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ANDREA CHENIER - regia Nicola Berloffa

"Andrea Chenier", regia Nicola Berloffa "Andrea Chenier", regia Nicola Berloffa

di Umberto Giordano
Libretto di Luigi Illica
Andrea Chenier - Mikheil Sheshaberidze
Gerard - Davide Cecconi
Maddalena di Coigny - Oksana Dika
Bersi - Cristina Melis
Contessa di Coigny - Valentina Coletti
Madelon -  Antonella Colaianni
Roucher - Petar Naydenov  
Fleville - Victor Shevchenko
Mathieu - Luciano Roberti
L’Abate - Orlando Polidoro
Schmidt, Maestro di casa - Alessandro Frabotta
Direttore d'orchestra - Donato Renzetti
Regia - Nicola Berloffa
Scene - Justin Arienti
Maestro del coro - Marcovalerio Marletta
Orchestra e coro del Teatro Lirico di Cagliari
Teatro Lirico di Cagliari, dal 21 al 30 aprile 2023

www.Sipario.it, 3 maggio 2023

Questo Andrea Chenier di Cagliari è stato un successo. Di critica e di pubblico, come si diceva una volta. Rappresentare un’opera così sanguigna in tempi crepuscolari di realtà virtuale e di intelligenza artificiale avrebbe potuto indurre in tentazione: ad attualizzazioni che – come spesso accade – finiscono con l’esaltare il narcisismo del regista a scapito del povero autore. Castellucci, tanto per dire, lo avrebbe forse trasposto in un calling center o in un ospedale psichiatrico. Berloffa è invece andato con la tradizione: grandi parrucche, sanculotti concitati, ghigliottina che svetta sinistra in un angolo della scena.... Prima di arrivare a Cagliari, lo spettacolo - prodotto a Modena - aveva fatto il giro dei teatri dell’Emilia. Ha dovuto perciò essere adattato ai vari palcoscenici, e quello di Cagliari è forse risultato un po’ troppo angusto e un po’ troppo affollato. Ma per il resto le scene erano ben distribuite, tanto da lasciare spazio fisico e artistico ai quasi cento tra cantanti, coro e figuranti. La scelta di Berloffa, dicevo, di non discostarsi dal libretto se non per minuzie, è benemerita per varie ragioni. Non ultima quella di permetterci di misurare la distanza tra il nostro tempo e quello di Giordano: fine ottocento, già in crisi di visioni e di valori, ai quali gli operisti dell’epoca (Giordano, Mascagni, Leoncavallo, Puccini, insomma i veristi) reagiscono con una iniezione di materia sanguigna e compatta realtà, portando in scena fatti di cronaca, o eventi storici, densi di passione, vendette, uccisioni. I nostri tempi tendono invece alla smaterializzazione, i grandi amori e le grandi passioni vanno sfumati, gli ingredienti distribuiti secondo calcoli fatti spesso a tavolino....arriverei fino a dire che le opere d’arte oggi piacciono più per quel che manca che per quel  che c’è.....

Quanto ai valori artistici dello Chenier di Modena-Cagliari, a me è parsa molto brava la Dika nei panni di Maddalena: voce vellutata e di grande estensione, buona presenza scenica e discreta gestualità, apprezzabile soprattutto nell’aria della ‘Mamma Morta’, delicata e insieme potente. Buona prova anche quella di Sheshaberidze, tenore di petto di grande forza e corposa presenza, forse un po’ troppo corposa per il delicato poeta che interpreta, ma occorre pur fare i conti con la disponibitità dei cantanti e la realtà del mercato. Eccellente il Cecconi (Gerard), baritono sconfinante a tratti nel basso, per canto, dizione e presenza. Tutti gli altri onestamente all’altezza. Un apprezzamento speciale per il Coro di Cagliari, già notato altre volte per compattezza di voci, fluidità e eleganza nell’azione. Impeccabile infine mi è parsa la orchestra. Non so con esattezza quanto sia costato questo Andrea Chenier ma siamo lontani, mi dicono dai grandi cachet. Ancora una prova che a teatro si può produrre qualità con investimenti contenuti.

Attilio Moro     

Ultima modifica il Sabato, 06 Maggio 2023 09:54

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