mercoledì, 26 marzo, 2025
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TRILOGIA DELL'ESTASI – regia, coreografia, scene, luci Roberto Zappalà

"Trilogia dell’Estasi", regia, coreografia, scene, luci Roberto Zappalà "Trilogia dell’Estasi", regia, coreografia, scene, luci Roberto Zappalà

Trilogia dell’Estasi l’Après midi d’un Faune-Boléro-Le Sacre du Printemps
Regia, coreografia, scene, luci Roberto Zappalà
Musica Claude Debussy, Maurice Ravel, Igor Stravinskij
Danzatori Samuele Arisci, Faile Sol Bakker, Giulia Berretta, Andrea Rachele Bruno, Corinne Cilia, Filippo Domini,
Laura Finocchiaro, Anna Forzutti, William Mazzei, Silvia Rossi, Damiano scavo, Thomas Sutton, Alessandra Verona, Erik Zarcone
Drammaturgia Nello Calabrò
Assistente alle coreografie Fernando Roldan Ferrer
Costumi Roberto Zappalà in collaborazione con Veronica Cornacchini
Realizzazione costumi Majoca
Realizzazione scene Peroni s.p.a.
Goatmask Giada Russo Art Atelier
Nuova Creazione Coproduzione Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza Centro di Rilevante Interesse Nazionale Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Centre Choréographique National de Rilieux-la-Pape
Fondazione i Teatri di Reggio Emilia, MilanOltre Festival, Teatro Massimo Bellini di Catania
In collaborazione con Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione Ravenna Manifestazioni
teatro Alighieri, (RA) 22 febbraio 2025

www.Sipario.it, 24 febbraio 2025

La Compagnia Zappalà Danza, sotto la regia, coreografia, scene e luci di Roberto Zappalà, con Trilogia dell’Estasi ha offerto una performance audace e appassionata in cui si intrecciano tre capolavori musicali: L’après-midi d’un faune, Boléro e Le Sacre du printemps. Questa performance è un’esplorazione intensa e multisensoriale dell’essenza stessa del movimento, un percorso coreutico che travolge lo spettatore, trasportandolo in un crescendo di emozioni. Il palcoscenico si trasforma in un territorio incantato, sospeso tra realtà e visione onirica, e l’energia della danza diventa il linguaggio sublime e barocco che unisce questi tre brani. “Protagoniste ritornano le relazioni umane, di volta in volta negate o esaltate in una riflessione coreografica sulle derive della società contemporanea.”

Dalle note di Debussy, con la sua delicatezza impressionista che evoca paesaggi sfumati di luce e ombra, fino alla tensione inarrestabile del Boléro di Maurice Ravel, e infine all’impeto de Le Sacre du printemps di Igor Stravinskij, la scelta musicale diventa il filo conduttore di un’esperienza sinestesica. La selezione musicale, intercalata da tre brani techno prima di ogni coreografia, rivela una cura estrema per ogni dettaglio sonoro, trasformando la musica in coprotagonista della narrazione. Roberto Zappalà, autore indiscusso della regia e della coreografia, ha saputo fondere in maniera magistrale le tre opere in un’unica e coerente sinfonia di movimenti. 

Dopo il brano tecno di introduzione, L’Après-midi d’un faune si apre come un sussurro, quasi impercettibile, che evoca la delicatezza di un pomeriggio d’estate, in cui la natura si risveglia e il tempo sembra rallentare. Sul palco sette interpreti, il volto coperto da una maschera da ariete, legame con l’antichità mitologica, e il corpo avvolto in mantelli neri, eseguono movimenti appena percettibili. Lasciato il mantello e tolta la maschera un danzatore, con gestualità fluida e sognante, interpreta la leggerezza di questo preludio, con un linguaggio del corpo che parla di desiderio e di mistero: ogni gesto sembra sospeso nell’aria, come se volesse catturare l’ineffabile bellezza di un pomeriggio d’estate. Le sue braccia, in perfetta armonia con il ritmo delicato del pianoforte di Debussy, tracciano linee morbide che creano un’aura di sensualità.

