CORO DELLA CATTEDRALE DI SIENA
LORENZO DONATI direttore
Conduce STEFANO JACOVIELLO
FRANCESCO BIANCIARDI
Da Florilegium Sacrarum Cantionum Laudate Dominum, mottetto a 5 voci
Da Giardino Novo Bellissimo di Vari Fiori Musicali Secondo libro,
Ardemmo insieme madrigale a 5 voci
ORAZIO VECCHI
Da Le Veglie di Siena, prima parte Quinta Proposta Imitatione del francese
Da Le veglie di Siena, seconda parte L’humor Dolente, a 6 voci L’humor Malenconico, a 5 voci
AGOSTINO AGAZZARI Stabat Mater, mottetto a 4 voci
ADRIANO BANCHIERI
Da La Pazzia Senile, commedia madrigalesca Rostiva i corni, a 3 voci
Da Festivo per il Giovedì Grasso avanti cena, op. 18
Capriccio a tre voci Contrappunto bestiale alla mente a 5 voci
Li Festinanti Vinata de brindesi e passioni
Siena, Accademia Musicale Chigiana, 23 maggio 2025
Abbiamo scoperto un nuovo aspetto del coro Guido Chigi Saracini! Abituati come siamo, noi del pubblico, ad accorrere per le loro mistiche note, questa volta ne scopriamo anche il lato giocoso: infatti si finisce in brindisi (veri). L’occasione: i 600 anni dell’Accademia degli Intronati, ancor oggi protagonista in città quale promotrice di eventi culturali, che guarda caso ha sede à coté di Palazzo Chigi. E i compleanni si festeggiano brindando. Il concerto dapprima propone le musiche dell’Intronato casolese Bianciardi, che amando il gusto veneziano anticipa Monteverdi con questo Florilegium. Col senese Agazzari e Maddalena Casulana vien fuori da quell’incredibile cenacolo che sta fra la città già del Palio e Casole d’Elsa, dunque un mottetto di carattere religioso, come lo stupendo Stabat Mater di Agazzari, autore ammirato da Bach e Vivaldi, che dunque sarà di ispirazione per il barocco, mentre amoroso è il tono di Ardemmo insieme, non c’è da dubitarne… Come non rendere loro omaggio? Ma con Orazio Vecchi da Modena, convinto che “le nuove idee non diventano famose se non vengono criticate” e Adriano Banchieri da Bologna, scopriamo il lato ludico degli Accademici, che particolarmente nel corso del Carnevale amavano riunirsi a sera per recitare, gentiluomini e gentildonne, come la Signora Emilia che viene invitata dal maestro di cerimonie della serata ad imitare un francese convinto che tutte le donne cadano ai suoi piedi, ma anche amano scherzare in maniera decisamente pesante, senza remore, e i fiorentini ormai padroni della città li lasciavano fare senza censure. Si prendono in giro i cantanti che corrono da un impegno all’altro per sbarcare malamente il lunario, e si usa per far ridere il latino maccheronico. Si ridicolizza perfino la poesia petrarchesca (l’humor dolente, l’humor malenconico), ed il famoso Vestiva i colli di Palestrina diventa, per deridere il vecchio giurista innamorato Graziano da Francolino che, ahimé, non si rassegna all’avanzare dell’età, ed è talmente fuori di testa che la trasforma in Rostiva i corni. Che significa proprio quello che sembra. Ma stiamo parlando di un concerto all’Accademia Chigiana, e quale sarà dunque il tono musicale? Assolutamente perfetto: la polifonia con le sue regole canoniche interpreta, grazie ai cantori del coro, quanto detto: con gusto squisito, e se non fosse per le anticipazioni di Stefano Jacoviello e del Maestro Donati, che ci hanno illustrato esaurientemente il contenuto oltreché la forma musicale, si potrebbe non capire che queste creazioni siano veicolo di sbeffeggiamento! Il mondo dell’antica Accademia è riportato in scena così com’era quando decideva di suonare la corda del ridicolo fino alla cattiveria, per dirla con Pirandello (corda pazza, corda civile) ante litteram: non si può sempre suonare la corda della serietà, il riso è liberatorio. Annamaria Pellegrini