creazione originale Carlo Massari/C&C Company
con Amelie Roch, Nadika Mohn, Valentina Staltari, Linda Cordero, Federica Guizzo
coproduzione DAF/Spellbound Contemporary Ballet
Festival Teatri di Vetro 2019
Roma, Teatro India 22 dicembre 2019
Da tempo Carlo Massari porta avanti un discorso che coinvolge la parola ed i suoi usi nel nostro quotidiano. In sintesi, potremmo così riassumere il senso del suo lavoro: cosa vuol dire comunicare fra uomini? Vi è autenticità in ciò che si condivide attraverso il linguaggio (verbale e del corpo)? E in caso ci si racconti solo menzogne, quale lo scopo di mentire, seppur inconsapevolmente? Si tratta di un inganno al quale siamo sottoposti nostro malgrado, o è un’azione voluta, scientemente portata avanti per rispondere a un credo del quale sono ancora ignoti gli scopi?
Interrogativi che già in Beast without beauty avevano trovato prime risposte – sebbene non interamente esaustive. Questo il nodo principale: il linguaggio verbale non è tutto; esso non può unicamente venire considerato quale il solo depositario della realtà. Ma al contempo non se ne può fare a meno. E quindi cosa fare?
La risposta la si può tentare di scoprire in un nuovo progetto che Massari sta approntando, e del quale se ne è visto un piccolo assaggio nel corso del Festival Teatri Di Vetro, svoltosi a Roma all’India: Sisters.
L’idea iniziale era quella di consentire al pubblico di osservare come uno spettacolo di danza contemporanea viene montato, di fase in fase fino a giungere alla sua completezza. Ma dato che fra Massari e le ragazze della compagnia da subito si è istituita una bellissima intesa, si è deciso di offrire un’idea seminale di ciò che in futuro questo progetto potrebbe divenire. Il quale lo si può sintetizzare, a un dipresso, così: un gruppo di sorelle che vivono in una sorta di Eden non ben specificato – potrebbe trovarsi ovunque o essere semplicemente un archetipo – inseguono, realizzano e tentano di preservare un’armonia fra loro e l’ambiente esterno. Man mano, però, ecco divenire sempre più prepotenti istinti primordiali, rancori, gelosie, dissapori, invidie: tutto ciò che concorre a minare e distruggere questa fittizia unità che si traduce in una rissa generale alla quale tutte finiscono per prendere parte.
Massari ha pensato di realizzare coreograficamente questa idea mostrando un gruppo di giovani adolescenti, tutte di bianco vestite, che si muovono all’unisono compiendo gli stessi gesti e ostentando un sorriso che trapela artificio fin dal primo apparire. Sintonia che inizia ad incrinarsi a causa di movenze scoordinate, disarmoniche, ineleganti e violente che, pian piano, prendono il sopravvento. La realtà del mondo infero dell’essere umano che prevale a dispetto di ogni costruzione razionale. Verità taciute che scardinano un’apparenza labile e ipocrita.
Una bella idea da sviluppare, questa di Massari. Ma che in certa misura già fu esaustivamente percorsa e magnificamente realizzata da Beckett Ionesco e Pinter, dal teatro dell’Assurdo tout court e dal suo lavoro sul linguaggio mostrandolo nel suo essere artificio retorico piuttosto che veicolo di contenuti.
Riuscirà Massari ad andare oltre Beckett? Ecco la scommessa che lo attende e che egli dovrà realizzare.
Pierluigi Pietricola