 dello svizzero Friedrich Dürrenmatt, in cui le identità di “mostro” ed “eroe” drammaticamente s’invertono nell’eterna contrapposizione tra verità ed inganno, umanità e natura, alterità e riconoscimento. Sullo sfondo, un’immaginaria spirale della mente, in cui giovani individui si perdono e sprofondano, morendo a se stessi e rinascendo all’alba di un nuovo giorno: ultime prede e anime vittoriose, forse, di quel Labirinto di Arianna di Italo Lanfredini, installato a cielo aperto tra i monti Nebrodi nel 1990.
Improntato su un minimalismo coreografico che ne potenzia gli esiti estetici, in contrasto con l’intricata atmosfera del mito e con la predominante corporeità dei personaggi, il lavoro di Arianna Benedetti si articola attraverso quadri di lucida definizione, animati dall’alternato trionfo di protagonisti e antagonisti del racconto. Tra i nodi di un fiammeggiante filo che attraversa orizzontalmente la scena, l’impavido Teseo raggiungerà la creatura, incosciente al centro del suo labirintico universo: il Minotauro, nato uomo e animale, frutto d’ira e vittima d’istinto, sconosciuto all’altro quanto a se stesso.
Sulla scia di Dürrenmatt, il minotauro di Benedetti sarà origine e fine di una metamorfosi collettiva, in cui ognuno sarà specchio dell’altro, contemporaneamente vincitore e sconfitto, alle prese con il lato più intimo e oscuro della propria personalità. Imprigionati tra le pareti invisibili di un labirinto della psiche, il campione e la bestia daranno vita ad una danza di gloria e tormento, tra paura e desiderio d’amore, universale bisogno e mancanza. Arianna, fanciulla amata e volto materno, sarà a sua volta ingannatrice e ingannata, possibile salvatrice e infine solitaria abitante di un mondo dormiente.
Arianna Benedetti procede nella costruzione coreografica con quell’ordine puntuale di cui ha fatto la propria cifra, cogliendo gli istanti essenziali del mito e ricomponendone i tasselli in un originale disegno a tinte chiaroscure. Lo stile - dalle lontane origini nell’hip hop, rielaborate da acuto sguardo contemporaneo - si declina attraverso un’accurata gestione dell’asse del corpo e sezionando il movimento in modo ingegnoso: tra i micro-gesti che rivelano nevrosi e timori del nostro tempo, Benedetti riesce ad incastrare slanci ampi e ariosi, insieme a frammenti d’ironia e leggerezza, senza interrompere la coerenza del suo fitto tratteggio. La aiutano un vocabolario gestuale apparentemente inesauribile, frutto di spontanea creatività, insieme ad una sensibilità musicale sopraffina, che le consente una nitida strutturazione delle diverse parti dello spettacolo.
Troviamo efficace la colonna sonora di Massimo Buffetti che cita Claudio Monteverdi, Giovanni Battista Pergolesi e Oake: i suoni distorti della parte iniziale ci conducono al centro del labirinto tra gli effetti stranianti di percussioni potenti, per poi lasciarci adagiare tra le note di un solitario Lamento d’Arianna, aria superstite della perduta partitura di Monteverdi. E sono bravi, nel recepire e restituire l’elaborato lavoro coreografico-musicale dell’autrice, i danzatori di COB Compagnia Opus Ballet: otto abili interpreti, in grado di catturare lo sguardo attraverso un movimento di assoluta naturalezza, in equilibrio tra puntualità e potenza. Sono Aura Calarco, Emiliano Candiago, Matheus De Oliveira Alves, Sofia Galvan, Ginevra Gioli, Stefania Menestrina, Riccardo Papa e Frederic Zoungla. A disegnarne elegantemente i contorni, i costumi di Santi Rinciari, insieme al lighting design di Laura De Bernardis. Consulenza drammaturgica di Edoardo Bacchelli.
Il pubblico che a Firenze ha applaudito lo spettacolo al debutto, fa registrare un felice successo per la Compagnia Opus Ballet diretta da Rosanna Brocanello, già reduce da un intenso tour autunnale con le produzioni Le Quattro stagioni di Aurelie Mounier, Dreamparade di Marina Giovannini e RIGHT. La Sagra della Primavera di Carlo Massari. Un nuovo ben risultato dunque, frutto della vivace creatività dell’autrice, Arianna Benedetti, e di un efficace lavoro di squadra.

Lula Abicca e Giuseppe Distefano

Ultima modifica il Martedì, 22 Febbraio 2022 14:01

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