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DIE ANTILOPE - regia Dominique Mentha

"Die Antilope" - regia Dominique Mentha. Foto Armin Bardel "Die Antilope" - regia Dominique Mentha. Foto Armin Bardel

di Johannes Maria Staud
Libretto Durs Grünbein
Direzione musicale Walter Kobéra
Regia Dominique Mentha, Scene Ingrid Erb, Werner Hutterli
Costumi Ingrid Erb, Light Design Norbert Chmel
Sound Design. Christina Bauer
Interpreti
Victor Wolfgang Resch
Collega, Donna, Scultura Wolfgang Resch
Collega, Donna, Vecchia signora Maida Karisik
Segretaria, Giovane donna, Passante Bibiana Nwobilo
Collega, Giovane Signore, Dottore Gernot Heinrich
Capo, Capocameriere, Dottore, Vigile Ardalan Jabbari
Collega, Passante, Dottore Yevheniy Kapitula
Coro Wiener Kammerchor
Maestro del coro Michael Grohotolsky
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
Coproduzione Neue Oper Wien, Fondazione Haydn Stiftung
Allestimento Lucerne Festival, Theater Luzern, Oper Köln

Bolzano, Teatro Comunale 2 e 3 dicembre 2017

www.Sipario.it, 4 dicembre 2017

Raccomandando che il cellulare sia chiuso e di osservare il divieto di effettuare video e registrazioni, è il compositore stesso, Johannes Maria Staud di Innsbruck, classe 1974, che dall'altoparlante saluta il pubblico bilingue, presente nella platea del Teatro Comunale di Bolzano che assiste alla sua opera "Die Antilope" titolo di apertura del terzo ciclo 2017-2018 della stagione Opera 20.21 promossa dalla Fondazione Haydn di Trento e Bolzano, un simpatico modo anche per far cadere la barriera tra pubblico e compositori contemporanei. "Die Antilope" è stata composta da Staud nel 2014 e proposta a Bolzano in coproduzione con la Neue Oper Wien, Fondazione Haydn Stiftung di Bolzano nell'allestimento del Lucerne Festival, Theater Luzern e Oper Köln
Le sue opere anche sinfoniche traggono ispirazione dal mondo letterario e già nel 2006 si era confrontato con la narrativa realizzando il dramma musicale, "Berenice", basandosi su un racconto di Edgar Alla Poe, in collaborazione con lo scrittore germanico Durs Grünbein autore del libretto anche per questa produzione, dove emerge, in modo preponderante, il mondo letterario di Samuel Beckett, autore che fa dell'incomunicabilità o dell'indefinito la sua ragion d'essere. I personaggi in "Die Antilope", che si susseguono in quadri, sono parenti stretti del mondo teatrale di Beckett e, in primo luogo, il protagonsta Victor ha una sua discendenza diretta con questo mondo letterario che lo accomuna a Victor Krap (protagnista di Eleutheria, dramma non concluso di Beckett stesso) e non ultimo protagonista assoluto dell'Ultimo nastro di Krapp, tutti dominati dalla fatica del vivere e dal tentativo fallimentare di dare un senso alla propria esistenza. Il libretto risente di queste posizione esistenziali e le trasforma in una riflessione su significato sociale e politico della vita d' oggi. A queste figure dall'umanità indefinita, in qualche modo, fa da contraltare il modo di comporre di Staud che nell'opera si esprime con una solida struttura musicale. Il compositore austriaco usa ancora la strumentazione orchestrale utilizzando tutta la gamma delle percussioni e degli legni per creare effetti di sospensione, nonché l'uso delle voci su cui lavora anche per creare effetti vocali sonori. Tutto questo stile di composizione lo fa partecipe ancora all'universo delle avanguardie musicali di inizio secolo scorso, così come la pratica della voce e del canto strettamente connesso alla pratica dello Sprechgesang, l'inserimento di cluster sonori ma anche stacchi con arie e inserti di coro. Ma il compositore sa giocare anche con cenni ritmici pop e swing anni'50. Il titolo riprende la metafora dell'antilope, animale che vive in branco ma che fugge solitario al primo accenno di pericolo (in greco il nome significa animale misterioso). Perno dell'opera è Victor, impiegato, che isolato fugge dal branco, ossia dall'ambente sociale aziendale, dai suoi colleghi, rappresentati da vari copricapi bestiali, indossati dal coro della prima scena di un party aziendale dove il chiacchiericcio è colonna sonora portante. Scappa e precipita da una finestra un mondo parallelo dove parla una lingua incomprensibile, totalmente inventata con un'unica parola riconoscibile "antilope" (o impala), osservatore di un mondo a lui estraneo, fatto di medici clown, di donne al caffè che abbandonano figli, di animali allo zoo, di giovani coppie metropolitane perse anche loro nell'incomunicabilità relazionale. Non prova emozioni, funge da osservatore disincantato. Del resto il teatro da cui attinge Staud e il librettista Grünbein è il mondo del teatro dell'assurdo. L'arte comunica, nel quadro dedicato alla visione dell'arte contemporanea, ma con linguaggio incomprensibile, nel mentre Victor riprende a parlare in modo naturale con il mondo esterno, significato di un arte contemporanea che riflette l'incomunicabilità del suo essere. Alla fine come un altro personaggio di Beckett, il nastro della vita si riavvolge e il protagonista si trova nella situazione iniziale il party animalesco dove tutto si riaggroviglia su se stesso per recuperare la sua essenza di bambino, abbandonato e ritrovato sotto il tavolo del party.
Il tutto regge dal punto di vista drammaturgico, sostenuto anche da un semplice ed efficace allestimento del regista Dominique Mentha, già direttore della Volksoper di Vienna e del Teatro di Lucerna, supportato dalle scene di Ingrid Erb e Werner Hutterli che delimitano le diverse sequenze delle scene in cui si articola di dramma musicale con pochi elementi precisi ed essenziali.
Poco da dire sulla vocalità in scena: tra tutti gli artisti che si sono succeduti sul palco attenzione merita il Victor di Wolfgang Resch e il canto esasperato di Elisabeth Breuer soprattutto nel ruolo della scultura parlante. Il Wiener Kammerchor diretto da Michael Grohotolsky si è bene relazionata con l'orchestra Haydn di Trento e Bolzano diretta dal maestro Walter Kobéra, di lunga esperienza nel repertorio contemporaneo essendo dal 1993 direttore della Neue Oper Wien.
Per una appropriata gestione dello spazio è stata utilizzata solo la platea del grande Teatro Comunale bolzanino, che ha fatto registrare un quasi esaurito da un pubblico vario per età che ha saputo accogliere la proposta, ricettivo alle nuove proposte musicali.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Lunedì, 04 Dicembre 2017 12:34

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