martedì, 18 febbraio, 2025
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FALSTAFF OSSIA LE TRE BURLE - regia Paolo Valerio

"Falstaff ossia Le tre burle", regia Paolo Valerio. Foto ENNEVI "Falstaff ossia Le tre burle", regia Paolo Valerio. Foto ENNEVI

opera comica in due atti di Antonio Salieri
Libretto di Carlo Prospero Defranceschi
da Le Allegre comari di Windsor di William Shakespreare
Prima esecuzione dell'edizione critica di Elena Biggi Parodi
Direttore d'orchestra Francesco Ommassini
Regia e costumi Paolo Valerio
Scene e projection design Ezio Antonelli
Luci Claudio Schmid
Orchestra, Coro e Tecnici Fondazione Arena di Verona
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Direttore allestimenti scenici Michele Olcese
Nuova produzione di Fondazione Arena di verona
Omaggio all'evento inaugurale del 1975
(Festival Mozart a Verona 2025)
Interpreti
Sir John Falstaff Giulio Mastrototaro 
Mrs. Ford Gilda Fiume 
Mr. Ford Marco Ciaponi 
Mr. Slender Michele Patti 
Mrs. Slender Laura Verrecchia 
Bardolf Romano Dal Zovo 
Betty Eleonora Bellocci
Verona, Teatro Filarmonico, 19 gennaio 2025

www.Sipario.it, 23 gennaio 2025

Il Falstaff di Antonio Saliari ha dato il via alla Stagione lirica 2025 presso il teatro Filarmonico a Verona. La Fondazione Arena di Verona ha voluto così celebrare i 50 anni d’opera al Teatro Filarmonico riproponendo, a distanza di mezzo secolo, con uno spettacolo tutto nuovo e in edizione critica, un titolo che inaugurò la prima Stagione artistica nel 1975, del teatro ricostruito dopo la distruzione in guerra. Era il 1975 e, per i 150 anni dalla morte di Salieri, andò in scena Falstaff: inaugurazione lirica del Teatro e vera e propria riscoperta.

Opera non certamente sconosciuta, se già nel 1961 se ne era stata fatta una registrazione con Gino Bechi, protagonista, a cura dell’Accademia Musicale Chigiana. E cinquant’anni dopo, anche per il bicentenario salieriano (1750-1825), Falstaff è andata in scena, per la prima volta in edizione critica, a cura di Elena Biggi Parodi, musicologa, a cui si deve la riscoperta di numerosi scritti del compositore, del quale ha già pubblicato il catalogo completo delle opere. Nato nel 1750 da commercianti di Legnago, da sempre votato alla musica, Salieri fu notato a Venezia da Florian Leopold Gassmann, compositore alla corte degli Asburgo, che lo portò con sé come allievo a Vienna. Qui il giovane veronese conquistò anche la fiducia dell’Imperatore, che lo nominò Hofkapellmeister fino alla morte. A Vienna Salieri fu anche un ricercato insegnante: fra i suoi allievi, si annoverano Beethoven, Cherubini, Czerny, Hummel, Liszt, Meyerbeer, Schubert. Controversa è l'immagine che i posteri gli hanno assegnato con la sua presunta ostilità con Wolfgang Amadeus Mozart. In poche parole, quasi colleghi alla corte di Vienna, Salieri era cosciente di quanto Mozart produceva per le scene dei teatri della capitale: destini musicali che si sono più volte incrociati. Salieri approntò il Falstaff su libretto di Carlo Prospero Defranceschi, collaboratore del compositore per alcuni soggetti comici, dalla commedia di William Shakespreare Le Allegre comari di Windsor e rappresentata nel 1799 al Teatro di Porta Carinzia di Vienna. Il libretto riduce abilmente i numerosi personaggi in poche essenziali figure. Oltre al protagonista, emergono le due donne, qui Ms Ford e Ms. Slender con i rispettivi mariti, il servo di Falstaff, Bardolf, e l'immancabile cameriera, Betty, di casa Ford. Già il titolo Falstaff, ossia, le tre burle, ci fa capire il contesto di pura comicità e anche di prevedibilità in cui ci conduce la vicenda musicale. La storia la conosciamo grazie alla versione verdiana del 1893, di questo personaggio fornito di rotondità, ma di nulli sostegni economici, presuntuoso seduttore di donne sposate. Ed ecco che qui la vicenda diventa materia comica in quanto le donne, a dispetto dei rispettivi mariti, anzi quasi di nascosto, ordiscono tre finti appuntamenti per Falstaff, umiliandolo in pubblico altrettante volte: con il bagno nel canale nella cesta del bucato, bastonato in un travestimento da vecchia e infine sbugiardato nel bosco di Windsor nella gran mascherata delle fate dove finalmente comprende le sue "corbellerie". Ma il libretto, che segue a grandi linee la vicenda originale, offre alcune curiosità: i travestimenti con cui Ms Ford riesce ad entrare in casa di Falstaff per tendergli la prima beffa, vestita alla tedesca (qui con trecce bionde e tipico dirndl) e con essi anche la scrittura che diventa un misto di maccheronico tedesco per arrivar all'aria della stessa Ford Sie, schlimmer Herr...O! die Manner kenn'ich schon, quasi un omaggio alla pratica del Singspiel germanico; stessa procedura per il consorte Ford che si trasforma in un commerciante tedesco, Broch (la regia gli fa accentuare una parlata cadenzata alla tedesca con tanto di braghe di cuoio giaccone tipico e cappello di feltro). Di sostanza, la regia di Paolo Valerio che colloca tutta la storia in una accurata una cornice veneziana e rococò delineando personaggi grotteschi ma non caricaturali. Funzionale è stato l'allestimento con le scene costruite su ampie vetrate girevoli su cui si riflettevano accurate visioni di paesaggi e di ambienti monumentali in stile veneziano, lavoro di projection design di Ezio Antonelli, sostenuto dalle luci di Claudio Schmid, pochi, ma funzionali gli elementi in palco.

