Alberto Spadafora IN CIELO, IN TERRA. TERRENCE MALICK E STEVEN SPIELBERG Edizioni Bietti, Milano, euro 24.00, pp. 187 (CINEMA - Alberto Pesce)
Cinema americano della metà anni 70: roadmovie come tensione verso nuove frontiere, illusa promessa che fa da miraggio, e insieme evasione e fuga, fascino avventuroso e libero fuori da un sistema che si vuole rifiutare perché alienante, inaridito. Cinema americano fine anni 90: sia Guadalcanal 1942 o Normandia 1944 nel "giorno più lungo della seconda guerra mondiale", pur sempre conflittualità d'orrori, atroce e crudo immaginario di allucinata disumanità. Magari non sorprende che a diverso respiro di dinamiche sociopolitiche possano rispondere film in analogia tematico-narrativa. Ma Alberto Spadafora va più in là: in ambedue gli ambiti cronologici coglie una doppia concomitanza, per giunta tra due autori quasi coetanei, nati nel1943 e 1947, che più dissimili non si può, Terrence Malick poetica della violenza, epica della morte, moralità di sguardo, e Steven Spielberg immedesimazione viscerale col "meraviglioso" ma anche provocazione al modo con si insegna la Storia. E lo fa rispettivamente comparando nel roadmovie i loro esordi 1974 (o quasi), i "ribelli senza causa" di Badlands e i distorti istinti d'aggressività di The Sugarland Express, e nel warmovie 1998 La sottile linea rossa coscienza non placata di regressione a livelli di bestialità e rozzezza e Salvate il soldato Ryan pur nell'orrore sodale senso del dovere al servizio di valori che danno dignità all'uomo. Spadafora non s'accontenta di analizzare dei quattro film pensiero ideomitico e resa espressiva. A due a due li mette spettroscopicamente a confronto, come sono alonati dallo storico contesto politico e culturale, e poi puntualizzando sinossi. delineando sequenza dopo sequenza percorsi narrativi, calibrando soluzioni di regia che danno personale stigma stilistico a momenti topici dell'azione drammatica.
Alberto Pesce
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