Melodramma in quattro atti
di Tobia Gorrio [Arrigo Boito]
dal dramma Angelo, tyran de Padoue di Victor Hugo
Opera in quattro atti su libretto di Arrigo Boito
Musica di Amilcare Ponchielli
Personaggi e interpreti
La Gioconda Anna Pirozzi/Francesca Tiburzi
Laura Adorno Anastasia Boldyreva/Chiara Mogini
Alvise Badoero George Andguladze/Christian Saitta
La Cieca Agostina Smimmero/Kamelia Kader
Enzo Grimaldo Ivan Momirov/Otar Jorijkia
Bernaba Franco Vassallo/Anooshah Golesorkhi
Zuane Ettore Lee
Un cantore Giovanni Palminteri
Isèpo Nicola Pamio
Un pilota Ettore Lee
Un barnabotto Giovanni Palminteri
Orchestra e Coro del Teatro Massimo Bellini
Direttore Fabrizio Maria Carminati
Maestro del coro Luigi Petrozziello
Regia e scene Francesco Esposito
Costumi Francesco Esposito e Giovanna Adelaide Giorgianni
Luci Antonio Alario
Corpo di ballo AltraDanza
Coreografie Domenico Iannone
Coro di voci bianche “InCanto”
Maestra del coro di voci bianche Alessandra Lussi
Direttore degli allestimenti scenici Arcangelo Mazza
Assistente alla regia Elena Gaiani
Allestimento del Teatro Massimo Bellini
Catania, Teatro Massimo Bellini dal 13 al 21 dicembre 2024
LA GIOCONDA chiude la Stagione Lirica 2023/’24 del Teatro Massimo “Bellini” di Catania Il pubblico delle prime del teatro Massimo “Bellini” di Catania, fino a qualche decennio fa, è sempre stato un pubblico particolare: esperto, severo, selezionato e sempre poco numeroso, decretava con moderati applausi o qualche dissenso a fior di labbra, il successo o l'insuccesso di uno spettacolo. Oggi, qualche sparuto superstite di quella generazione si trova immerso in un clima da serata mondana più che da prima teatrale, tra gente di ogni genere e tipo, cultura ed estrazione, e non sempre esperta di melodramma: dunque imprevedibile, anche nelle reazioni allo spettacolo, ma incline, in generale, a facili entusiasmi. Non è scritto, quindi, da nessuna parte che oggi una grande opera debba essere definita necessariamente un “trionfo”, termine eccessivo, poi amplificato dai social. Basta limitarsi a definirla un “successo”, se tutto va bene. E questo risultato è quasi sempre dovuto all’abilità di porgere lo spettacolo complessivo al pubblico odierno con la capacità di sfruttare al meglio il “materiale”, di solito variegato quanto a valenza e possibilità, di cui si dispone, a cominciare dall’orchestra e dalle voci: il segreto sta nell’amalgamare il tutto a dovere. Il 13 dicembre 2024, in scena La Gioconda di Amilcare Ponchielli, che chiudeva la Stagione Lirica ‘23/’24 del “Bellini”, dunque, grazie innanzitutto alla prudenza della concertazione e direzione d'orchestra del M°. Fabrizio Maria Carminati, il “successo” è stato raggiunto, perché ogni possibile passo falso è stato evitato. Il Maestro, infatti, alla guida dell'ottima orchestra stabile del Teatro catanese, ha optato per una direzione attenta, senza intemperanze, con sostegno agli interpreti e mantenendo un volume orchestrale moderato, che non fosse mai d'ostacolo al canto. In tal modo, una illustre debuttante sulle tavole del palcoscenico etneo, ma non nel ruolo del titolo, il soprano Anna Pirozzi, ha potuto esprimere la propria particolare concezione del difficile personaggio di Gioconda senza incontrare alcuna problematica. L'interpretazione della protagonista propendeva più per il lato “intimistico”, umano di generosità della cantatrice veneziana che per l'aggressività della sua gelosia possessiva e modellava un personaggio più dolce che predatore, più religioso che passionale. Una lettura che è stata espressa in un canto morbido, ben modulato e dotato di ogni requisito per la resa ottimale del ruolo. Dal perfido Barnaba, invece, il buon Franco Vassallo, da poche settimane visto e recensito nel concerto per il trentennale della carriera, sempre al Bellini, ci si sarebbe aspettata una cattiveria luciferina più convinta, così come una proiezione più incisiva. Al tanto conteso Enzo Grimaldo di Ivan Momirov avrebbe giovato un maggiore appoggio, a favore di rotondità di voce; Anastasia Boldyreva si è dimostrata una Laura Adorno solo avvenente; maggiore autorevolezza, sia vocale che scenica, sarebbe occorsa all’Alvise Badoero di George Andguladze e più limpidezza vocale a “la cieca”, Agostina Smimmero; uniformati all’insieme gli altri comprimari. Il Coro, diretto da Luigi Petrozziello, ha profuso molti, molti suoni, anche poco controllati, in contrasto con la pacatezza orchestrale; grazioso il coro di voci bianche InCanto diretto da Alessandra Lussi. La celeberrima “Danza delle Ore” ha avuto gli interpreti del Corpo di ballo AltraDanza, con la coreografia, più di braccia che di gambe, di Domenico Iannone. Per tornare allo spettatore esperiente, commosso dall'aver riconosciuto nelle scene di Francesco Esposito la struttura scenografica di Roberto Laganà per il Bellini, del 2006, ha moderatamente apprezzato la regia tradizionale dello stesso Esposito (con i costumi di Giovanna Adelaide Giorgianni e le luci di Antonio Alario), che ha dato risalto in particolare alle scene di massa; nel frattempo, però, rosicava nel sentire la signora del posto accanto flautare al consorte, all’inizio: “Ma io la storia non la so!” e non batteva ciglio, poi, alla prematura defezione della coppia al primo intervallo. Alla fine, applausi compatti da ogni tipologia di pubblico per la primadonna Pirozzi, gradimento per l’insieme dello spettacolo. Natalia Di Bartolo