di Giorgio Bertellini EMIR KUSTURICA Il Castoro, Milano, Euro 16.00, pp. 205
Emir Kusturica uno e due. L'ampio saggio di Giorgio Bertellini, strutturato secondo formula del Castoro, collage di interviste, profilo biografico, analisi di film e in parallelo più di un centinaio di inquadrature illustrative, non è solo aggiornamento dell'edizione 1995, con acribia critica anche dei primi Tvmovie e rivisitazione arricchita da nuove suggestioni per i primi cinque lungometraggi, dal "lessico famigliare" di Ti ricordi di Donnie Bell? (1979) agli incroci d'assillo di Underground (1995).
Per Bertellini Underground diventa "spartiacque", oltre cui, anche per traumatico riflesso della guerra balcanica, la poetica kusturiciana si nutre d'altro respiro, sia con un "jugoslavismo" che Kusturica, bosniaco di Sarajevo, colora "di perversa innocenza e nostalgia" nel mito della nativa "città magica" ma da "una sempre più occidentalizzata coscienza internazionale", sia per la tracimanza di una "moltiplicazione intermediale", anche attore, produttore, soprattutto musicante con i No Smoking Orchestra.
Con Gatto bianco gatto nero (1998) è ancora scatenamento allegro e fracassone a incandescente virtuosismo visivo-sonoro, ma via via, da Super 8 Stories (2001) d'eccitata ed eccitante musicalgonfiezza, e La vita è un miracolo (2004) infarcito "di joje de vivre balcanica" in un quadro storico che dà enfasi anche al paesaggio naturale, sino a Promettilo! (2007) in manieristico riciclaggio di un immaginario quasi a gusto slapstick di surreali follie balcaniche e Maradona by Kusturica (2008) con uno "sdoppiamento" da intervistatore a presenza paritaria per un ritratto che fa del calciatore un eroe tutto kusturiciano, il cinema di Kusturica si stringerebbe in un balcanismo "che cavalca il commercio globale della cultura popolare (anche se finge di non farlo)".
Alberto Pesce
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