lunedì, 14 luglio, 2025
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SANTA - progetto Nicolas Ballario

"Santa", progetto Nicolas Ballario "Santa", progetto Nicolas Ballario

progetto e curatela: Nicolas Ballario
azione coreografica: Lara Guidetti
si ringrazia Maurizio Cattelan e il suo Archivio
musiche: autori vari, sound design: Marcello Gori
light design: Marcello Marchi, progettazione costumi e accessori: Maria Barbara De Marco / Fabrizio Calanna
con: Gioele Cosentino, Vittoria Franchina, Gador Lago Benito, Alberto Terribile Kiran Luc Gezels, Alessia Giacomelli, Michele Hu, Karline Olivia Kotila
una coproduzione CCN/Aterballetto e Compagnia Sanpapié, in collaborazione con STU Reggiane con il contributo del Comune di Reggio Emilia
SANTA è la prima tappa del percorso triennale Danze dell’utopia del Centro Coreografico Nazionale / Aterballetto, ideato dal direttore Gigi Cristoforetti che esplora la relazione tra corpo, spazio e immaginazione nei processi di rigenerazione urbana, Reggiane Parco Innovazione, Reggio Emilia, 12 giugno 2025, prima nazionale
Repliche: 26, 27, 28 giugno | 3, 4, 5 luglio. Tre repliche al giorno: ore 19:30, 21:00, 22:15,  Reggio Emilia – Reggiane Parco Innovazione, Capannoni 17 e 18.

www.Sipario.it, 20 giugno 2025

Santa è il titolo e il sottotitolo recita: «Un’esperienza urbana tra arte e danza». Santa è il quartiere dove hanno sede le Reggiane, fabbrica in cui si costruivano locomotive e aerei agli inizi del ‘900, poi armi, dopo la guerra l’occupazione delle fabbriche, la riconversione e la creazione del trattore R60, denominato la vacca di ferro. Prima il declino e ora la rigenerazione, le Reggiane sono diventate un parco tecnologico, una città nella città, uno spazio che sta riqualificando l’intero quartiere di Santa Croce, Santa appunto. E Santa è un’esperienza nella storia della comunità e nell’astrazione della danza, nella forza dell’arte di Maurizio Cattelan. 

Primo tassello del percorso triennale Danze dell’Utopia, ideato da Gigi Cristoforetti, direttore del Centro Coreografico Nazionale/ Aterballetto, Santa è un invito a riconsiderare il nostro sguardo, a farci viaggiatori in luoghi familiari che mutano nel tempo, ma possono essere anche paesaggi inattesi per pensieri in movimento. Questo accade nella performance itinerante che recupera la memoria de luoghi, nel racconto di Nicolas Ballario che poi fa esplodere l’essere nel qui e ora in uno scenario che interroga tutti, ad uno ad uno, ognuno munito di cuffie a seguire quei danzatori che ci disvelano l’inatteso. Ciò che va in scena è un rito laico, è il dialogo fra luogo e creatività, fra narrazione e pensiero. 

Il prologo e l’approdo sulla terrazza delle Reggiane permette di fare il punto della storia, ma poi qualcosa non teine e la protesta operaia riecheggia la vicenda di Musicanti di Brema, suggestioni regalate dai danzatori vestiti come i pinocchi affogati dell’opera Daddy Daddy. Le Reggiane spazio di lavoro e di lotta, ma poi luogo degli ultimi, quartiere abbandonato e casa dei reietti. Ed ecco comparire la scultura Homeless accasciata a terra, oppure una figura seduta di cui non scorgiamo il volto, un corpo lì che ci interroga. Si parte dietro il dito medio di Love, acronimo di Libertà, Odio, Vendetta, Eternità, e fa un po’ strano quella processione lungo il quartiere, passando per altri capannoni recuperati ad attività culturali e artistiche, mentre uomini e donne di tutte le etnie quadrano quel manipolo di spettatori sfilare in processione dietro quel dito appartiene a una mano in cui le altre dita sono state mozzate. Quella mano riproduceva ab origine il saluto romano? 

Nulla è come appare, gli spettatori/viandanti si affidano e arrivano in un capannone in cui sono in corso i lavori e improvvisamente ecco Untitled, opera del 2001 in cui lo stesso Maurizio Cattelan compare da un buco nel pavimento a scrutare l’ambiente e a interrogarci. E così si crede che quanto scrive Nicolas Bellario ben esprima il senso di Santa e dell’intera operazione: «Si dice che l’arte non deve dare risposte, ma fare domande. Ecco, a noi non interessa nemmeno fare le domande, perché poi rischiamo di trovare qualcuno che la risposta la trova, alla fine. Se una cosa può essere ridotta a un messaggio chiaro e cristallino, è artisticamente morta. L’arte non ha un intento diretto e unico, altrimenti è un problema che è già stato risolto, e non c’è più nulla di interessante». 

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Lunedì, 23 Giugno 2025 08:40

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