Musicalmente, fin dalle prime battute della Sinfonia, si avverte di essere proiettati nel mondo dell'opera comica di fine settecento e di area non italiana con una sua rimica incalzante e anche marziale, per passare poi alla veloce sequenza delle scene articolate tra brevi recitati ampi dialoghi in musica dove prende forma la dinamica comica dell'opera. In una siffatta operazione di recupero filologico occorre che ci sia anche una compagnia di canto che abbia creduto in questo progetto che esula dal consueto repertorio. Un cast fatto di voci esperte nei ruoli comici come il basso Giulio Mastrototaro che ha portato nel suo Falstaff tutta la sua competenza in personaggi pieni di sarcasmo nell’ambito della comicità musicale. Con il suo canto sempre equilibrato pieno e formato capace di dare espressività melodia anche nei recitativi secchi (la scena della scrittura delle lettere del primo atto) ha dato valore attoriale ad un personaggio che con concede nulla alla farsa a buon mercato, puntando ad evidenziare la prospettiva di commedia. Questo va dato merito anche alla regia che si è mostrata equilibrata nel gestire i personaggi anche in quei momenti in cui c'era il rischio di calcare la mano (come nelle scene dei travestimenti). Accanto a lui esperti giovani talenti che formano coppie ben assortite sia per temperamento che per stile di canto: ecco i coniugi Ford con il soprano Gilda Fiume, Ms. Ford, autorevole come resa vocale (a lei spettano le invenzioni delle beffe) capace, con voce performante e autorevole, di sovrastare il consorte, dubbioso del suo comportamento, ben definita nel quartetto Oh quanto vogliam ridere. A lei il merito di una simpatica resa caricaturale dell'aria in pseudo-tedesco, Oh die Manner Kenn'ich schoen tutta articolata in un gioco di parole. Le fa da contraltare Mr. Ford di Marco Ciaponi, dubbioso alla ricerca di certezze, contenuto nella sua rabbia, che offre al personaggio la sua voce fresca, agile e di grazia ad un gustoso personaggio. I coniugi Slender sono formati anche qui dalle voci sicure del mezzosoprano Laura Verrecchia, che con voce pastosa e morbida ma nel contempo agile, delinea una degna compagna di avventura alla sua simile nel gestire la scena, con accanto il giovane baritono Michele Patti, Mr Slender, rappresentato come sornione e razionale nel prendere atto delle attenzioni di Falstaff sulla consorte con i suoi interventi molto cantabili. Precisi nei loro interventi il Bardolf di Romano Dal Zovo, a lui un lungo intervento nell'atto primo che serve ad introdurre il personaggio protagonista. Non manca la figura della cameriera, dei coniugi Ford, Betty, affidata alla giovanile e fresca voce di Eleonora Bellocci con la sua aria introduttiva del secondo atto, in cui descrive la scena del bagno di Falstaff dal punto di vista dei servitori. Certamente in tutta la struttura è facile rintracciare varie situazioni riconoscibili ma altrettanti passaggi che ci riportano all'opera italiana specie nella gestione della vocalità di agilità. Incisivi gli interventi corali nell'introduzione e nel finale diretti da Roberto Gabbiani, scena finale che presenta anche interessanti interventi di mimi statuari gestiti da Daniela Schiavone. La gestione musicale era affidata al maestro Francesco Ommassini con l'Orchestra della Fondazione Arena che ha restituito con competenza e con dovuta attenzione la partitura di Salieri tenendo ben a vista la gestione del palcoscenico, restituendo quindi un comprensibile sguardo sull'opera comica di fine Settecento. Successo pieno e meritato per tutti gli artefici della produzione da parte di un pubblico divertito e soddisfatto che ha riempito lo spazio teatrale segnando un buon inizio di stagione. 

Federica Fanizza

Ultima modifica il Martedì, 04 Febbraio 2025 05:57
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