mercoledì, 22 gennaio, 2025
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CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE (IL) - regia Damiano Michieletto

“Il cappello di paglia di Firenze”, regia Damiano Michieletto “Il cappello di paglia di Firenze”, regia Damiano Michieletto

Farsa musicale in quattro atti di Nino Rota, libretto proprio e di Ernesta Rinaldi dalla commedia Un chapeau de paille d’Italie di Eugène Labiche e Marc Michel
Nuova versione dell’allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova in collaborazione con l’Opéra Royal de Wallonie-Liège
Personaggi e interpreti:
Fadinard Marco Ciaponi
Nonancourt Nicola Ulivieri
Beaupertuis/Emilio Paolo Bordogna
Lo zio Vezinet Didier Pieri
Felice Gianluca Moro
Achille di Rosalba/Una guardia Blagoj Nacoski
Un caporale delle guardie Franco Rios Castro
Elena Benedetta Torre
Anaide Giulia Bolcato
La modista Marika Colasanto
La Baronessa di Champigny Sonia Ganassi
Minardi Federico Mazzucco
Maestro concertatore e direttore Giampaolo Bisanti
Regia Damiano Michieletto
Scene Paolo Fantin
Costumi Silvia Aymonino
Luci Luciano Novelli
Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice Genova
Maestro del Coro Claudio Marino Moretti
Genova, Teatro Carlo Felice, 13 dicembre 2024

www.Sipario.it, 16 dicembre 2024

E' ritornata sul palcoscenico del Carlo Felice di Genova, in una nuova versione dell'allestimento che Damiano Michieletto propose nel 2007, l'opera di Nino Rota Il cappello di paglia di Firenze, scritto nel 1945 su libretto in collaborazione con la madre Ernesta Rinaldi dalla commedia Un chapeau de paille d’Italie di Eugène Labiche e Marc Michel, ma andata sulle scene solo dieci anni più tardi, nel 1955. Nino Rota lo conosciamo principalmente come compositore di musiche da film, nel 1975 premio Oscar per la migliore colonna sonora per il film Padrino II; con una formazione classica tra Milano, Stati Uniti e Bari conseguì il diploma di composizione con Alfredo Casella. Ci sfugge la sua produzione di composizioni classiche per musica da camera, concerti per solisti e orchestra, musica vocale e opere liriche, particolare fu un suo adattamento della vicenda di Ariodante fatta nel 1942; di recente al festival di Martina Franca edizione 2024 è stato riproposto Aladino e la lampada magica, fiaba lirica del 1968. Il cappello di paglia di Firenze è sostanzialmente un'opera comica nello stile del vaudeville francese, con una trama molto divertente e ben congegnata, con pagine musicali di indiscussa maestria, tra un pizzico di Rossini e Donizetti maestri anche di comicità musicale, ma anche citazioni specie per le parti vocali da Puccini, Verdi e Wagner che mostrano la conoscenza che Rota aveva della storia musicale e dei suoi protagonisti. 

