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ELIO. CI VUOLE ORECCHIO - ELIO CANTA E RECITA ENZO JANNACCI

Elio Elio

drammaturgia GIORGIO GALLIONE
arrangiamenti musicali PAOLO SILVESTRI
ALBERTO TAFURI pianoforte
MARTINO MALACRIDA batteria
PIETRO MARTINELLI basso e contrabbasso
SOPHIA TOMELLERI sassofono
GIULIO TULLIO trombone
light designer ALDO MANTOVANI
scenografie LORENZA GIOBERTI
costumi ELISABETTA MENZIANI
regia GIORGIO GALLIONE

I BRANI DELLO SPETTACOLO, DI ENZO JANNACCI
Saltimbanchi
Ci vuole orecchio
Silvano
Sopra i vetri
Taxi nero
La luna è una lampadina
T’ho compraa i calsett de seda
L’Armando
El purtava i scarp del tennis (estratto)
Faceva il palo
Son s'ciopaa
Parlare con i limoni
Vivere
Quando il sipario calerà

Teatro Verdi Salerno 12 giugno 2022

www.Sipario.it, 19 giugno 2022

Sembra di vivere un sogno, come quello di Coppola, un sogno lungo un giorno, anzi una serata di tarda primavera in un luogo teatrale. E’ Elio che ci riporta ad un tempo in cui un personaggio unico e raro come Enzo Jannacci, ci portava i suoi sentimenti cantati. Definito strambo, casinista, fuori dai termini comuni insomma un irregolare. Ed essere irregolare in una nazione tanto regolare come l’Italia non è cosa facile. Non è stato allora e non lo è oggi. Figuriamoci poi quando questo uomo magro, con gli occhiali con i vetri spessi vestito di nero, porta in televisione Vengo anch’io no tu no….Un terremoto in una dimensione assolutamente di calma piatta. O almeno sembrava. Ecco di lui si è scritto tanto, detto tanto ma soprattutto ascoltato nei suoi dischi le sue canzoni. Che erano ben altra cosa di un semplice trattato di cantautorato. Che poi, che fosse un medico, cardiochirurgo e tante altre cose non era roba importante. Era come l’idroscalo, quella cosa a Rogoredo, o le alici come la pasta per le rughe. Insomma Enzo Jannacci è ancora oggi Enzo Jannacci. Oggi anche se non è più materialmente vivo. Ma arriva un irregolare niente male come Elio, quello delle Storie tese e decide di portare un pezzo di teatro musicale storico da rivivere per sentire la morsa allo stomaco dell’assenza. Elio con la sua perfetta band è stato di una umanità silenziosa e silente. Come è lui nelle sue scelte artistiche. E come lo era con gli Elii, un po' Gatti di Vicolo Miracolo ma d’altri tempi, diciamo così. E non c’è tema di smentita per ascoltare qualche voce fuori dal campo. E così nel Verdi di Salerno fra le lampade, i suoni e cinque musicisti di bravura incredibile sembrava di rivederlo, già come se fosse lui, Jannacci naturalmente. In questo Elio è stato non solo generoso ma anche umile. Nel senso che messa da parte la sua mimica particolare, è stato capace di riportare sulla scena quella umanità sbiellata di Jannacci. Nel silenzio dei suoni e delle parole. E come quei limoni che a Tenco non hanno fatto neanche vedere, o come il canotto preso a morsi da un dobermann, la Marlboro e l’idroscalo, l’Armando, la portiera che si apre e getto giù, pardon cade giù l’Armando. E le scarpe da tennis, Silvano e il suo maglione blue maron. Per essere Saltimbanchi….fin quando verrà il giorno che spariranno tutti i rompicoglioni. Fosse vero tutto questo, forse Jannacci è stato un profeta di tempi che abbiamo visto realizzati ma il meglio dovrà venire. E ad Elio un grande applauso per il coraggio e l’onestà di portare colui che venne dalla lontana Puglia con alle spalle un padre aviatore, come fosse un volatore di aquiloni.

Marco Ranaldi

Ultima modifica il Lunedì, 20 Giugno 2022 08:19

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