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CONCERTO SPECIALE PER CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA – direttore Riccardo Chailly

CONCERTO SPECIALE PER CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA - direttore Riccardo Chailly CONCERTO SPECIALE PER CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA - direttore Riccardo Chailly

Filarmonica della Scala
Riccardo Chailly direttore
Mao Fujita pianista
Programma
Sergej Rachmaninov: Concerto per pianoforte e orchestra n.3
Igor Stravinskij: Chant funébre op.5
Sergej Prokof’ev: Sinfonia n.7 op.131
Bergamo, Teatro Donizetti, 4 maggio 2023

www.Sipario.it, 8 maggio 2023

Il Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo festeggia i suoi 60 anni nell’anno di Bergamo e Brescia città Capitale italiana della Cultura con un programma che si concentra sul superamento dei confini e dei pregiudizi rispetto la musica del Novecento. Celebrazione tonda che denota la vitalità e la longevità del festival pianistico condiviso tra due città che in questa occasione sono state accomunate anche per celebrare il superamento della tragedia pandemica che ha coinvolto pesantemente le due realtà. E lo hanno fatto con l'essenzialità delle loro istituzioni culturali presenti sul territorio che già sono storia di collaborazione comune. Ai concerti inaugurali della rassegna, il 28 aprile al Teatro Donizetti di Bergamo e il 29 aprile al Teatro Grande di Brescia, con protagonista la Filarmonica del Festival diretta da Pier Carlo Orizio e con solista Mikhail Pletnev, assiduo ospite del Festival, si sono aggiunti i concerti speciali dedicati a Capitale della Cultura che hanno portati nei due teatri la Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Chailly con solista Mao Fujita, giovane pianista giapponese al suo debutto al Festival. Distinti i programmi delle due città: a Brescia il Terzo Concerto di Rachmaninov e la celebre ‘Patetica’ di Čajkovskij; a Bergamo accanto al Terzo Concerto di Rachmaninov, Chant funébre di Stravinskij e la Sinfonia n.7 di Prokof’ev. A Bergamo si è assistito ad un programma che maggiormente si allineava agli intenti programmatici di questa edizione del Festival che vuole esplorare il Novecento, facendolo con una triade tutta russa tra Rachmaninov, Stravinskij e Prokof’ev. Un programma quindi che esplora un Novecento sinfonico con un salto dagli inizi del secolo con la composizione di Stravinskij del 1908, Chant funébre solo di recente rinvenuta nel 2015 nella sede del Conservatorio di San Pietroburgo, assieme al Concerto di Rachmaninov del 1909, per passare alla Sinfonia n. 7 di Prokof’ev, scritta nel 1952 penultimo anno di vita del compositore. Qual sia stata la parte più interessante dell'evento molto dipendeva dalle aspettative del pubblico, se affidarsi al virtuosismo del concerto del giovane pianista giapponese Mao Fujita o all'esplorazione sinfonica di un accostamenti di raro ascolto. Certo Fujita si presenta con il classico bagaglio di pianista di alta capacità tecnica. Nel 2019 è stato anche medaglia d’argento al Concorso Čajkovskij di Mosca, dove le sue speciali qualità musicali hanno ricevuto un’attenzione eccezionale dalla giuria e in particolare da Valery Gergiev, che da allora lo ha invitato in numerosi tour internazionali; a Tokyo, nel 2019, è intervenuto con due soli giorni di preavviso per eseguire il Concerto per pianoforte n. 2 di Čajkovskij con l’Orchestra Mariinsky e Valery Gergiev, ottenendo un grandissimo successo. Il giovane pianista ha condotto una lettura immediata del famoso concerto ma con sensibilità musicale e naturalezza nella leggerezza del tocco pianistico, cercando, tra le ornamentazioni del motivo originale variato ripreso e trasformato, qualcosa di personale, rintracciando citazioni mozartiane, passaggi di contrappunto da Bach, nuance di musiche simboliste, offrendo quindi un ascolto non scontato del concerto. Una esecuzione che è stata premiata dall'accoglienza trionfale alla fine della sua esibizione con la concessione di un bis affidato alle note di uno studio pianistico, di alto virtuosismo di Moritz Moszkowski. Per la seconda parte Riccardo Chailly ha dato prova della sua competenza di acuto interprete restituendoci la partitura di Stravinskij della quale fu in primo direttore a inciderla e a presentarla in Italia: una partitura che ci offre ancora un compositore nel pieno della scrittura di piena tradizione tardoromantica. Per Prokof’ev la lettura trasmette quel senso scanzonato che riemerge in tante pagine del compositore russo, con il gioco tra clarinetti e archi. Riconoscenza per Riccardo Chailly e per la Filarmonica destinatari in un lungo applauso e di ripetute chiamate al podio compensate con la suite dall'Amore delle tre melarance dello stesso Prokof'ev a chiudere questo excursus sul Novecento sinfonico.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Venerdì, 12 Maggio 2023 23:09

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