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TRILOGIA DELL'ESTASI – coreografia Roberto Zappalà

"Trilogia dell’estasi", coreografia Roberto Zappalà "Trilogia dell’estasi", coreografia Roberto Zappalà

Après-midi d’un Faune | Boléro | Le Sacre Du Printemps
regia e coreografia Roberto Zappalà
musiche Claude Debussy, Maurice Ravel, Igor Stravinskij, altre musiche AA.VV,
con i danzatori colaboratori:  Samuele Arisci, Faile Sol Bakker, Giulia Berretta, Andrea Rachele Bruno,
Corinne Cilia, Filippo Domini, Laura Finocchiaro, Anna Forzutti, William Mazzei, Silvia Rossi,
Damiano Scavo, Thomas Sutton, Alessandra Verona, Erik Zarcone
drammaturgia Nello Calabrò
scene e disegno luci Roberto Zappalà
costumi Roberto Zappalà in collaborazione con Veronica Cornacchini
produzione Compagnia Roberto Zappalà, coproduzione Scenario Pubblico, Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
visto al Ponchielli, Cremona, 30 marzo 2025

www.Sipario.it, 1 aprile 2025

Al debutto al Maggio Fiorentino della Trilogia dell’Estasi gli amanti del balletto classico hanno urlato allo scandalo. Roberto Zappalà, coreografo non nuovo a incursioni iconoclaste, ha unito in un testo senza soluzione di continuità tre pezzi da novanta del repertorio ballettistico: Après Midi d’un Faune, Boléro e Le sacre du printemps. Ed ecco servito lo scandalo: nessun rispetto, nessuna deferenza filologica né alle partiture sporcate con tecno e pop, né tanto meno alla scrittura coreografica, almeno nella sua leggibilità immediata. Viene da pensare: e se non si avessero riferimenti, se questi pezzi del repertorio risuonassero, se non nuovi, incogniti? Quale sarebbe l’effetto? Ecco il tentativo di questa lettura è questo: astrarsi dal codificato, dal rispettoso e deferente inchino alla tradizione e partire sul pulito. Ci troviamo all’aprirsi del sipario in una sorta di luogo post-urbano, un luogo da fumetti, il fondale è il disegno di una città, con pecorelle stilizzate. I colori sono accesi, il chiaroscuro è molto pop’. L’apertura è affidata alle mosse seducenti del fauno di Claude Debussy che come una sorta di irriverente narciso si riflette in uno specchio musivo che finisce col risucchiarlo. Cala la luce e il Bolèro è un omaggio in tacco 12 all’orgia massonica di Eyes wide shut di Kubrick, il perché non è detto, ma verrebbe da pensare che quel fauno risucchiato sia destinato a vivere il festino orgiastico della partitura di Maurice Ravel. Il disegno coreografico offre più coppie di sesso indifferenziato che nel loro muoversi citano la coreografia di Maurice Béjart ma è come se ci mettessero i baffi, la irridessero con una sorta di erotismo raggelato e un poco funereo. E se nelle note di regia ciò fa riferimento a un fatto di cronaca nera, accaduto in una villa romana durante una festa, l’aspetto cronachistico è destinato a sciogliersi in una sorta di rave party colorato e stordente ne Le sacre de Printemps di Igor Stravinskij in cui il nutrito corpo di ballo di Zappalà dà energia potente alla sua forza espressiva, occhieggiando la coreografia d’insieme di Pina Bausch, anche solo come un’eco lontana. Alla fine dei 75 minuti della Trilogia dell’estasi l’occhio è appagato, non si sente la necessità di avere una narrazione univoca. Come sempre in teatro il testo è un pre-testo è un punto di partenza che non necessariamente è in sintonia con quello d’arrivo. E allora La trilogia dell’estasi si fa apprezzare per la sintonia coreutica della Compagnia Zappalà che si divide fra vertigini legate alla danza come linguaggio universale e la necessità di un radicamento culturale nell’assolata Sicilia.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Mercoledì, 02 Aprile 2025 11:06

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