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CENA DELLE BEFFE (LA) - regia Mario Martone

"La cena delle beffe", regia Mario Martone "La cena delle beffe", regia Mario Martone

Poema drammatico in quattro atti
Libretto Sem Benelli
musica di Umberto Giordano
regia Mario Martone
direttore Carlo Rizzi
scene Margherita Palli
costumi Ursula Patzak

Milano, Teatro alla Scala dal 3 Aprile al 7 Maggio 2016

www.Sipario.it, 2 maggio 2016

L'opera la Cena della Beffe di Umberto Giordano su libretto di Sem Benelli, torna alla Scala dopo il debutto avvenuto il 20 dicembre 1924 sotto la direzione di Toscanini dove ottenne un grande successo.
Giordano fa parte della corrente musicale del verismo che si affaccia alla ribalta musicale a cavallo tra '800 e '900, assieme ad autori come Mascagni, Leoncavallo, Catalani e Cilea. Generalmente il verismo si distingue per la scelta di argomenti attinenti alla realtà e alla vita contemporanea o soggetti storici riportati all'immediatezza e alla violenza del fatto di cronaca. E l'impostazione teatrale e lo sviluppo musicale si muovono strettamente legati all'incalzare della vicenda drammatica, che spesso affida la sua suggestione a facili effetti, che ne coinvolgono anche l'aspetto vocale e caratterizzante la struttura del personaggio.
Il ritorno presente viene affidato ad un regista d'esperienza e stile come Mario Martone che si avvale della preziosa ed elegante collaborazione delle scene di Margherita Palli e alla direzione del Maestro Carlo Rizzi.

La rivalità tra Giannetto Malespini e Neri Chiaramantesi (i bravissimi Marco Berti e Nicola Alaimo) per avere l'amore della bella Ginevra (l'intensa Kristin Lewis), e la sete di vendetta di Giannetto per i crudeli e continui scherzi fatti ai suoi danni dal Neri e da suo fratello Gabriello (Leonardo Caimi), sono la chiave per far scattare il meccanismo spietato della beffa. Assetato di vendetta Giannetto finge di accettare la pace propostagli dal rivale in modo da avere mano libera nel costruire il suo impianto vendicativo. Sparge la voce che è diventato folle, lo fa rapire e si infila nel letto della bella Ginevra. Gettato l'amo aspetta che il Neri si vendichi a sua volta; credendo di sparare al Giannetto nel letto della contesa amante, uccide invece il proprio fratello, come previsto dalla beffa, che viene scambiato nell'oscurità per l'amante rivale, ma anche l'amata Ginevra. La vendetta finale si risolve con la sconfitta di entrambi.
Il testo di Benelli è in sostanza una farsa che dipinge caratteri negativi a cui è impossibile dare un lieto fine e che si muove su due piani contrapposti: la gogliardia  e lo scambio di persona nel letto dell'amore  che diventa trappola crudele e beffarda.

Il testo dello scrittore e poeta di origini pratesi è ambientato in origine nella Firenze di Lorenzo il Magnifico. Il regista invece ne sposta l'azione nella Little Italy della New York degli anni '20 in uno scontro tra bande mafiose rivali, invece che fra fiorentini e pisani. La scelta risulta vincente e ben congegnata sulla scena sia dal punto di vista scenografico che drammaturgico.
Margherita Palli si inventa un unico palazzo a tre piani: al piano strada un elegante ristorante, tipico luogo da film americano sul genere dove si svolge la "cena dei boss"; al primo piano invece l'interno dell'alcova d'amore di Ginevra simile ai tanti film in bianco e nero, dal sapore Hitchockiano e lo scantinato dove si tengono le malefatte sadiche ai danni di rivali o traditori e dove il Neri viene richiuso e malmenato per istigarlo alla follia. Ben eseguito il lavoro della costumista che ricostruisce con gusto e bella campionatura di colori lo stile dell'epoca.
I protagonisti si muovo con bravura nella scatola scenica e nella gabbia sonora inventata da Giordano, creando tensione e divertimento drammatico. L'orchestra viaggia in scioltezza sotto la direzione del Maestro che ne evidenzia i tratti "filmico descrittivi" con energia e pulizia di suono.
La partitura ha in sé una piccola contraddizione che si evidenzia nella descrizione dei due personaggi principali: privi di qualità morali, negativi nel loro agire, si esprimono sulla scena seguendo una scrittura musicale quasi tardo romantica ed enfatica che ne annulla a tratti la modernità.
Per il ritorno di quest'opera alla Scala è stato affiancato un piccolo programma  conoscitivo dedicato al verismo fra cinema, teatro e opera: il prof. Giovanni Gavazzeni ha presentato degli incontri tra ascolto e video; proiettato l'omonimo film di Alessandro Blasetti con Amedeo Nazzari e Clara Calamai (1942) più vari incontri con il regista Mario Martone.

MSG

Ultima modifica il Lunedì, 02 Maggio 2016 11:15

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