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ZÉPHYR - coreografia Mourad Merzouki

"ZÉPHYR", coreografia Mourad Merzouki. Foto Luca Rapetti "ZÉPHYR", coreografia Mourad Merzouki. Foto Luca Rapetti

MOURAD MERZOUKI | CCN COMPAGNIE KÄFIG
PRIMA NAZIONALE
Zéphyr
Direzione artistica e coreografia Mourad Merzouki
Assistito da Marjorie Hannoteaux
Progetto musicale Armand Amar
Design delle luci Yoann Tivoli
Assistito da Nicolas Faucheux
Scenografia Benjamin Lebreton
Costumi Émilie Carpentier
Interpreti Soirmi Amada, Ethan Cazaux, Nicolas Grosclaude, Emma Guillet, Simona Machovičová, Camilla Melani, Mourad Messaoud, Tibault Miglietti, James Onyechege, Wissam Seddiki
Crediti musicali supplementari Long Distance Productions - Isabel Sörling (voce), Sarah Nemtanu (violino), Lise Berthaud (viola), Grégoire Korniluk (violoncello), Julien Carton (piano)
Recording, mixing, sound design Vincent Joinville a Studios Babel, Montreuil-sous-Bois
Produzione musicale Katrin Oebel
Light control Cécile Robin
Sound control Guillaume Blanc
Stage management François Michaudel
Produttore Centre chorégraphique national de Créteil et du Val-de-Marne / Cie Käfig
Coproduttori Département de la Vendée, Maison des Arts de Créteil
42° ORIENTE OCCIDENTE DANCE FESTIVAL Mediterranei
Rovereto (Tn).
3 – 10 settembre 2022
Teatro Zandonai, Rovereto 3 settembre 2022

www.Sipario.it, 14 settembre 2022

Diciotto compagnie, trentaquattro eventi in otto giorni di Festival tra spettacoli e conferenze: Oriente Occidente nell'edizione 2022, in tutte le sezioni nelle quali si compone la rassegna guarda a quel che era il Mare Nostrum e ne propone una lettura plurale tra storia e attualità. Prende spunto da una citazione di Fernand Braudel, storico francese, da una sua ricerca sul Mediterraneo. "Che cosa è il Mediterraneo? Mille cose al tempo stesso. Non un paesaggio ma innumerevoli paesaggi. Non un mare ma una successione di mari. Non una civiltà ma più civiltà ammassate l'una sull'altra". Mediterraneo significa “in mezzo alle terre”, precisamente un mare in mezzo a 46 mila chilometri di coste tra quelle dell’Europa meridionale, dell’Asia nord-occidentale e dell’Africa settentrionale, abitate da 450 milioni di persone: una moltitudine di popoli, di usanze, di culture, di mari. Nel corso degli anni, gli equilibri geostrategici hanno trasformato il Mediterraneo in uno spazio ben più ampio dei suoi confini naturali. Per questo, nel tentativo di raccontarlo, Oriente Occidente prova a dare al “mare nostrum” un nome nuovo, Mediterranei: un nome plurale, che restituisca la frammentarietà di un luogo di diversità, un punto di incontro e a volte anche di scontro. RACCONTARE MITI, ASCOLTARE VOCI, TRACCIARE NUOVE ROTTE costituiscono le linee in cui il festival in questo 2022 si è articolato, tra ritorni, in prima nazionale e nuove proposte in coproduzioni. Un ritorno quello di Mourad Merzouki al Teatro Zandonai, come spettacolo inaugurale, con la sua compagnia Käfig, e il nuovo lavoro, Zéphyr, un progetto che vuole interpretare la lotta del corpo con il vento. Nasce da una commissione del dipartimento della Vandea, omaggio alla Vendée Globe 2021, la regata velica più estrema al mondo, la circumnavigazione del globo in solitario, senza assistenza esterna e senza attracchi. Una sfida alla resistenza umana e alla forza del vento, amico o nemico che sia, nel sospingere le vele o costringere ad ammainarle rimanendo in balìa delle onde. Dieci performer interpretano questa lotta corpo a corpo con il vento con la sua modalità di danza come sfida alla gravità. Pioniere in Francia del genere e del passaggio al palcoscenico della breakdance e hip hop, fenomeni che da strada sono divenuti oggetto di cult e mainstream, ha costruito una coreografia su un'analogia tra navigatore e danzatore, dando vita a una metaforica resistenza tra corpo ed elementi fisici virtuali. Ecco i movimenti dei danzatori sono capaci di muoversi come una sfida umana di fronte alle forze della natura, che costituisce l'essenza stessa della vita in mare: un corpo a capofitto con il vento nel tentativo di contrastarlo o di farsi travolgere da esso. Vento immaginato che esce dalla scenografia firmata da Benjamin Lebreton evocante lo scafo di una nave i cui boccaporti si trasformano all’occorrenza in misteriosi tunnel attraverso i quali appaiono o scompaiono i danzatori, trasformandosi in avveniristiche gallerie del vento rappresentate da ventilatori che spazzano il piano del palcoscenico pensato come uno specchio d'acqua ricreato sulla scena da un tappeto riflettente. E' raro che si parli, nella danza contemporanea, di scenografie e di musica. In questo caso lo spazio costruito riesce a dar forma a un elemento che non ha una sua fisicità come il vento e l'unico modo per narrarlo è creare movimento ed evocarlo perché il vento esiste solo nel movimento delle cose che fa fluttuare. E in Zephyr, Mourad Merzouki fa fluttuare i suoi danzatori con le movenze della breakdance più estrema capaci pur nella fisicità del contatto con la superficie di ricreare movimenti e situazioni spaziali. Il coreografo è spesso criticato per questo uso della danza urbana, ma che possiede una rigida tecnica e una precisa codificazione delle mosse sempre più spettacolari. Per poco più di un'ora, gli interpreti della compagnia Käfig ballano senza sosta, ricreando una drammaturgia narrativa: spinti dal vento immaginario, i loro gesti diventano onde e rotolamento che li portava via, potenza del vento e ci fanno sempre vedere e sentire le invisibili correnti d'aria che guidano e scandiscono il loro attraversamento. Ma anche scusa per un ritorno all'antico e ai miti che hanno dato vita alla navigazione all'origine della Storia umana: il vento si fa vela e vela che si fa Sirena che avvolge con il suo fascino i naviganti. Forse il momento più intenso dello spettacolo con la centralità della figura mitica avvolta nella vela che avvolge e disvela il corpo della danzatrice in un intensa ritmica arcaica. E come sono state fondamentali l'impianto scenografico per ricreare lo spazio narrativo cosi la colonna sonora originale che rievoca echi della tradizione classica occidentale e canti del mondo arabo, musica elettroacustica e sonorità etniche, creata con maestria da Armand Amar, collaboratore di lunga data del coreografo. Una visione di danza che come quella contemporanea lascia spazio a infiniti campi interpretativi: alcuni potranno pensare alla traversata in solitario del Vandée Globe, altri alle tragedie umane che agitano il Mar Mediterraneo, mentre alcuni forse ricorderanno una semplice barca in balia di sé stessa tra venti e onde capace alla fine, con un bravo timoniere, di ritrovare sempre un approdo sicuro. Ovazioni e standing ovation hanno accolto la conclusione dello spettacolo, con i danzatori che richiamati a viva voce alla ribalta da un pubblico giovane ed esperto che ha riempito il teatro hanno regalato una vivacissimo bis richiamando musiche della tradizione italica mediterranea.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Sabato, 17 Settembre 2022 08:59

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