mercoledì, 26 marzo, 2025
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ROSSINI CARDS | LE SACRE DU PRINTEMPS – coreografia Edward Clug | Mauro Bigonzetti

“Le sacre du printemps”, coreografia Edward Clug. Foto Rosellina Garbo “Le sacre du printemps”, coreografia Edward Clug. Foto Rosellina Garbo

Corpo di ballo e Orchestra del Teatro Massimo
Gioachino Rossini
ROSSINI CARDS
Coreografia Mauro Bigonzetti
Assistente alla coreografia Béatrice Mille
Scene e Luci Carlo Cerri
Costumi Anna Biagiotti
Video Carlo Cerri e OOOPStudio
CANTANTI
Clorinda Federica Foresta
Tisbe Marta Di Stefano
Cenerentola Michela Guarrera
Don Ramiro Simone Fenotti
Dandini Giuseppe Toia
Don Magnifico Mariano Orozco
Pianoforte Elia Tagliavia
Allestimento Teatro dell’Opera di Roma

Igor Stravinsky
LE SACRE DU PRINTEMPS
Coreografia Edward Clug
Coreografia ripresa da Gaj Žmavc
Scene Marko Japelj
Costumi Leo Kulaš
Luci Tomaž Premzl
Allestimento Teatro Nazionale Sloveno di Maribor
Teatro Massimo Palermo  dal 15 al 22 febbraio 2025

www.Sipario.it, 7 marzo 2025

Il  Teatro Massimo di Palermo apre la fase primaverile della sua stagione con un dittico che mette in dinamica due compositori, Rossini e Stravinskij  che per molti versi sono l'uno l'altra parte della luna dell'altro. Eppure è proprio questa opposizione che crea uno spettacolo magnifico sia per delicatezza che per forza, sono due orbite musicali sullo stesso cielo: la gioiosa vitalità di Rossini e la tensione primaverile di Stravinskij. Sono due possibili racconti della vita sorgiva tenuta insieme dalla sua stessa ipotesi di fine. 

L'apertura è affidata a  Rossini Cards il balletto del coreografo Mauro Bigonzetti che lui stesso definisce “Creazione astratta, libera da qualsiasi gabbia drammaturgica, non una storia ma quadri di vite parallele: immagini, cartoline, icone drammatiche e situazioni buffe. Espressione della musica di Gioachino Rossini, del suo ritmo incalzante e insieme esatto e geometrico, e in fondo di un dionisiaco vitalismo”. Le intenzioni dichiarate sono coerentemente messe in forma nella prima parte di questo squisito dittico Rossini/Stravinskij  che dal palco di proscenio fa volare le famose strofe dalla Cenerentola: 

"Questo è un nodo avviluppato
Questo è un gruppo rintrecciato
Chi sviluppa, più inviluppa
Chi più sgruppa, più raggruppa
Questo è un nodo avviluppato
Questo è un gruppo rintrecciato
Chi sviluppa, più inviluppa
Chi più sgruppa, più raggruppa
Ed intanto la mia testa
Vola, vola, e poi s' arresta
Vo' tenton per l' aria oscura
E comincio a delirar.

Sull'energia che il ritmo di queste strofe produce, dopo il secondo passaggio di una schiera  ritmata in nero e blu e berretti e giochi sul filo dell'abisso del proscenio, il corpo di ballo si libera degli abiti e restano corpi nudi appena velati, eleganti e diafani. Poi un cambio scenico inatteso apre un'epifania di  corpi danzanti  che prima animano una tavola imbandita dove gli statuari  commensali scandiscono con movimenti secchi di burattini diafani e danno corpo ad una sequenza matematica di movimenti che radunano in visione la  furiosa bellezza incalzante delle note di Rossini. A seguire, quando le note  si fermano nel silenzio i corpi continuano quella serie bellissima di movimenti con le braccia e torsioni del busto che rendono il crescendo della musica in un ritmo scultoreo. La scena di bellezza memorabile è disegnata dalla perfezione delle luci e delle scene di Carlo Cerri, che dosa gli elementi e gestisce lo spazio con estrema maestria e altezza estetica. Le luci mostrano solo l'essenziale, lo isolano  in flash abbacinanti. Inattesa e geniale, appena dopo, è una cerniera visiva che segna il passaggio  alla scena  successiva dove una composizione ristretta in una slide creata da un sipario nero in calata,  isola la  parte inferiore della tavola dove gli arti dei danzatori sembrano i martelletti del pianoforte che ormai non suona più ma è come se in realtà continuasse instillato nella carne dei danzatori. I commensali  nella naturalità dei loro corpi  appena velati sono anche il cibo di  Eros la cui forza li libera  da ogni schema narrativo per ricamare passaggi e pose di grande sensualità   che sono il  doppio della tavola imbandita a riecheggiare i piaceri carnali del compositore del quale si godono  i "Péchés de vieillesse" e in particolare la presenza in apertura di un giocoso e malinconico  Pan in "Ouf, les pétits pois". La coreografia di Mauro Bigonzetti è un disegno di stupenda e astratta purezza, eleganza assoluta dei movimenti e delle pose con una grammatica finissima e originale che dice tutte le  contorsioni dell'amore tra abbandono e rifiuto. In seguito i tersicorei  si "avviluppano" e si "sgruppano" seguendo  pagine più serie, come l’Andante dalla seconda Sonata per archi o la famosissima Sinfonia dall’opera La gazza ladra,  ed è proprio sulle note di questa Sinfonia che si conclude la coreografia di Bigonzetti, che si apre con un finale d’atto e si chiude con una ouverture, ribaltando anche in questi codici narrativi ed attese del pubblico.  Dopo tale intensità visiva e musicale, forse per stemperarla prima dell'affondo del Sacre du printemps,  la regia concede un passaggio leggero con note gastronomiche recitate in un italiano sporcato di accento russo tratte da un ricettario del compositore ma sebbene se ne intenda la funzione non sono certa che fosse necessario. Nella mente e nel corpo rimangono incise le rossiniane cards  e il loro gioco perfetto.   L'Allestimento è del Teatro dell’Opera di Roma con scene e luci di Carlo Cerri, costumi di Anna Biagiotti, video di Carlo Cerri e OOOPStudio, assistente alla coreografia Béatrice Mille. E con le voci di Federica Foresta (Clorinda), Marta Di Stefano (Tisbe), Michela Guarrera (Cenerentola), Simone Fenotti (Don Ramiro), Giuseppe Toia (Dandini), Mariano Orozco (Don Magnifico) e al pianoforte Elia Tagliavia. In scena, ad alternarsi nelle repliche, i tersicorei del Corpo di ballo del Teatro Massimo: Annalisa Bardo, Emilio Barone, Francesca Bellone, Alessandro Casà, Vincenzo Carpino, Alessandro Cascioli, Valentina Chiulli, Nicole Ciavarella, Francesco Curatolo, Carmen Diodato, Lucia Ermetto, Daniela Filangeri, Simona Filippone, Romina Leone, Diego Millesimo, Sabrina Montanaro, Diego Mulone, Yuriko Nishihara, Martina Pasinotti, Martina Quintiliani, Dennis Vizzini, Matteo Zorzoli.

