venerdì, 23 maggio, 2025
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CARMEN - regia Damiano Michieletto

"Carmen", regia Damiano Michieletto "Carmen", regia Damiano Michieletto

Opéra Comique in Four Acts
Music GEORGES BIZET
Libretto HENRY MEILHAC and LUDOVIC HALEVY
After PROSPER MERIMEE’S 1845 novella Carmen
Conductor MARK ELDER
Director DAMIANO MICHIELETTO
Revival Director DAN DOONER
Set Designer PAOLO FANTIN
Costume designer CARLA TETI
Lighting designer ALESSANDRO CARLETTI
Dramaturg ELISA ZANINOTTO
Carmen AIGUL AKHMETSHINA
Don José FREDDIE DE TOMMASO
Michaela YARITZA VELIZ
Escamillo LUCASZ GOLINSKI
Zuniga JAMIE WOOLLARD
Frasquita MARIANNA HOVANISYAN
Mercédès JINGWECAI
Dancairo SIPHE KWANI
Remendado RYAN WAUGHAN DAVIES
Moralès ROSS RAMGOBIN
ROYAL OPERA CHORUS
Chorus Director WILLIAM SPAULDING
ORCHESTRA OF THE ROYAL OPERA HOUSE
Concert Master MAGNUS JOHNSTON
Londra, Royal Opera House 11 April 2025
A co-production with TEATRO REAL, MADRID and LA SCALA, MILAN

www.Sipario.it, 14 aprile 2025

Non si può resistere: anche se il recensore ha deciso “basta Carmen”, come resistere ad una Carmen con la regia di Damiano Michieletto al Royal Opera House di Londra? Semplicemente non si può. E per il ROH, e per Michieletto. 

E bene ha fatto, il recensore, vuoi perché è tornato al Roh dopo le significative opere di ristrutturazione pensate in tempi migliori per il Regno Unito e ormai a regime, vuoi per la regia capace di confermare la fama del nostro geniale ex enfant prodige. Dopo aver conosciuto e amato l’icona dei teatri d’opera nei primi due decenni del 2.000, siamo stati ancora capaci di stupore, dopo lo spartiacque covid, di provare la gioia che dà rendersi conto di come un paese, che fonda la sua cultura in larga misura sul teatro, abbia fatto centro ancora una volta, amplificando una delle sue principali attrazioni, oggi più che mai un orologio che funziona in maniera stupefacente, dalla direzione artistica all’ufficio oggetti smarriti, provare per credere, naturalmente senza dimenticare l’efficienza degli Uffici Stampa. Il cuore antico di questa istituzione si è conservato come un gioiello prezioso, circondato dalle strutture più moderne che lo rendono un luogo di intrattenimento gradevole per vari livelli di pubblico, tutti uniti dalla grande passione per il teatro d’opera e la danza. Un’altra gradevole sorpresa, quella della regia di Michieletto, qui riproposta dopo il grande successo della scorsa stagione secondo gli intelligenti usi della casa, tanto da essere oggetto del merchandising che accoglie qualsiasi visitatore varchi la porta girevole dalla piazza di Covent Garden. 

Quale la trasgressiva visione di Michieletto per quanto riguarda Carmen? Cosa ci può essere di più trasgressivo che riproporre Carmen come apologo morale, oggidì? Naturalmente, con l’appoggio di interpreti più che validi, le voci giuste per ogni personaggio, sempre quanto di meglio, perché l’opera non è un trattato di filosofia, è teatro musicale, e senza gli interpreti giusti per il ruolo non può avvenire catarsi. Oggi non credo ci possa essere una interprete per Carmen che superi la mezzosoprano Aigul Akmethshina, una voce unica, affascinante ed inquietante, dalla prima nota capisci chi sia Carmen la gitana. E pensare che quando per la prima volta, quattordicenne, ha assistito al Bakshir State Opera  ad una rappresentazione di Carmen, e allora la sua era una voce da soprano, ha desiderato interpretarla, considerando questo un sogno impossibile: oggi, vanta cento recite in questo ruolo, con le più diverse regie, per cui, pur avendo un physique du role perfetto, con grande gioia si tiene in allenamento costante esercitandosi nella danza di tradizione spagnola, in quest’opera imprescindibile dal canto. Dice di essersi sentita in quest’ultimo cast particolarmente rassicurata dalla presenza come don José di una voce e personalità come quella di Freddie De Tommaso, da lei definito fantastico, e con ragione, voce ampia naturale sicura e calda.

Pardon, l’entusiasmo per le voci dei due protagonisti ci ha portato fuori strada, si parlava di apologo morale: la visione che la regia ci propone, lungi dall’essere veicolo del fascino di un mondo esotico e trasgressivo, cioè quello sul quale in genere si giocano le messe in scena di Carmen, porta sul palco per tutto il corso della storia nei momenti cruciali la figura della madre vestita di nero, esile e muta, che assiste impotente alle scelte del figlio, il don José che da tutore dell’ordine si trasformerà in omicida. Come se non bastasse, cosa ci sarà mai di fascinosamente romantico nel mondo descritto nella sua cruda realtà grazie a scene e costumi e atteggiamenti di una volgarità da Dramma della gelosia, tutti i particolari in cronaca? (per dirla con un cult della commedia all’italiana) Crediamo proprio che Michieletto, trionfatore nel 2015 agli Olivier Awards con Cavalleria Rusticana e Pagliacci in questo stesso teatro, ci si diverta molto ad usare il neorealismo all’opera. Lo dimostra anche il ruolo tutt’altro che angelicato di Michaela, la giovane soprano Yaritza Veliz, dalla voce d’angelo ma capace di mostrare un carattere a dir poco deciso, tutt’altro che melenso, anzi descritto con atteggiamenti volutamente comici oltreché coraggiosi. Quanto poi il regista abbia voglia di giocare con le convenzioni più banali di quest’opera-comique, negandole, è dimostrato dalla presenza significativa nella narrazione del coro, sia nel ruolo degli adulti  che dei bambini del popolo, ai quali è demandata la curiosa presentazione della scansione dei tempi nella narrazione, molto apprezzata dal pubblico, anch’essa spinta sul pedale del comico. Cosa resta dei tradizionali allestimenti di quest’opera, che non cessa di stregare il pubblico, la più rappresentata ecc. ecc.? la personalità volitiva della protagonista, che non per caso si presenta nella prima scena in tuta da lavoro: la sua decisione esistenziale di voler vivere secondo il proprio istinto (l’amour è un po’ troppo, nello specifico), senza nessun tremore. Non una vittima dunque, semplicemente una che non ha paura di niente, vuole essere se stessa e può anche rinunciare ad una vita che non può essere la sua, senza rimpianti. 

Essenziale per questa lettura di Carmen la collaborazione del direttore d’orchestra, qui l’ottimo Mark Elder, che pragmaticamente fa volare le famose note con spirito leggero, senza indulgere ai risvolti più cupi e drammatici, assecondato dalla perfezione esecutiva dell’Orchestra del Royal Opera House.   

Annamaria Pellegrini    

Ultima modifica il Mercoledì, 07 Maggio 2025 03:43

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