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REQUIEM POUR L... - regia Alain Platel


"Requiem pour L.", regia Alain Platel. Foto Chris Van Der Burght "Requiem pour L.", regia Alain Platel. Foto Chris Van Der Burght

Regia e disegno scene: Alain Platel
Musica: Fabrizio Cassol dal Requiem di Mozart
Direzione: Rodriguez Vangama
Con Rodriguez Vangama (chitarra e basso elettrico), Russel Tshiebua (canto)
Rodrigo Ferreira (voce recitante), Joao Barradas (accordion), Kojack Kossakamvwe (chitarra elettrica),
Quan Bui Ngoc (assistente coreografo), Maribeth Diggle (assistente musiche)

video: Simon Van Rompay
Produzione Les Ballets C. de la B. Festival de Marseille, Berliner Festspiele,
coproduzioni Opéra de Lille, TorinoDanza, TST, Aperto Festival.

Fonderie Limone di Moncalieri 30 novembre-1 dicembre 2018

www.Sipario.it, 29 dicembre 2018

Nel suo ultimo spettacolo, il coraggioso Requiem pour L., il geniale coreografo belga Alain Platel ha voluto mostrarci l'agonia senza fraintendìmenti e infrangere un tabù ancora lontano dall'essere debellato, ritraendo l'amica L. (Lily) con rispetto, naturalezza e senso della condivisione, proponendo su richiesta di lei una visione positiva dell' eutanasia e il diritto di morire con dignità. È uno spettacolo che ci mostra l'agonia dal punto di vista di varie culture, ed è illuminista perchè, non essendo né sentimentale né tragico, vuol farci riflettere su come sia meglio, per qualcuno che ha deciso di morire, essere accompagnato al confine definitivo. È certamente uno spettacolo molto importante, che Platel fa officiare da quattordici straordinari musicisti-stregoni-folletti di cui undici africani (compresi i vocalist) e tre europei (al corno inglese, al bandoneon e alla batteria), per costringere il pubblico (in modo assolutamente non traumatico) a interrogarsi su un argomento che la nostra società rimuove di continuo e cioè: come accompagnare in modo rispettoso e collettivo gli ultimi volontari istanti di una vita?
Ispirato all'opera incompiuta di Mozart, ma ricreato con rigore dal musicista Fabrizio Cassol e dal coreografo Alain Platel, Requiem pour L. ci mostra in diretta-video gli ultimi momenti di una florida signora bionda di mezz'età, non ancora segnata dalla malattia, adagiata nel suo letto, il capo appoggiato su due grandi cuscini a fiori, costantemente ripresa e proiettata a tutto schermo sul fondale. Sola (a parte i capelli e le nuche dei due amici che le sono ai lati e che l'accarezzano con dolcezza).
Come Mozart aveva fatto a suo tempo, il compositore Fabrizio Cassol si è ispirato a musiche di altre epoche e di altri luoghi per creare degli effetti inediti per noi, che riescono a sposare la morte con la festa. Come l'amico di Mozart, Franz Xaver Sussmayr, aveva colmato i vuoti lasciati nella partitura del Requiem, creando nel 1792 l'opera che oggi conosciamo come il Requiem di Mozart, così Cassol ha colmato quei vuoti con altre musiche, soprattutto jazz e afro, e con rituali funebri diversi .
Sulla scena buia e quasi impraticabile creata da Alain Platel ricalcando il monumento berlinese all'Olocausto, affollata di massi neri geometrici, alcuni alti, altri bassi, che sono contemporaneamente sepolcro, panca, altare (e podio per ciascuno dei quattordici artisti della grande orchestra afro-europea), Requiem pour L. evoca numerosi modi di partecipare alla morte di qualcuno: dal Monumento della Shoah d'Eisenmann alla conferenza di Berlino del 1885, dalla Messa dei Morti alla fossa comune in cui fu sepolto lo stesso Mozart, dai rituale delle prefiche a quelli gitani all'Aka dei Maori. Tali evocazioni avvengono con movimenti individuali, veri e propri assoli, o come duetti, anche a specchio, o insiemi coreografici, accompagnati dalle note e dalle parole cantate (nel latino originale del Requiem mozartiano ma anche nella lingua swahili e lingala, di cui si vorrebbe avere la traduzione ma a Platel di sicuro parrebbe troppo didascalico).
I quattordici musicisti - guidati in scena dal congolese Rodriguez Vangama coadiuvato alla chitarra elettrica da Kojack Kossakamvwe – calzano stivali di gomma, indispensabili per attraversare il guado tra la vita e la morte, sia essa la palude dello Stige che conduce agli Inferi (dove sono collocati i suicidi), oppure la parte più bassa dell' isola dove sorge la montagna del Purgatorio (e dove si attende l'arrivo della barca dell'Angelo Nocchiero)..
Anche le loro maglie e camicie, sotto il nero degli abiti, hanno impronte azzurre e turchesi che rimandano all'acqua. Sono infiniti i richiami e gli echi, visivi e sonori e non può essere altrimenti essendo il tema, per così dire, universale.
Ora i musicisti si percuotono il petto con forza, assecondando la fusione dei loro ritmi con il jazz e con l'opera lirica mentre le sonorità impensabili prodotte dall'accordeon di João Barradas e dal flicorno basso di Niels Van Heertum con il likembe di Bouton e le percussioni di Michel Seba orchestrano le grida di dolore di rituali che sono il ricordo atavico di antiche usanze. È evocato anche il Dio della morte (dell'Alceste di Euripide): da un coltello brandito come una spada nell'atto di recidere la vita.
La presenza di Lily è talmente pregnante che ci si dimentica che il video è stato girato in precedenza e lei non è veramente sullo schermo in quel momento. Viene da domandarsi se il volume non sia eccessivo per lei, che a volte si assopisce, ma poi riapre gli occhi e sorride, saluta con la mano, mormora qualche parola, si assopisce di nuovo, resta a lungo immobile, sembra morta. Forse è morta.
Infatti la musica si ferma, i musicisti esausti crollano sui sepolcri come su delle brande, a conclusione di una dura fatica. Ma Lily è ancora viva, riapre gli occhi e sorride di nuovo. Com'è difficile morire. I musicisti si rialzano e riprendono a suonare, incalzano il respiro di Lily, auspicano il raggiungimento del riposo eterno. Per accompagnare quelli che saranno davvero gli ultimi momenti di Lily – con Lacrimosa per coro e soprano solo, Benedictus e Agnus Dei -. Cassol e Platel hanno scelto la purezza dei vocalist della tradizione lirica occidentale, Rodrigo Ferreira, Nobulumko Mngxekeza e Owen Metsileng, e di tre performer africani, Fredy Massamba, Boule Mpanya e Russell Tshiebua, già applauditi in Coup fatal e En avant, marche! creati da Platel prima di Requiem e già segnati dalla progressiva volontà di abbandonare sempre più la danza professionale dei ballerini dei Ballets C de la B per affidare il protagonismo del movimento e della gestualità ai mercuriali e plastici musicisti africani.

Claudia Allasia

Ultima modifica il Mercoledì, 15 Maggio 2019 09:36

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