Segue il Boléro, un crescendo ipnotico e quasi ossessivo in cui l’elemento ripetitivo diventa il motore dell’azione scenica. Il coreografo in questa sua interpretazione del brano non elegge un singolo elemento della compagnia ma la coinvolge in un rito corale. Qui si entra in una festa in maschera piena di mistero. Il passo diventa più marcato, quasi ossessivo, in una ripetizione che si trasforma in rituale. I danzatori mascherati lasciano via via cadere le cappe nere ma non le maschere. La coreografia, caratterizzata da movimenti ripetitivi ma carichi di intensità, incarna l’idea della persistenza e della trasformazione. La precisione millimetrica dei gesti degli interpreti incarna la tensione progressiva del brano di Ravel, una potenza esplosiva, alternata a momenti di calma ipnotica e a scatti di energia pura. I passi esprimono una grazia quasi contraddittoria, che riesce a mantenere un equilibrio tra eleganza e forza. I movimenti, seppur rigorosi, sono intrisi di leggerezza. La capacità di modulare il dinamismo del corpo, in perfetta sincronia con l’andamento del Boléro, enfatizza il contrasto tra il movimento perpetuo e il fermo magnetico della scena. La luce, sapientemente orchestrata, alterna momenti di calore dorato a contrasti freddi e taglienti, amplificando la tensione emotiva e creando un’atmosfera di attesa palpabile.

Il culmine della serata è rappresentato da Le Sacre du printemps, un’opera che ha segnato una rivoluzione non solo musicale, ma anche culturale. Qui la coreografia di Zappalà si fa audace e provocatoria, come se volesse rievocare un’energia primordiale intrappolata da secoli nelle anse di una terra mitica. L’impeto della danza si fa strada in ogni angolo del palcoscenico. E’ un rito di transizione antico e potente, così intenso che è necessario stemperarlo con una celebrazione, i  corpi avvolti in fantasiosi costumi. I danzatori si trasformano in esseri che incarnano la forza della natura e l’inevitabile destino dell’uomo. La frenesia dei movimenti, marcati e decisi, ampi e ben scanditi, si contrappone a eleganti duetti corali, gesti fluidi a scatti improvvisi. Il ritmo incalzante e le luci che creano giochi di ombre e di riflessi, si fondono per trasformare ogni gesto in un lampo. L’azione coreutica sfocia in un turbinio di emozioni, che richiama il mito della ciclicità della vita.

A supporto di questa visione, l’eclettico gruppo di artisti ha dato prova di una sinergia impeccabile, una fluidità e una precisione tecnica che hanno reso omaggio alla visione del direttore. La diversità che ciascun danzatore ha apportato con la propria presenza scenica all’interpretazione del movimento ha contribuito a tessere una narrazione corale dove il singolo gesto è diventato parte di un raffinato disegno barocco.

I costumi fantasiosi, ideati da Roberto Zappalà in collaborazione con Veronica Cornacchini, sono coprotagonisti della narrazione. La scelta dei materiali e dei colori rispecchia la dualità tra tradizione e innovazione, tra l’eleganza classica e la rottura dei canoni estetici. Il gioco di luci e ombre, sapientemente orchestrato, accompagna ogni sequenza con delicatezza poetica, sottolineando i momenti di quiete e amplificando l’energia dei passaggi più intensi. È come se ogni battito di luce rivelasse un frammento di questo sogno collettivo. Trilogia dell’Estasi è una performance di danza che sfida lo spettatore a immergersi in un universo di contrasti e armonie. Roberto Zappalà e la sua Compagnia hanno saputo creare un’opera che, pur attingendo da classici immortali, riesce a parlare alla contemporaneità, traendo ispirazione da un passato glorioso per proiettarsi verso un futuro da disegnare liberamente. Questa performance si configura come un inno al potere catartico della danza e all’arte in tutte le sue declinazioni.

Giulia Clai

Ultima modifica il Martedì, 25 Febbraio 2025 06:56

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