Fabio Luisi, direttore
Sergej Krylov, violino
Niccolò Paganini, Concerto n. 1 per violino e orchestra in Re maggiore, op. 6
Allegro maestoso - Adagio espressivo - Rondò. Allegro spiritoso
Pëtr Il'ič Čajkovskij, Sinfonia n. 6 in si minore, op. 74 "Patetica"
Adagio/Allegro non troppo - Allegro con grazia - Allegro molto vivace - Adagio lamentoso
Orchestra del Teatro Carlo Felice
Genova, Teatro Carlo Felice 14 dicembre 2013
Grande attesa sabato 14 dicembre al Carlo Felice per un concerto dal programma entusiasmante e soprattutto con interpreti entusiasmanti. Ancora una volta sul podio Fabio Luisi per dirigere l'orchestra del teatro genovese e, nella prima parte, anche il solista Sergej Krilov, violinista d'eccezione, vincitore del Primo Premio al Concorso Internazionale "R. Lipizer" e, dopo un periodo di perfezionamento con Salvatore Accardo, ancora vincitore del Concorso "A. Stradivari" di Cremona e del Concorso "Fritz Kreisler" di Vienna. Ad aprire la serata il I Concerto per violino e orchestra in re maggiore Op. 6 di Niccolò Paganini, che non rappresenta in sé una prova compositiva particolarmente raffinata, bensì uno "scontro", non del tutto comprensibile, tra la scrittura orchestrale rossiniana e la scrittura per violino tipica di Paganini. L'orchestra del Carlo felice è partita un po' sottotono, ma alla prima cavata del fuori classe russo l'atmosfera si è rinvigorita. Krylov si esprime con un suono particolarmente limpido e gradevole all'orecchio, supportato da una ferma intonazione che si fa notare soprattutto nei numerosi armonici e nel registro grave, ma non si può non notare che a tratti eccede in portamenti e abbellimenti dal gusto vagamente klezmer. Questo non toglie nulla alle sue capacità, né alla resa del concerto che ha entusiasmato davvero tanto il pubblico così da far tornare sul palco il violinista per ben due bis di cui uno è stato il noto Capriccio n. 13 di Paganini.
La seconda parte prevedeva la Sinfonia n. 6 in si minore, op. 74 "Patetica" di Pëtr Il'ič Čaikovskij, l'ultima delle sei sinfonie composta alla fine dell'ottocento dal musicista e da lui ritenuta "la migliore e la più sincera". In essa è forte il tema del destino che viene approfondito in maniera sconvolgente, da qui il motivo per cui quest'opera venne battezzata in seguito dal fratello del compositore con il titolo di Patetica. Fabio Luisi è stato come sempre puntuale e preciso nella sua direzione, esprimendo a pieno le atmosfere profondamente malinconiche e la scrittura punteggiata di frequenti escursioni dinamiche e pervasa dalla consapevolezza della fine ormai imminente.
Francesca Camponero