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ČAJKOVSKIJ, CONCERTO PER VIOLINO - direttore Antonio Pappano

Lisa Batiashvili, violinista Lisa Batiashvili, violinista

Čajkovskij, Concerto per violino
Schubert, Sinfonia N°8 Incompiuta

Morricone, Voce dal silenzio

Čajkovskij, Concerto per violino
Lisa Batiashvili violino

Antonio Pappano direttore
Orchestra e Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Roma, Auditorium Parco della Musica dal 7 al 10 dicembre 2017

www.Sipario.it, 30 dicembre 2017

Cosa si fa per poter ascoltare la rarità della bellezza? Cosa si fa per sentire in Italia quella che è la musica corrispondente ad un bene dell'anima? Ci si reca a Roma per ascoltare l'Orchestra di Santa Cecilia che ad oggi è l'unica compagine con un suono competitivo che non ha nulla da invidiare alle consorelle europee o americane. Detto così sembrerebbe un paradosso e invece non è poiché Sir Pappano è stato capace di creare un'orchestra come si deve, abituato ad una disciplina poco italiana e ad uno studio che non è da tutti. Sarà per questo che i romani amano Pappano, lo fanno quasi come un sor Antonio, insomma un vicino di casa. E si sa che se i romani ti prendono a ben volere allora passa ogni paura. A parte questa divagazione certamente l'Orchestra e il Coro di Santa Cecilia sono ben identificabili e più il tempo passa e maggiore è la coerenza di un gesto, di un direttore, di un suono. Ed è così che per ascoltare Schubert l'ottava detta incompiuta ci si mette nella sala grande dell'Auditorium di Roma e la si ascolta diretta appunto da Pappano. Sintesi contemporanea di fantasia e di realtà, onirico suono che rimanda alle ricerche interiori, assoluta pulizia esecutiva. Ascoltare Pappano che dirige Schubert è veramente come fare un viaggio interiore, un biglietto di solo andata perché il ritorno non lo desideri tanta la forza emotiva che riesce a trasmettere. Schubert è la malinconia del tempo che sfugge, è colui che non ha mai lasciato nulla al caso ma che ha lasciato al caso la sua di vita. Sensazionale quindi come oggi dopo tantissimo tempo la sua musica riesca ancora ad arrivare oltre ogni, oltre ogni. Kronos, synthesis, materia prima, ancestrale parvenza. Evocazioni. Pappano sa bene come parlare attraverso la musica, sa bene come narrare la propria storia attraverso il suo gesto. Non è un caso che questo concerto è stato dedicato a Victor De Sabata uno di quei direttori italiani che in un tempo non molto lontano sapeva cosa fosse la passione e la scuola, la sintesi del gesto e la ricerca interiore. Dopo Schubert è stata la volta di Ennio Morricone accademico di Santa Cecilia del quale è stato presentato "Voci dal silenzio" con Mariano Rigillo voce recitante. E' una lunga e lenta ricerca, uno scandagliamento sonoro, un rompere e ricostruire il suono. Morricone sa sempre scrivere quello che sa di essere, ovvero un meticoloso orologiaio che è sicuro di far coincidere ogni parte sonora. E' la sua cifra stilistica quella di essere stato sempre molto attento al suono, alla musica da sentire, da arrivare. In Voci dal silenzio si sovrappongono storie, passati e presenti, essenzialismi. Probabilmente Morricone per ogni brano che ha scritto ha creato un pezzo di un grandissimo puzzle. Fra una star del rock e una star della politica il concerto è ripreso con una composizione di enorme bellezza il Concerto in RE op. 35 per violino e orchestra di Piotr Ilijc Caikovskij. Solista Lisa Batiashvilli. Se Schubert segnava la malinconia del tempo, Caikovskij segnava il tempo della malinconia. Ogni sua composizione ha un aspetto di recherche e di intensa follia. Nella sua non lunga vita, come per Schubert, Caikovskij ha cercato in tutti i modi di corrompere una logica classica del suono. La sua scrittura è molto moderna, l'uso dei fiati in particolare. Scrive come se fosse nel settecento ma si reca poi a trovare Mahler. E' impressionante quindi come l'op. 35 sia così vitale e così moderna da far sentire tutto e per tutto quello che è stato il suo tempo. La bravissima Lisa Batiashvilli ha condotto da imperatrice il suo suono, il suo Caikovskij. Una rapina continua, di respiri soprattutto. Perfetta come poche ha retto all'immanente fuga del suo autore e ripetere questo concerto con Pappano non ha fatto che migliorare ancora di più l'ascolto. Intesa intensa e sincera. Una forza dirompente che è poi esplosa nel terzo tempo e nel bis di Dvorak. Uscire dalla Sala è come accettare il biglietto di ritorno ma non è il sogno giusto poiché dopo tanto il desiderio di rimanere ad assaporare i suoni creati è grande come lo è il desiderio di riascoltare.

Marco Ranaldi

Ultima modifica il Venerdì, 05 Gennaio 2018 09:17

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