ENSEMBLE ZEFIRO
Carlotta Colombo soprano
Alfredo Bernardini oboe
Alberto Grazzi fagotto
Arianna Radaelli cembalo
GEORG FRIEDRICH HANDEL Sonata in fa maggiore HWV 363°
FRANCESCO MANCINI Cantata Quanto dolce è quell’ardore
DOMENICO SCARLATTI Sonata in La maggiore K. 208, Sonata in La minore K. 175
AGOSTINO STEFFANI Cantata Spezza, amor, l’arco e li strali
GIOVANNI BENEDETTO PLATTI Trio in Do minore
GEORG FRIEDRICH HANDEL Cantata Mi palpita il cor
Teatro dei Rozzi, 7 marzo 2025
Micat in vertice – La Stagione di Siena
L’Ensemble Zefiro ci ha regalato non solo un concerto, ma la rappresentazione per musica di un mondo immaginario quanto amabile. E’ vero, la musica basta a se stessa, eppure in questo incantevole mondo amoroso per voce e strumenti d’epoca c’è la scena, mirabilmente orchestrata, di un preciso mondo culturale, di sentimenti e raffinato pensiero creativo, e quel mondo era nel nostro paese, all’inizio del ‘700, un momento catalizzatore di capacità creative internazionali, che vedeva nell’Italia la sua sede vocata. Annamaria Pellegrini
Il programma comincia e finisce con Handel, il caro sassone qui comincia la sua palestra internazionale che lo condurrà infine a Londra, e ne farà un grande esponente nel paese privilegiato per il successo degli artisti, il paese dei teatri. E il linguaggio musicale il caro sassone lo aveva imparato a Vignanello, nell’alto Lazio, dove la famiglia Ruspoli lo svezzò, per così dire. L’Arcadia degli antichi era lì, e nelle Accademie di cui ancora i nostri teatri portano il nome. Qui personaggi privilegiati ma anche no, vedi i Rozzi senesi, vogliono far rivivere l’antica Arcadia, si chiamano con nomi d’invenzione, parlano di sentimenti e delle sofferenze a questi connesse, per un poco attori di vite immaginarie.
E’ l’amore il protagonista del concerto, nello specifico quello della volubile ninfa Clori per i pastori Tirsi e Fileno: vien voglia che ci sia una scena per questo concerto, un vero dramma per musica, interpretato dai fondatori dell’ensemble Zefiro dell’oboista Alfredo Bernardini, che con Paolo e Alberto Grazzi lo volle creare per proporre musiche che privilegino gli strumenti a fiato. Da qui il nome Zefiro, il vento gentile della mitologia. Da allora il complesso, variabile nei suoi componenti in base alle tematiche che ogni concerto vuole proporre, è richiesto dalle Americhe al Giappone alla Nuova Zelanda, da quanti vogliono almeno sognare un mondo in cui il massimo dolore è quello amoroso, e ne sono rappresentanti convinti tanto che dieci anni orsono hanno avuto il riconoscimento del premio Abbiati.
E così in questo concerto marzolino ci siamo staccati dai nostri affanni per goderci le musiche di Handel, Domenico Scarlatti, Agostino Steffani, Francesco Mancini, Giovanni Benedetto Platti, grazie all’interpretazione di Alfredo Bernardini all’oboe, Alberto Grazzi al fagotto, Arianna Redaelli al cembalo, e la raffinata soprano Carlotta Colombo che ci dice cantando Quanto dolce è quell’ardore, Spezza, amor, l’arco e gli strali, per concludere con l’handeliano Mi palpita il cor. Perfettamente in tema, perché proprio tutto sia perfetto, il bis da Ariodante, Volate amori la gioia immensa a celebrar.
Per la realtà siamo sempre in tempo.