coreografia e regia Roberto Zappalà
drammaturgia Nello Calabrò e Roberto Zappalà
danzatori Roberto Provenzano‚ Fernando Roldan Ferrer, pianoforte Luca Ballerini, soprano Marianna Cappellani
scene e luci Roberto Zappalà, costumi Debora Privitera, responsabile tecnico Sammy Torrisi
produzione e tour manager Maria Inguscio
una coproduzione compagnia zappalà danza – Scenario Pubblico performing arts in collaborazione con Teatro Stabile di Catania‚ ArtEZ Arnhem (NL)‚ uva grapes Catania contemporary dance festival‚ AME Associazione Musicale Etnea
Teatro Mecenate, Arezzo 18 novembre 2012
Pre testo 1: naufragio con spettatore. Quando il mistico sogno di Bach salva l'incubo del naufragio.
Un palco vuoto, su cui delle macchie blu dipinte rappresentano il Mare Mediterraneo; due uomini che danzano freneticamente in questo mare; un pianista che, fuori dal loro raggio di azione, suona le ritmiche e mistiche note del "Clavicembalo ben temperato" di Bach. È un naufragio quello a cui assistiamo: un "Naufragio con Spettatore". Si tratta di un viaggio di due uomini, forse due emigranti, due emigranti costretti a subire su di loro tutta la tragicità del più terribile naufragio, un naufragio che li porta a soffrire la fame, tanto che vorrebbero divorarsi a vicenda, un naufragio che li porta a desiderarsi carnalmente tra di loro, un naufragio che li porta a reagire, per tutti i cinquantacinque minuti dello spettacolo, con atti convulsi, movimenti di danza frenetici: i due si toccano, poi si respingono, si accarezzano, si percuotono, scivolano per terra come in trance, mentre intanto continua quella musica razionale che si scontra con il loro caos, con i dolorosi istinti a cui il naufragio li ha portati a entrare in conflitto. La musica continua, quella musica che i protagonisti non possono ascoltare realmente, ma che possono ascoltare soltanto nei loro sogni, proprio perché la realtà dei due performers assomiglia più a un incubo che a un sogno, a un incubo che potrà essere placato soltanto dalla fede, perché, alla presumibile morte di uno dei due uomini, nel finale, è l'"Ave Maria" di Gounod, intonata da una cantante in scena, a concludere il tutto, a dare un finale non felice, ma di pace, un finale catartico in cui tutto il dolore si trasforma nella serenità dell'assenza del dolore, quel dolore causato dal naufragio, che ha distrutto il corpo e la psiche dei protagonisti.
Una bella idea e una bella soluzione scenica minimale, creata con quei pochi tratti simbolici che bastano per farci comprendere la vicenda – sembra palese il riferimento al dipinto "La Zattera della Medusa" di Géricault. Il pianoforte in scena e le musiche di Bach ricordano un po' lo spettacolo "Solo Goldberg Improvisation" di Virgilio Sieni, anche se qui gl'intenti sono molto diversi e ben più narrativi.
Unica pecca che ravviso è forse l'eccessiva lunghezza di questa performance di Teatro-danza, in cui viene rielaborato di continuo il motivo di due corpi che, storditi dal dolore, incespicano, tremano, si muovono freneticamente. Un'ansia che diventa monotona, a cui forse si può dare un taglio prima della fine stabilita dagli Artisti, di cui non si mette in dubbio il grande valore espressivo.
Stefano Duranti Poccetti