Passando  da Rossini a Stravinkij  la citazione che fa da  sottotesto è quello di Alberto Savinio che definiva il russo “una specie di Rossini più vario, più fantasioso e soprattutto più tenace al lavoro”. E Rossini è citato in modo esplicito, per esempio, nel balletto di Stravinsky del 1935 Jeu de cartes. Sempre le carte quindi: in questo caso, quelle che Bigonzetti mette in mano a Rossini ci portano alla seconda parte di questo dittico concepito da Jean-Sébastien Colau, direttore del Corpo di ballo del Teatro Massimo, e quindi al Sacre du Printemps di Stravinsky.

La seconda coreografia spalanca un altro mondo estetico, portando in scena il più scandaloso e rivoluzionario tra i balletti di Igor Stravinsky, Le sacre du printemps, nella versione del coreografo rumeno Edward Clug e l’allestimento del Teatro Nazionale Sloveno di Maribor. Con un dichiarato tributo a Nijnskij e a Stravinskij, Clug si rifà alla versione audace di Diaghilev e alla rappresentazione del culto sacrificale di una fanciulla scelta per ballare fino alla morte per propiziare gli dei pagani della primavera.  Geniale è la scelta di usare l'acqua come elemento che è al contempo fortemente simbolico nel suo richiamare l'elemento purificante e generativo di nuova vita che fa pensare sia al liquido amniotico ma pure alle lacrime e alla pioggia, laghi e mari. Ma oltre alla forza simbolica questa scelta impone ai tersicorei una tenuta del corpo in movimento, nelle corse, nei salti, un controllo della stabilità sulla superficie scivolosa e questa sforzo, questa energia in più conferisce  bellezza e forza prodotte da scelte coreografiche inattese e questa felice scelta è il segno che distingue questa versione assolutamente diversa dalle precedenti. Danza e musica, perfettamente cesellati da una coreografia rigorosissima scavano emozioni profonde che trascinano in un altrove oscuro e luminoso, mortifero e vitalissimo.

 “La sagra della primavera è indubbiamente un capolavoro di proporzioni eccezionali del XX secolo – dice Edward Clug - non solo rappresenta un punto di svolta della poetica musicale di Stravinsky, ma anche della storia della danza moderna. L’intera evoluzione performativa della danza del XX secolo si riflette nel Sacre, a partire dalla coreografia di Nijinsky della prima in poi, specialmente nell’estetica maestosa di Béjart e nella creatività unica e avida di vita di Pina Bausch. L'uso dell'acqua non era previsto quando ho iniziato il processo, è arrivato in modo improvviso e quasi imprevisto, come la pioggia in primavera, che scaccia l’inverno e riversa nuova vita nel suolo". Nel ruolo dell’Eletta, la fanciulla offerta in sacrificio, si alternano Yuriko Nishihara che ha incantato il pubblico la sera della prima con il suo corpo minuto e flessibile e Francesca Bellone. In scena insieme a loro, Emilio Barone, Giuseppe Caracappa, Alessandro Casà, Alessandro Cascioli, Valentina Chiulli, Francesco Curatolo, Flavio De Vargas, Debora Di Giovanni, Daniela Filangeri, Romina Leone, Anna Maria Margozzi, Diego Millesimo, Andrea Mocciardini, Sabrina Montanaro, Michele Morelli, Martina Pasinotti, Martina Quintiliani, Chiara Sgnaolin, Filippo Terrinoni, Jessica Tranchina, Matteo Zorzoli.

Una serata memorabile offerta dal Teatro Massimo al suo pubblico e questo prezioso dittico resterà nella memoria. Una serata di splendida musica primaverile, rinnovata nei colori e nella composizione dalla direzione di Gianna Fratta, e non poteva esserci modo più squisito di lasciarsi l'inverno alle spalle.

Valeria Patera

Ultima modifica il Domenica, 09 Marzo 2025 09:38

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