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PULCHRA MINIMA – a cura di Emanuela Tagliavia

"Entre temps", compagnia Linea d’Aria. Foto Virginie Tarin "Entre temps", compagnia Linea d’Aria. Foto Virginie Tarin

fra danza e arte figurativa
a cura di Emanuela Tagliavia

AVIDA DOLLARS (compagnia AMR Teatro Danza)
Progetto realizzato con il sostegno di Permutazioni un coworking coreografico a cura di Casa Luft, Zerogrammi, Fondazione Piemonte dal Vivo in collaborazione con Festival Palcoscenico Danza Università degli Studi di Torino.
Coreografia: Alessio Maria Romano
Luci: Matteo Crespi
Costumi: Silvia Dezulian
Produttori esecutivi: CASA LUFT
Interprete: Filippo Porro

INERZIA (in collaborazione con Eko Dance International Project – direzione artistica Pompea Santoro)
Coreografia: Paolo Mohovich
Musica: Steve Reich
Costumi: Jorge Gallardo
Interpreti: Nicole Gritti, Ivan Spitale, Federico Tosello (Eko Dance International Project)

ENTRE TEMPS, estratto (compagnia Linea d'Aria)
Coreografia: Alex Sander dos Santos, Danila Massara
Musica: Nick Cave & Warren Ellis, EZ3kiel, Stimmhorn, Pantha du Prince, Beethoven
Testi: Danila Massara
Costumi e accessori: Eugenia Piemontese, LaboratoArt
Voce off: Laurent Menu, Simone Baldassari
Interpreti: Alex Sander dos Santos, Danila Massara

Teatro Gerolamo, Milano 7-8 giugno 2018

www.Sipario.it, 12 giugno 2018

Pulchra minima e le ragioni dell'interiorità in danza

Nella cornice del Teatro Gerolamo ha avuto luogo, la sera di giovedì 7 giugno, la prima recita del secondo programma di Pulchra minima, rassegna di danza contemporanea e teatro danza a cura di Emanuela Tagliavia, ispirata al tema del surrealismo come espressione artistica e letteraria centrale nelle avanguardie del secolo scorso. Della prima parte di questo mini-festival milanese si è già avuto modo di dire in una precedente occasione, alla quale si rimanda il lettore interessato (www.sipario.it/recensionidanza).

Le luci sono già calate nella platea quando, nella silenziosa attesa generale, una luce mira dritta ad un uomo dal vestire elegantemente eccentrico, che, conscio e fiero del proprio dandismo, prende a farsi ammirare, a muoversi, a danzare sulla propria poltrona, non soltanto incurante del giudizio degli spettatori seduti lì accanto a lui, ma quasi compiaciuto al sapere di destare un certo imbarazzo. È la storia del raffinato egocentrismo artistico di Salvador Dalì quella interpretata da Filippo Porro sulle coreografie di Alessio Maria Romano, fondatore della AMR Teatro Danza, compagnia di «ricercatori persi nella confusione», come sogliono definirsi. Avida Dollars, titolo della creazione proposta, è l'anagramma ironico attribuito a Salvator Dalì dallo scrittore André Breton, teorico del surrealismo, la cui spiegazione si racconta risiedere nella brama di successo e desiderio di ricchezza dell'artista catalano. Scandita da una serie di proiezioni video originali di Dalì, la performance si snoda fra volute provocazioni e surreali non sensi, dove il tema dell'auto-esaltazione artistica diviene anche esibita sensualità, il tutto a suscitare una naturale destabilizzazione degli spettatori, mostrando loro lo stato emozionale di chi, genio incontrastato, si è gettato sul palco della vita con l'attitudine di un vincente. La numero 10 è la maglia che esibisce il danzatore, nell'affannosa rincorsa di gesti e movimenti che, fra potere e successo, lo portano a spogliarsi e rimanere quasi nudo. Intimo del colore dell'oro e una pelle resa parimenti dorata dal riflesso delle luci sul corpo grondo di sudore: questo l'esito a cui si giunge, un esito quasi mistico, più che surreale, comunque molto dalidiano nell'esprimere quella passione per l'oro che, come ebbe a scrivere l'artista, per lui «est la plus belle image de l'âme», poiché «l'or est doté d'une magie qui fascine, à l'image de la pureté et de la transcendance».

Paolo Mohovic firma la coreografia Inerzia, realizzata in collaborazione con Eko Dance International Project, felice realtà torinese diretta da Pompea Santoro, intesa come percorso di formazione artistica professionale per giovani danzatori, molto attiva nell'allestimento di produzioni coreutiche di alto profilo. La drammaturgia del pezzo, interpretato da Nicole Gritti, Ivan Spitale e Federico Tosello con una performance dall'ottima qualità di movimento, racconta l'affiorare di ricordi nella mente di una donna nel mentre che ella si trova nella propria accogliente dimora al riparo dal mondo esterno, conducendo una vita senza rischi, ma tanto inerte quanto, forse, malinconicamente infelice. In questo stato di sospensione anamnestica, la neve e l'isolamento delle montagne sottolineano il confine fra la sicurezza e l'ignoto. Sulla scena, che diviene il luogo della mente della figura femminile, affiorano le immagini di due uomini, e l'intera vicenda si snoda nella tensione fra attrazione e resistenza in quel suo dialogo con i ricordi che si traduce, agli occhi degli spettatori, in movimenti fluidi, sospensioni, giochi di sguardi, ricerca di spazi, permeati tutti da un percepibile desiderio di evasione.

A chiusura di spettacolo si è assistito ad un estratto di Entre temps di Linea d'Aria, compagnia residente a Parigi. Il progetto, coreografato ed interpretato da Alex Sander dos Santos e Danila Massara, ha dato voce alle note profonde e poetiche della notte, realtà intermedia fra un giorno e il seguente, dotata di un fascino magico, custode di emozioni, sogni e paure, amplificate dal buio e dal silenzio. Sarebbe necessario riflettere sulla notte tutto il giorno – evoca una voce –, perché «è soprattutto di notte che più si è svegli». La notte, ponte onirico, concede spazio per la riflessione e culla i pensieri: in un susseguirsi di rintocchi, il suggestivo quadro di un pendolo di luce amplifica e dona vita alle ombre dei due danzatori, figure immobili, e diviene immagine dello scorrere dei pensieri, dove la continuità viene a contrastare col minimo sforzo del riposo notturno. Eppure, come racconta il poeta e drammaturgo Edmond Rostand nel suo Chantecler, «c'est la nuit qu'il est beau de croire à la lumière !», anzi è soprattutto di notte che si deve credere alla luce – invita a riflettere la voce –, perché buio e luce si mostrano quali realtà complementari e l'ottenebramento difficilmente giunge a potersi dire totale. Un tenue fascio di luce nella notte buia attraversa rasente il palco, incontrando il danzatore, solo con sé stesso.

La seconda serata di Pulchra minima, nella sua ricca varietà di stili e progetti coreografici, conferma l'esito positivo di questa prima sfida di una danza "da camera", dove la cornice elegante e raccolta del Teatro Gerolamo si offre a divenire ottimale dimora di future residenze artistiche per un pubblico raffinato e disponibile a partecipare di sperimentazioni culturali di ampio respiro.

Selene I.S. Brumana

Ultima modifica il Martedì, 12 Giugno 2018 12:02

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