martedì, 18 febbraio, 2025
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SCHIACCIANOCI (LO) - coreografia Jean-Sébastien Colau e Vincenzo Veneruso

"Lo Schiaccianoci", coreografia Jean-Sébastien Colau e Vincenzo Veneruso. Foto Rosellina Garbo "Lo Schiaccianoci", coreografia Jean-Sébastien Colau e Vincenzo Veneruso. Foto Rosellina Garbo

Balletto in due atti di di Pëtr Il’Ič Čajkovskij
Drammaturgia e coreografia di Jean-Sébastien Colau e Vincenzo Veneruso
Scene di Renzo Milan. Costumi di Cécile Flamand
Luci di Maureen Sizun Vom Dorp
Assistente alla coreografia: Gianluca Battaglia
Maître de Ballet piccoli danzatori: Roberta D’Amore
Con: Holly Dorger, Martina Pasinotti, Yuriko Nishihara, Jonathan Chmelensky, Alessandro Casà, Alessandro Cascioli,
il Corpo di Ballo del Teatro Massimo di Palermo diretto da Jean-Sébastien Colau e il Coro di Voci Bianche del Teatro Massimo di Palermo
Orchestra e Coro di voci bianche del Teatro Massimo. Direttore: Mojca Lavrenčič.
Allestimento del Teatro Massimo
PALERMO, Teatro Massimo, dal 14 al 22 dicembre 2024

www.Sipario.it, 26 dicembre 2024

L’identità palermitana dello Schiaccianoci al Teatro Massimo

È ambientato a Palermo e nelle imponenti sale del Teatro Massimo il nuovo Schiaccianoci del tempio lirico siciliano firmato da Jean-Sébastien Colau e Vincenzo Veneruso. Si tratta di una riscrittura del classico coreutico che attinge, in questo caso, alla primigenia fonte tedesca del racconto di E. T. A. Hoffmann modificando la struttura drammaturgica e gli iconici personaggi della tradizione. 

Coloro che danno avvio alla vicenda sono qui i due fratelli Drosselmeyer, Pietro e Dario, vittime di un incantesimo perpetrato da un topino trasformatosi in una creatura metà umana e metà roditore dal nome Jean-Georges. In ragione di questo sortilegio Pietro è mutato in uno schiaccianoci di legno e sarà salvato dalla famiglia Hoffmann e dalla piccola Maria. Con queste connotazioni prende avvio il lavoro dell’attuale Direttore del Corpo di ballo del Teatro Massimo e di Vincenzo Veneruso che hanno il merito di proporre un’edizione del balletto di Čajkovskij appositamente pensata per la compagnia e il pubblico siciliano dal momento che qui si opta per la scelta di conferire al soggetto e ai personaggi identità ancorate alla storia e alle tradizioni dell’isola. I due protagonisti Dario e Maria, infatti, saranno condotti dalla bizzarra governante della famiglia Hoffmann in un lungo viaggio che li porterà a scoprire le imponenti sale del Teatro Massimo fino ai festeggiamenti conclusivi che qui sono l’occasione perfetta per sfoderare la proverbiale accoglienza siciliana con un iconico florilegio di leccornie attinte alla più tradizionale pâtisserie sicilienne: paste, cassate, cannoli, sette veli e la pasta di mandorla della frutta di Martorana delle monache del Monastero di Santa Caterina. Sono questi i protagonisti, infatti, del divertissement del secondo atto e dei segmenti conclusi del balletto rispolverando, dunque, la nota tangenza tra le danze di carattere e la connotazione culinaria sebbene talvolta a discapito del peculiare tratto identitario dei popoli evocati dalla scrittura cajkovskijana per dare spazio alle golosità della Trinarcia. Una nota di merito è da riservare alla scelta di includere, inoltre, il brano “Mother Cicogne and the Clowns” spesso espunto in altre versioni coreografiche. 

Un lavoro globalmente fine ed elegante, dunque, che giova delle scene firmate da Renzo Milan e dipinte a mano nei laboratori del teatro palermitano - degna di menzione, in particolare, l’ambientazione prevista per il valzer dei fiocchi di neve - e i costumi appositamente concepiti da Cécile Flamand.

Le coreografie attingono pedissequamente alla tradizione classico-accademica garantendo semplicità e linearità con particolare riguardo agli iconici momenti d’ensemble del valzer dei fiocchi di neve e del valzer dei fiori, e riservando i più complessi virtuosismi ai passi a due e alle variazioni qui restituite con maestria e pulizia esecutiva da Martina Pasinotti e Alessandro Casà impegnati nei personaggi di Maria e Dario. Sul podio dell’Orchestra del Teatro la giovane direttrice slovena Mojca Lavrenčič che lavora fedelmente con la partitura ponendo scrupolosa attenzione a ritmi e dinamiche funzionali alla danza in scena.

Ottima appare, dunque, la scelta di Colau e Veneruso di affrancare questo grande e noto classico delle scene coreutiche dall’intento di ricostruzione o riproposizione di coreografie ormai divenute storiche. La loro scelta, oltre a sposare la precipua identità palermitana, è perfettamente aderente alle esigenze e alle potenzialità di un corpo di ballo che oggi finalmente conta oltre ventitré tersicorei stabilizzati facendo dimenticare le alterne fortune vissute dalla troupe siciliana negli ultimi anni e garantendo, altresì, la proposta dei titoli del repertorio classico per i ballettomani dell’isola.

Tutte sold-out le otto recite in programma poco prima delle festività natalizie e in alcune rappresentazioni presenti anche le étoile del Royal Danish Ballet, Holly Dorger e Jonathan Chmelensky. Nel mese di febbraio il prossimo appuntamento con la danza a Palermo - in scena Rossini cards di Mauro Bigonzetti e Le Sacre du Printemps di Edward Clug - cui seguirà Anna di Vincenzo Veneruso e, poco prima della pausa estiva, Giselle diretta da Nir Kabaretti e proposta nella storica versione coreografica di Jean Coralli e Jules Perrot.

Vito Lentini

Ultima modifica il Lunedì, 13 Gennaio 2025 21:16

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