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L'azzardo di Igor Esposito e Peppino Mazzotta

L'azzardo di Igor Esposito e Peppino MazzottaIgor Esposito e Peppino Mazzotta
L'AZZARDO 
Editore Rizzoli
Pag. 240 € 17.50
Data di uscita: gennaio 2022
(TEATRO - Roberta D'Agostino)

Sarebbe un vero peccato non leggere L'azzardo di Igor Esposito e Peppino Mazzotta edito da Rizzoli. Conosciamo le doti di scrittura di entrambi ma in questo romanzo i due autori sono riusciti a dosare con sapienza tutti gli elementi conferendo alla storia omogeneità e scorrevolezza e tanto altro. La storia è quella di Leandro De Rossi un copista di opere d'arte con il vizio del gioco, ma in realtà è un racconto corale di un gruppo di uomini che personifica un po' le varie realtà dei nostri tempi.
Premetto che da storica dell'arte e tifosa incallita di calcio ho trovato nelle pagine, piene di riferimenti ad entrambe le cose, una specie di manna, ma credo che tutti potranno bearsi tra le pagine. “Ventidue furie che cercano di azzannare una fera: corrono, si dimenano, scivolano si rialzano, scalciano…Non bisogna mai educare troppo presto i fanciulli all’arte. Si corre il rischio di deviargli la mente, perché nulla è più perverso della pittura”: sono frasi come queste che aumentano la voglia di andare avanti nella lettura.
Colpisce la cultura che è alla base di tutto; fin dall'inizio termini tecnici di architettura greca puntellano il racconto confrontando il punto Snai, cuore del racconto ad una metopa greca, appunto. Anche il modo di affidarsi alle opere d' arte del protagonista, ad una Madonna di Antonello da Messina, o a Leonardo da Vinci, ispiratore per il suo concetto di genio, è un qualcosa di originale e al contempo una scelta vincente. Che le opere d'arte, o capolavori, portino in sé un pizzico di follia, di azzardo, è la pura verità, ma confrontare costantemente le due cose è un vero colpo di genio.

La storia è ambientata a Mantova con tutto quello che porta con sé una vita in una città del Nord. Leandro, il Profeta, non ha particolari caratteristiche. Porta avanti la sua esistenza con semplicità pur avendo il dono di sapere copiare tutto, non crea opere sue perché non ritiene arte dipingere ma solo il copiare: Io volevo solo salvare, o meglio, prolungare la vita alla bellezza, e la bellezza non sempre ha a che fare con l’originalità. Ha la passione delle bollette sportive che lo accomuna ad un gruppo eterogeneo di uomini, tutti molto bene descritti e degnamente coprotagonisti della storia. Con il Negro, Maometto, Vesuvio, Tacito, Boccaccio, Marlon Brando (tutti soprannomi non scelti a caso) il lettore attraversa e viene catturato da un mondo in cui il gioco, così come sappiamo tutti, ti lusinga e ti divora, fanno debiti per giocare le loro bollette al punto scommesse Snai, rigorosamente Snai perché le varie Better etc, non sono degne di considerazione, in questo sono dei veri ‘puristi’. Fin qui nulla di particolare ma invece l'interesse risiede nel mondo raccontato attraverso i protagonisti. Penso all'amore per la cucina di Vesuvio con accenno alla mancanza di gusto dei prodotti ittici del Nord rispetto a quelli di Napoli, della Pietra Salata. O alla passione per la storia di Roma di Tacito e quella per il tango del Negro.Per non parlare dell’amore folle per il teatro di Marlon Brando.

E poi arriva il grande azzardo ed anche questo è ben annunciato, costruito, si arriva per passi e con interesse crescente.

Un romanzo riuscito, forte di una scrittura mai sciatta, ma curata in ogni dettaglio grazie alla quale i protagonisti vengono fuori come macchie di colore  disegnati da Tiziano, ma forse sarebbe meglio dire come ombre di Caravaggio. Anche le pause nel racconto sono dosate in modo tale da non stancare mai ma anzi da accattivare ad ogni pagina. Spero fortemente che da questa opera se ne tragga una sceneggiatura per il teatro e per il cinema.
Imperdibile.

Roberta D'Agostino

Ultima modifica il Sabato, 12 Febbraio 2022 11:28

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