Diverte fin dalle primissime battute dell'Ouverture, sostanzialmente una parodia di tutte le più varie citazioni musicali del repertorio comico ma che, sapientemente combinate, originano un gioco musicale giusto per ricreare quel ritmo forsennato di una "folle giornata" che costituisce la vicenda del libretto. Una musica di fatto impostata tutta su una vocalità melodica tradizionale che guarda anche alla tradizione (troppo snobbata e dimenticata) dell'operetta italiana, tra melodie aperte e spiegate, qualche passaggio a recitarcantando che evidenziano riflessioni dei personaggi tra un susseguirsi di incastri e di figure tipiche del teatro comico, un padre burbero, una coppia di novelli sposi, amanti clandestini, marito tradito, baronessa d'antan, equivoci d'ogni genere che costituiscono il perfetto connubio per una commedia che si fa opera lirica. La trama è anche gustosa. Fadinard, nel giorno delle sue nozze con l’amata Elena, passeggia con il suo cavallo, quando questi mangia il cappello di paglia di Firenze di Anaide, in dolce conversazione con l’amante Emilio. Anaide pretende un altro cappello, per non far ingelosire il gelosissimo marito Beaupertuis. Fadinard allora va prima dalla modista, poi dalla baronessa di Champigny, che ne ha uno uguale. La baronessa però lo scambia per un violinista che doveva tenere un concerto, e trattiene Fadinard. Fadinard riesce a spiegare la situazione, ma la baronessa spiega che ha appena dato il suo cappello alla figlioccia: la signora di Beaupertuis. Si reca allora da Beaupartuis, seguito dal padre di Elena, Nonancourt, e dagli invitati, e dal barone, che si è insospettito per l’assenza della moglie. Tuttavia Fadinard capisce che la signora di Beaupertuis è Anaide. Il futuro suocero minaccia di mandare a monte le nozze, e, quando tutto sembra perduto, arriva lo zio sordo Vézinet, che presenta il suo regalo di nozze: un cappello di paglia di Firenze. Anaide può così tornare a casa, e Fadinard può sposare Elena. Spettacolo datato 2007 con la regia di Damiano Michieletto (prima sua regia lirica), essenziale e scenograficamente efficace incentrata su una piattaforma sghimbescia e rotante di Paolo Fantin, costruito su pareti mobili bianche e impostate tutto sul gioco delle porte che è un elemento portante del teatro degli equivoci tipico della commedia comica francese. Questo gioco di spazi permette un continuo susseguirsi di situazioni che contribuiscono allo scorrere della narrazione; il gioco delle luci di Luciano Novelli (bianche, azzurre, verdi) definiscono i vari ambienti. I costumi di Silvia Aymonino ci disvelano il clima di festa da anni metà anni '50 con una menzione per quello della modista, semplice ma d'effetto, e quello della baronessa di Champigny, da vera diva di scena. La gestione musicale affidata a Giampaolo Bisanti ha evidenziato la verve comica della scrittura musicale ma anche il definire i vari cambi di ritmi e di stile che la partitura di Rota lascia intravvedere, gestendo il tutto anche in maniera rapida seguendo anche lo stile compositivo costruito come un collage di situazioni musicali. Il tutto coadiuvato da un cast ben assortito e autorevole. Da segnalare il tenore Marco Ciaponi, tra l'altro reduce dall'esperienza estiva in altro titolo di Rota, che ha reso l'entusiasmo giovanile della sua parte di Fadinard attraverso alcuni elementi tipiche del tenore di grazia tra slanci vocali e ampi fraseggi che richiedono anche recitazione. Il basso Nicola Uliveri è l'autorevole e burbero Nonancourt, in un ruolo brusco e sbrigativo ma musicalmente e scenicamente rilevante; altro personaggio a cui viene richiesto competenza per ruoli di baritono/basso comico, il Beaupertuis di Paolo Bordogna, marito tradito, nella sua lunga scena solista del "piediluvo", parte integrante dell'equivoco. Vocalmente fresca Benedetta Torre nel ruolo di Elena ricco di agilità, così come Giulia Bolcato che definisce la fedifraga Anaide in maniera suadente, specie nel finale con il disvelamento del ritrovato cappello. Cameo di lusso di Sonia Ganassi nel ruolo della Baronessa di Champigny dove ha esibito le sue migliori e indiscutibili doti di attrice. Ben inseriti tutti gli altri interpreti: Didier Pieri (Vezinet), Gianluca Moro (Felice), Blagoj Nacoski (Achille), Franco Rios Castro (Un caporale), Marika Colasanto (La modista). Un nota di merito spetta al cagnolino Gustavo (di Nicola Ulivieri) parte della scena della Baronessa pienamente consapevole di essere in palcoscenico. Molto apprezzate gli inserimento del coro parte attiva come invitati di nozze che partecipa ai vari cambiamenti di scena della vicenda, come corpo di guardia nella componente maschile nella caotica scena dell'arresto e delle modiste nella sua parte femminile. Tocco di teatro l'apparizione in platea del personaggio per musicista Minardi, qui interpretato dal violinista professore d'orchestra Federico Mazzucco, partecipe anche di un gustoso interloquire in genovese. 

Inizialmente pubblico si è trovato spiazzato, indeciso se applaudire alle singole scene (che rispecchiano l'andamento di scene chiuse in sè definite) ma che nel proseguo dell'opera riesce ad entrare nei meccanismi teatrali e musicali accogliendo il finale della rappresentazione con calorosi applausi. Successo condiviso, per tutti gli artefici dello spettacolo, da parte di un pubblico che si presentava variegato per età con una buona presenta giovanile. 

Federica Fanizza

Ultima modifica il Lunedì, 16 Dicembre 2024 22:28

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